martedì 28 maggio 2013

Modello Usa. Donne che non stirano troppo | inGenere

Modello Usa. Donne che non stirano troppo | inGenere

Passaparola - Uno, cento, mille colpi di Stato

Passaparola - Uno, cento, mille colpi di Stato: "Il colpo di Stato in realt� � avvenuto da molti molti anni, da quando i partiti, che sono delle associazioni private, hanno occupato tutto, cio� hanno occupato le istituzioni, il governo, la Presidenza delle repubblica, le regioni, i comuni, le aziende municipalizzate, il para stato, la RAI, in una certa misura anche i giornali, le terme, i conservatori, i teatri.
E quindi sono loro gli autori del colpo di Stato, anche se oggi assume caratteristiche pi� evidenti, perch� questa classe politica insidiata dal disagio sociale, dal MoVimento 5 Stelle, dall'astensione, si � compattata. Anche prima le diatribe, le lotte tra destra e sinistra erano delle finte lotte, o meglio per occupare le posizioni di potere, poi agli altri viene lasciato il sottopotere

lunedì 20 maggio 2013

Padova: i primi 25 diplomati in Politiche di Pari Opportunità

Padova: i primi 25 diplomati in Politiche di Pari Opportunità

L'Aristotele di al-Farabi rivive grazie a un'italiana | ilBo

L'Aristotele di al-Farabi rivive grazie a un'italiana | ilBo

Donne e pensioni: protagoniste dello spending review familiare, ma senza futuro

Donne e pensioni: protagoniste dello spending review familiare, ma senza futuro

La promessa sposa di 16 anni che ha saputo dire no

La promessa sposa di 16 anni che ha saputo dire no

SEMPRE A PROPOSITO DI VIOLENZA -STORIA DELLO STATO- -Continuazione 25-

Premessa


In sintesi, le scoperte archeologiche ci parlano di:
  1. un Paleolitico "pacifico" per l' uomo la cui morte derivava da malattie e stenti e la "lotta" avveniva fra gruppi in seguito alla carenza di alimentazione senza concludersi con la morte di nessuno;  
  2. un Neolitico durante il quale si sviluppa l' agricoltura intensiva con accumulazione di risorse e si struttura un sistema di potere basato sul dominio e la trasmissione del patrimonio basata sul sangue, essenzialmente come lo vediamo oggi. A questa organizzazione sociale economica e politica diventa essenziale la guerra rituale e simbolica (manifestazione di forza attraverso esposizioni di uomini armati, parate, duelli, gare) e reale con uccisione di singole persone o massacri di "nemici". Una delle prime testimonianze di una battaglia del Neolitico è la fossa comune di Talheim, territorio dell' odierna Germaia sud-occidentale, dove gli archeologi ritengono che intorno al 2.500 a.C., si sia consumato il massacro di una tribù rivale: circa 34 persone sono state legate e uccise con un colpo alla tempia sinistra ritrovamento che fa del sito archeologico di Talheim una delle prime tracce di guerra avvenuta nell' Europa neolitica.
La parola violenza deriva dal termine latino violentum, e quindi dal verbo violare, che rinvia a vis, ossia forza, prepotenza che è la stessa radice di virilità. La violenza può essere definita tradizionalmente come uso della forza per affermare un dominio e un potere attraverso la superbia e il dominio il cui atto irrimediabile è la distruzione della vita. L' uomo ha nel suo DNA cognitivo la violenza perchè questa nostra cultura occidentale si sviluppa dal Neolitico con l' accumulazione delle risorse e l' esigenza di trasmettere il patrimonio e il potere attraverso il sangue strutturandosi ideologicamente all' interno del patriarcato ateniese dove il sangue scorreva a fiumi ma era giustificato in nome della civiltà nascente e del ruolo pedagogico che  Atene si apprestava ad elaborare e proporre come modello universale al quale l' estetica della violenza, nella società dell' eroismo e della vergogna, ne era il sostrato. Cultura, civiltà, pedagogia e sangue costituiranno una commistione necessaria al potere insieme alla costruzione ideologica della violenza giusta e ingiusta in base a ciò che è bene e a ciò che è male secondo criteri relativi assunti, in determinati periodi storici, come assoluti e necessari al potere in carica! Una costante della violenza è il fatto di essere perpetrata "normalmente" in danno dei deboli motivandola con ragioni sacrificali superiori: donne, schiavi, bambini e gruppi sociali privi di protezione sui quali si abbattono il potere e il pregiudizio! Questa giustificazione della violenza garantiva anche la possibilità di negarla come tale e circoscriverla preservando la società civile dalla violenza totale anche attraverso il grande equivoco storico di Stato che definiva violenza quella derivata dall' iniziativa privata ma non quella autoritaria di Stato basata, nel periodo Moderno, su: rinchiudimenti normalizzanti, tortura, pena di morte e guerra. Dopo le esperienze del fascismo, del nazismo e dello stalinismo si è visto che il maggiore produttore di violenza è lo Stato e il cittadino, all' interno della Democrazia, ha iniziato a stabilire, nel nome della legalità e del diritto, quando la violenza sia o non sia un abuso da parte di un soggetto privato o di una Istituzione, attraverso l'opinione derivata dal sistema di valori morali elaborati dai singoli e fatti propri dalla giurisprudenza. Lo Stato interviene sempre ideologicamente sulla relatività che consente all' uomo dei margini d' iniziativa importanti a salvagurdia della propria libertà e non rinuncia mai al suo controllo e al suo ruolo di persuasore diretto ed occulto. Fino al Seicento era considerata normale la violenza esercitata e agita in nome del potere e nelle guerre ma poi questa prospettiva cambia radicalmente in occasione della riflessione alla base dello Stato Moderno, dopo la guerra dei 30 anni, quando si decide che l' uomo ha diritto ad esercitare la propria libertà al riparo della guerra di tutti contro tutti. La violenza pubblica si estrinsicherà allora all' interno dello Stato-nazione e i sui futuri cittadini contro un altro Stato-nazione al riparo delle giustificazioni patriottiche. Lo Stato Moderno sarà uno Stato paradossale nella contraddizione poiché prende forma da una ideologia antiviolenta ma agirà in modo molto violento contro l' uomo nella società sottoposto a un regime di normalizzazione e rinchiudimenti antiumani esercitando il monopolio della forza legittima giustificato da una idea pura di Stato di diritto mai realizzato compiutamente in favore dei cittadini: in questo modo, la violenza, esce dagli ambiti tradizionale ed invade la società tutta fino alle due guerre mondiali. Nello stato-nazione tutti sono chiamati al patriottismo: i soldati e anche la società civile è chiamata a mobilitarsi nel nome del futuro Stato e poi nel nome dello Stato nazione appena formato. Non è un caso che in quel periodo la violenza esce dagli schemi classici, viene occultata nella sublimazione del martirio! Lo stupro non è più stupro ma sommo sacrificio, spesso ineluttabile, in nome della Patria o della religione. Durante il Risorgimento e durante la Resistenza l' uomo ha agito in nome del Diritto alla resistenza violenta per il bene dello Stato e dell' uomo stesso e la violenza nella società è stata giustificata come sacrificio necessario.
Oggi diventa obbligo culturale riflettere sulle ragioni e le origini della violenza dell' uomo sull' uomo la quale inizia a strutturarsi ideologicamente nel passaggio dallo stato di natura alla cultura naturalizzandosi come evento connaturato ontologicamente all' essenza dell' uomo mentre invece è il frutto di una reificazione arcaica di una oggettivizzazione dell' uomo che lo ha imprigionato in una realtà "istituzionale" derivata dal potere di dominio iniziando ad allontanarlo dalla sua libera soggettività e indipendenza ontologica e lo ha reso dipendente da quello che fa e non da quello che è. 
Fin qui abbiamo visto la violenza circoscritta e la violenza legittima e diffusa ma è difficile arginare e circoscrivere la violenza se non strutturando un solidissimo sistema morale e valoriale che, invece, paradossalmente è stato distrutto aprendo alla violenza totale attuale all' interno di una contraddizione ancora più pericolosa perchè la violenza viene occultata e negata. Il dichiarazionismo ideologico poi del potere pubblico formale la condanna ma sostanzialmente continua a nutrirla e ad agirla.
Johan Galtung, studioso della violenza attraverso gli studi sulla pace, definisce la violenza come "un insulto evitabile ai bisogni umani di base": sopravvivenza, benessere, identità e libertà
Egli distingue tre forme di violenza a formare un triangolo:



  1. violenza palese diretta: è il tentativo deliberato di causare danno all'integrità fisica e psichica di una persona attraverso maltrattamento, omicidio, imprigionamento, lavoro forzato, tortura, percosse. E' la forma di violenza privata e pubblica tradizionale a fianco alla violenza della guerra circoscritta e giustificata. In Ancien regime questa forma di violenza era la più frequente mentre oggi si può considerare come eccezionale in corrispondenza dell' aumento della violenza strutturale e della scomparsa della cultura. E' vero che la violenza diretta è eccezionale ma risulta essere particolarmente grave perchè ha assunto carattere di totalità.
  2. violenza strutturale: ha a che fare con il 'normale' e quotidiano funzionamento di istituzioni e scelte politiche dalle quali origina: politiche pubbliche ed economiche diseguali sostengono la violenza strutturale. I suicidi attuali in Italia sono il risultato della violenza strutturale come anche le donne afro-americane le quali sono costrette a morire di cancro al seno con probabilità superiori alle europee-americane a causa della qualità più bassa delle cure mediche. Infatti il meccanismo 'normale' delle nostre istituzioni economiche causa un aumento significativo dei rischi di cancro, malattie cardiache, AIDS, depressione, minacce ambientali e morte prematura per i poveri. L'uso che facciamo delle automobili, per fare un terzo esempio, comporta la morte 'accettabile' di un numero impressionante di persone ogni anno.
  3. violenza culturale: comprende il razzismo, il sessismo, l'omofobia, l' incapacità di riconoscere le differenze se non nei termini di chi ha denaro e potere e chi non ne ha e    la svalutazione di culture e gruppi particolari; essa può ispirare e giustificare la violenza diretta e strutturale e può servire per spiegare la violenza totale attuale, apparentemente incomprensibile e che ha come costante, ancora una volta, il fatto di abbattersi sui deboli. La destrutturazione della cultura, il cinismo e l' oggettivizzazione delle persone ha portato a una rinnovata cultura del sopruso e della violenza legittimata dalla mancanza di riflessione critica e dall' uso imperante del ragionamento basato sullo stereotipo e sul pregiudizio. Anche la morte è stata oggettivizzata e ridotta a consumo uscendo dal campo dell' esibizione della morte eroica del martire ed entrando come divertimento  nei videogames; anche il cinema e la televisione abbondano di immagini di morte. Siamo stati capaci di costruire un paradosso ulteriore: abbiamo isolato le basi cognitive del pregiudizio ma lo abbiamo rafforzato con la destrutturazione, la volgarizzazione, l' oggettivizzazione, la banalizzazione e l' omologazione dell' uomo e della cultura. La privazione della singolare specificità e originalità umana rende anche difficile recuperare valori di verità. 
La violenza pubblica

Storicamente lo Stato ha rivendicato il monopolio della violenza legittima» secondo un suo diritto essenziale pensato per una istitizione superiore retta da uomini superiori quale dovrebbe essere lo Stato. Così non è stato o lo è stato per brevi periodi: in generale le classi politiche hanno perseguito il proprio tornaconto personale e quello di gruppi influenti. L' ideologia dello Stato Liberale e poi democratico è servita proprio alle classi dirigenti, incapaci e corrotte, da palestra per arricchimenti e interessi personali attraverso la violenza perpetrata ai danni del cittadino e dello Stato. Oggi la violenza è manifesta attraverso la riduzione in povertà e quindi in schiavitù ma negli anni recenti si è esplicata attraverso un inganno e una mistificazione molto abili resi possibili dall' omologazione indotta con i consumi. Oggi siamo in piena reazione e quindi in un periodo di violenza particolarmente efficace la cui diffusione è facilitata dal fatto che la violenza non viene riconosciuta, viene minimizzata o negata e si diffonde come una pandemia passando dal pubblico al privato ai luoghi di lavoro senza soluzione di continuità e non c' è più nessuna ideologia che ne possa giustificare la circoscrizione: la violenza è stata normalizzata e banalizzata definitivamente. Oggi noi viviamo nella convinzione di vivere in un periodo storico con poca violenza ed invece è il contrario: la violenza si è distaccata dai luoghi ortodossi in cui aveva diritto di cittadinanza in particolare nella guerra e si è riversata nelle società: luoghi di lavoro, strade e famiglie. La destrutturazione della riflessione sul male e sul bene, l' esibizione della morte come fosse una cosa normale, la distruzione del sacro e la caduta delle distanze fisiche e simboliche ci ha consegnato alla violenza la quale nella riflessione acritica vaga libera di agire indisturbata prendendo tutte le forme possibili.

Oggi la violenza più grave generatrice di violenza è:
  1. la mancanza di giustizia sociale;
  2. il disconoscimento dell' art. 3 della Costituzione;
  3. l' immobilità sociale; 
  4. la corruzione;
  5. la riduzione consapevole in povertà dei cittadini a cui è stata tolta anche la conflittualità democratica della piazza per manifestare;
  6. Il monopolio della povertà da parte della politica sui cittadini;
  7. l' attentato allo Stato, alle istituzioni e alla Costituzione da parte della politica.
Oggi si realizza ancora un paradosso infinito: chi è responsabile del cattivo governo è stato chiamato a governare e usa la piazza sottraendola a che ne ha diritto e non ha alto modo per comunicare il proprio disagio!
  • Il giorno 11 marzo 2013 i parlamentari del Pdl si erano radunati davanti al palazzo di giustizia di Milano per manifestare la propria solidarietà al loro leader Berlusconi, in quel momento ricoverato in ospedale a causa di uveite. Davanti all'opposizione della procura di Milano alla richiesta di legittimo impedimento il segretario del partito, Angelino Alfano aveva dichiarato:"Stanno tentando di eliminare per via giudiziaria Silvio Berlusconi. È uno scandalo ed io sono personalmente scandalizzato per le questioni giudiziarie".
  • Ancora il giorno 11/05/2013 il Pdl era in piazza a Brescia fra tensioni e fischi: Berlusconi: “I pm vogliono eliminarmi” Anche Alfano alla manifestazione. Alfano fa parte del “nuovo” governo Letta in carica dal 28 aprile 2013.
In conclusione: 
il Governo esercita il suo monopolio della forza impoverendo i cittadini;
  1. è incapace a preservarli dalla violenza totale;
  2. non garantisce le Pari Opportunità, la mobilità sociale e la libertà dal bisogno;
  3. distrugge la possibilità del conflitto democratico realizzabile attraverso la protesta democratica di piazza, occupando a sua volta la piazza, ultimo spazio dei cittadini attivi.
Cosa rimane all' uomo che vuole voltare le spalle al potere screditato, vuole contrastare la povertà e rinnovare la democrazia se è circondato da una cappa di violenza che lo opprime a partire dallo Stato, nel privato e sui luoghi di lavoro e nelle strade? Liberare l' uomo per permettergli l' azione personale responsabile e democratica e l' energia creatrice per rinnovare la società dovrebbe essere il primo compito di un governo progressista ma quello attuale è fortemente reazionario!
Attenzione però al fatto che la violenza riprenda forma all' interno del diritto alla violenza! Lorenza Cervellin


giovedì 16 maggio 2013

NON SOLO KABOBO

Riporto il post di Grillo Kabobo d' Italia per avere l' occasione di aggiungere delle riflessioni e un commento personali poichè ritengo il post troppo semplicistico

Kabobo d'Italia: Quanti sono i Kabobo d'Italia? Centinaia? Migliaia? Dove vivono? Non lo sa nessuno.Via Melzo, Milano, un cittadino portoghese originario dell'Angola, stacca a un passante un orecchio a morsi. Prosegue poi per Porta Venezia dove picchia una persona all'uscita dalla metropolitana. Sale su un convoglio e alla fermata di Palestro aggredisce a testate, calci e pugni un ragazzo. Risalito in superficie, raccoglie un mattone e lo tira in faccia a un sessantenne che portava a spasso il cane. Gli spacca il setto nasale e gli procura un vasto ematoma all'occhio. Viene arrestato e dopo un mese rilasciato in libert�.


Commento di Lorenza Cervellin al post di Beppe Grillo

Noi uomini del 2000 viviamo sottoposti alla categorizzazione della normalità, ideologia principale della convinzione evoluzionistica la quale ci ha uniformati nella credenza di vivere nel miglior mondo possibile quando invece viviamo nel peggiore mondo possibile senza più avere la possibilità di cambiare poiché lo Stato è riuscito nella costruzione dell' uomo normale ritenuto moralmente integro e ricondotto a una sola unità, non reale ma pensata e immaginara come tale: l' unità ideologica giuridico-morale; a questa categoria si risponde con la relativa condanna ideologica di chi fa il male da parte della società e della politica. Peccato che l' unità ideologica giurdico-morale e il sistema punitivo deterrente costruito in millenni di Storia sia stato distrutto definitivamente nel corso della storia recente, dopo gli anni Settanta del Novecento all' interno di un paradosso: la costruzione e il trionfo formale dei diritti e la loro sostanziale erosione: all' interno e al riparo di questo paradosso ha trionfato la violenza totale. Oggi noi siamo costretti a problematizzare il male da cui origina la violenta fisica totale attuale. Con il termine violenza totale si vuole significare la violenza attuale esercitata da tutti, autoinflitta, sottratta ai motivi classici scatenanti e agita sui più deboli, violenza totale anche perchè globalizzata e incoraggiata da un potere che incombe sull' uomo per vampirizzarlo, deriva da ogni dove, non è visibile ed è privato di ogni autorevolezza e di un valido supporto morale a giustificazione della sua esistenza. Pochi giorni fa il potere ufficiale e formale italiano ha reso omaggio ad Andreotti ma perchè? La Storia decreta che Andreotti, rappresentante di governo del periodo in cui trionfa l' uomo oggettivizzato e omologato per cui espressione del potere normale, banale, opportunistico e interessato, non ha esercitato il potere con lungimiranza avendo a cuore il bene dello Stato ma solo interessi contingenti e particolari, visti gli esiti negativi del governo degli ultimi 40 anni della storia italiana.  
Il trionfo della società di massa del male e della violenza totale erano stati compresi perfettamente da Hanna Arendt la quale si era impegnata in una riflessione nuova sul male e sulla violenza ma le sue analisi non sono state sufficientemente comprese e diffuse e spesso ignorate dalla politica; questo è indubitabilmente chiaro oggi periodo in cui siamo immersi in una violenza totale e globale senza neanche più avere gli strumenti culturali per fronteggiarla ed è evidente che le dichiarazioni non bastano.
Una delle questioni principali di Arendt era il fatto che un' intera società (quella nazista e fascista) aveva potuto sottostare ad un totale cambiamento degli standard morali senza che i suoi cittadini emettessero alcun giudizio circa ciò che stava accadendo. Come si può rimediare al male derivato dalla banalizzazione? La banalizzazione, secondo Arendt, era il risultato della consegueza del processo di normalizzazione dell' uomo, processo che aveva tolto originalità alle singole personalità impedendo quella capacità critica e quella riflessione che è solo dell' uomo libero, capace di avviare la riflessione necessaria ad arginare il male e la violenza. Arendt sceglie Socrate come suo modello: un pensatore che, ponendosi la domanda: come devo comportarmi verso l' altro?, avvia la riflessione filosofico-morale introducendo un modo di pensiero, per prevenire il male, rintracciandolo nel processo del pensare. Questo pensare per Socrate provoca essenzialmente la perplessità che ha il potere di dislocare gli individui dalle loro regole di comportamento ponendosi degli interrogativi e dei dubbi. Socrate è stato messo a morte perchè, pensare in proprio, è la peggior cosa che si possa fare, in una società patriarcale basata sul dominio: nel corso della Storia tutti i poteri hanno ritenuto pericoloso l' uomo ma soprattutto la donna che pensa e chi non accetta l' omologazione reagendo con i rinchiudimenti o dando la morte legittimamente. Oggi noi siamo immersi nella violenza totale senza mai avere risolto e compreso la violenza patriarcale e abbiamo scarsa capacità di pensare perchè il processo di omologazione è stato molto efficace, situazione peggiorata ulterirmente da una rinnovata situazione contingente di povertà e schiavitù.
La capacità di pensare avrebbe la potenzialità di mettere l'uomo di fronte ad un quadro bianco senza bene o male, senza giusto o sbagliato, ma semplicemente attivando in lui la condizione per stabilire un dialogo con se stesso e permettendogli dunque di deliberare un giudizio circa tali eventi. Arendt mette in guardia l' uomo ed lo invita ad andare contro l'adesione acritica a ogni tipo di standard morale, sociale o legale senza esercitare la capacità di riflettere, basata sul dialogo con se stesso, circa il significato degli avvenimenti; in altre parole la manifestazione del pensiero è capace di provocare perplessità e obbliga l'uomo a riflettere e a pronunziare un giudizio. La banalità del male rende evidente come il fenomeno del male può mostrare la sua faccia attraverso una normalità definita, imposta, omologante e pericolosa. Il male non è mai radicale per cui banalità del male significa male senza radici cioè un male che non è radicato nei motivi cattivi, come può essere la tradizione del male di Caino, pulsionali o nella forza di tentazione; il male è soltanto estremo, e non possedendo né radici profonde né una dimensione demoniaca, proprio per questo, esso può invadere e devastare tutto il mondo perché cresce in superficie come un fungo e sfida il pensiero, unico nemico vero del male, perché il pensiero cerca di raggiungere la profondità, andare a radici, ma il male non si fa trovare poiché nelle società contemporanee, definite liquide, il pensiero viene ucciso e il male permea tutte le superfici: tutto questa è la sua banalità.
Queste le riflessioni di Arendt, che ha problematizzato il totalitarismo seguito alla crisi del liberalismo e il tipo di male particolare e originale prodotto da questi fatti storici e nelle società contemporanee, le più pertinenti per spiegare il male che esiste intorno a noi e che, attualmente, si è esteso in modo esponenziale, complice la distruzione di complessità, la devitalizzazione della democrazia e il trionfo di pensieri omologanti e normalizzanti. Se è vero che il male non ha radici in una natura cattiva è anche vero che uno Stato ha la responsabilità di porre argini al male pubblico e privato, fisico e psicologico e ha il dovere di far partecipare davvero i cittadini alla democrazia. Questa riflessione apre anche e sopratutto alla responsabilità attuale della politica che omologa i cittadini, li anestetizza per continuare ad agire nel discredito impedendo la realizzazione delle opportunità.
Per tornare alla violenza totale in cui siamo immersi oggi cosa si può fare? Intanto ripartire da Socrate e dalla riflessione di Arendt e poi:
  1. far rispondere la politica delle proprie responsabilità: eliminare i paradossi, le incongruenze, le incoerenze, le irrazionalità, le commistioni
  2. liberare le forze sociali e le libere iniziative della persona per far spazio a un uomo nuovo recuperando l' originalità capace a formare mondo di senso e arginare la banalità: l'uomo banale uccide senza motivo e non sa costruire una riflessione per arginare la violenza totale!
  3. recuperare la potenza del pensiero morale
  4. ridare dignità alla giustizia
  5. recuperare il sistema punitivo giusto e veramente educativo
  6. accettare l' idea che violenza di Stato, violenza collettiva e violenza privata hanno dei legami ed è impossibile ed irreale isolare il male e la violenza in categorie predeterminate
In conclusione si può dire che non possiamo arrenderci alla violenza totale ma dobbiamo arginarla recuperando il patrimonio morale e culturale efficace alla prevenzione: a iniziare da Dracone l' uccisione privata è punita perchè risulta devastante per lo sviluppo dei singoli e per la società; oggi noi condanniamo anche la violenza psicologica e all' interno delle democrazie anche la violenza dello Stato quando si abbatte sui cittadini in maniera ingiustificata ma sostanzialmente il patrimonio morale, culturale e i modelli di ruolo autorevoli a sostegno della prevenzione sono stati distrutti per favorire l' uomo oggettivizzato dalla società dei consumi. L' uomo è stato reso normale, banale e poi simile a un oggetto aprendo ai vari Vantaggiato, alla famiglia di zio Michele e anche a Kabobo. Lorenza Cervellin



L’azienda padovana: «In Bangladesh consigliati dal Pime» - Veneto - il Mattino di Padova

L’azienda padovana: «In Bangladesh consigliati dal Pime» - Veneto - il Mattino di Padova

mercoledì 15 maggio 2013

LA GLOBALIZZAZIONE VIOLENTA DEL PROFITTO

Lo scorso 24 aprile un edificio, il Rana Plaza, che ospitava numerose compagnie è crollato uccidendo oltre 1000 persone. Il governo aveva già deciso la chiusura di 16 fabbriche che non rispettavano i requisiti di sicurezza. I media locali, intanto, riportano che sono terminate le operazioni di soccorso nel sito del crollo. L'esercito che ha coordinato lo sgombero ha lasciato l'area stamattina. Un responsabile aveva detto ieri sera ai giornalisti che non c'erano più corpi tra le macerie dello stabile di otto piani.



Il bilancio aggiornato della tragedia è di 1.127 morti. Secondo le autorità della cittadina di Savar, 176 persone risultano ancora disperse.


Bassi costi di produzione e pochi obblighi da rispettare: comprare in Bangladesh conviene. In un paese in cui l’industria tessile impiega circa 3 milioni di persone, in prevalenza donne, e crea ricchezza quasi esclusivamente per le multinazionali che comprano a prezzi stracciati i suoi prodotti, lo stipendio medio di un operaio si aggira sui 410 dollari l’anno. Ma le fabbriche della morte non si fermano mai. Secondo una stima dell’International Labor Rights Forum, oltre mille operai tessili hanno perso la vita in Bangladesh dal 2005 in incidenti causati dalle scarse condizioni di sicurezza dei laboratori. L’ultimo episodio a novembre, quando 112 persone morirono nel rogo della Tazreen Fashion Limited, a Dacca. Anche quella fabbrica riforniva aziende italiane. Le aziende italiane smentiscono d avere rapporti di lavoro con queste fabbriche o dichiarano di averli avuti in passato. Vuoi vedere che la globalizzazione ideologica e neo colonialista incoraggiata proprio per avere manodopera schiavile è una invenzione? 
Su Twitter è arrivata una prima ammissione: “Il Gruppo Benetton intende chiarire che nessuna delle società coinvolte è fornitrice di Benetton Group o uno qualsiasi dei suoi marchi. Oltre a ciò, un ordine è stato completato e spedito da uno dei produttori coinvolti diverse settimane prima dell’incidente. Da allora, questo subappaltatore è stato rimosso dalla nostra lista dei fornitori“. Questa comunicazione se è vera, cosa significa? Cambia la responsabilità etica di avere svalutato la vita umana in cambio del profitto? Lorenza Cervellin

IL TEMPO DELLA VIOLENZA TOTALE -STORIA DELLO STATO- -CONTINUAZIONE 24-


Premessa

La cultura e la conoscenza intorno al legame vita-morte inizia durante il periodo Musteriano (70.000 circa a.C.) quando l' uomo riconosce la sacralità del corpo e inizia una pratica di sepoltura rituale. Dal Paleolitico superiore registriamo l'usanza di cospargere di ocra rossa le ossa dei morti secondo la simbologia del colore rosso come rappresentanza del sangue, simbolo della vita. L'uomo del Paleolitico superiore veniva sepolto con oggetti funerari, secondo la credenza della vita dopo la morte. Le pitture rupestri del Paleolitico superiore indicano anche che l'uomo di quel periodo aveva delle cognizioni cosmogoniche e conservava delle simobologie delle volte celesti: terra e cielo, vita e morte erano elementi che suggerivano precisi riferimenti di contatto con qualcosa d'altro rispetto alla normale vita quotidiana e quindi con il profano. Almeno da questo periodo si può registrare l'ingresso del "sacro" nella vita dell'umanità e quindi l'inizio dell' homo religiosus inserito in un ambiente culturale. Durante il periodo Mesolitico (9000-4000 a.C.) la pratica dell' inumazione venne realizzata nella posizione fetale, modalità che indica che la tomba è considerata un uovo pronto a generare nuova vita.
Nel Neolitico, presso tutte le culture, la pratica culturale della sepoltura rituale è consolidata attraverso la pratica dell' inumazione o cremazione.
Nel massimo splendore di Atene si costruiva la più esaltante esperienza culturale umana mentre il sangue scorreva a fiumi ma non era la cieca violenza di oggi in cui la società è attraversata dall' istinto di morte ma la rappresentazione di una vita unica, critica, originale e armoniosa che vedeva il legame fra vita, cultura, amore e morte. Il Cristianesimo poi elabora una sepoltura rituale la quale risulta essere la massima espressione dell' importanza e della sacralità da attribuire al corpo morto, tempio dell' anima e massimo omaggio rivolto alla vita attraverso la morte “temporanea”! In conclusione: l' istinto e l' energia di vita si lega al rispetto per la morte.

L' Ellenismo

L' Ellenismo e i grandi spostamenti di massa che produrrà aprono alla società agonistica, portata dalle élites coloniali occidentali una società nella quale è possibile riconoscere l' origine della forza e dei limiti della nostra cultura e della nostra politica attuale:

1) il primo limite consisteva nel fatto che la produzione per il mercato, pur basata sullo sfruttamento del lavoro delle masse, non poteva - per ragioni di scarsa produttività - estendere i propri benefìci anche a queste ultime. Esse dunque, pur sobbarcandosi degli oneri più grandi di un tale tipo di economia, non ne condividevano - se non in parte davvero minima - i vantaggi materiali. Ciò rendeva la situazione degli stati ellenistici sempre estremamente tesa, e non infrequenti erano - sia a est, che a ovest (dove si cercò, sulla scorta dell'esempio orientale, di operare un rafforzamento dei poteri statali) - le rivolte della popolazione minuta nei confronti dello stato e delle élite borghesi dominanti;

2) un altro profondo limite del mondo ellenistico, fu poi il costante stato di guerra tra Regni, dovuto come già detto alla cultura "agonistica" delle élites coloniali occidentali votate al dominio e al profitto. La divisione a livello sociale, e lo stato di guerra ininterrotta (o quasi) tra nazioni, posero i presupposti della conquista dell'Oriente ellenistico da parte della vicina potenza romana.

La società agonistica del combattimento e della lotta fra gruppi di potere e gruppi sociali sarà anche, come dice l' etimologia, l'ultima lotta dell'organismo vivente di un soggetto autonomo perciò responsabile, contro la morte. Prende forma una nuova personalità individualistica, non egoistica, all' interno del perdurare della cultura eroica ed ideale la quale continuerà a motivare i discorsi pubblici fino all' Ottocento, secolo in cui, dal Positivismo, emergerà l' individualismo egoistico ed atomistico che porterà alla desogettivizzazione e all' alienazione dell' uomo.

giovedì 9 maggio 2013

Il telelavoro al tempo di Facebook | ilBo

Il telelavoro al tempo di Facebook | ilBo

STORIA DELLO STATO: L' OGGETTIVIZZAZIONE IMPERDONABILE -Continuazione 23-


PREMESSA

Ho già parlato del processo di oggettivizzazione che ha interessato tutta l' umanità per poi concentrarsi, dal periodo Moderno e poi Contemporaneo, in particolare nell' erotizzazione e isterizzazione della donna, processo, avvenuto facilmente in quanto, la donna è sempre stata considerata, storicamente e dottinariamente, essere inferiore, “oggetto” al servizio della produzione, della riproduzione, della prostituzione e poi di strategie matrimoniali quale mezzo di perpetuazione dei beni e del potere. Il processo di oggettivizzazione oggi interessa tutta l' umanità resa povera e fragile allontanata dalla propria libera e critica soggettività proprio in virtù della conclusione del percorso di sessualizzazione al cui centro vi è la convinzione indotta che una delle specificità identitaria dell' uomo sia l' accettazione dell' idea di essere nel mondo per realizzarsi come soggetto erotizzato. Il trionfo dell' erotizzazione femminile oggi è assolutamente visibile attraverso la pubblicità la quale è riuscita ad arrivare a tutta la società comprese le famiglie.
Esito imperdonabile e apparentemente innocente di questo processo, in realtà strategico, avvenuto con il controllo e la complicità dello Stato, essenzialmente attraverso la politica pubblicitaria, è stata l' erotizzazione dei bambini. Nel corso del Novecento c' è stata la “giusta” scoperta pubblica del bambino fino ad allora considerato non compiutamente come soggetto di diritto ma semplicemente indirizzato verso la rigida diversificazione di genere e lasciato alla moralità degli adulti la quale era comunque presente ma scoprire il bambino ha voluto anche dire appropiarsi di lui, oggettivizzarlo. Fino agli anni '60 del '900, in Italia, il bambino era tenuto in un limbo, separarto dagli adulti per educarlo alla guerra, alla produzione e alla riproduzione per poi liberarlo nel nome della “pedagogia ed educazione affettiva”.
In sintesi estrema: scoprire il bambino per renderlo pienamente titolare di diritti, toglierlo dal limbo infantile, abbattere tutte le distanze simboliche ha portato anche alla sua oggettivizzazione e alla sua erotizzazione poiché gli adulti di riferimento non sono stati in grado di proteggerlo per preservarne l' innocenza e l' autenticità sottoponendolo ed esponendolo, senza protezioni, a un processo di adultizzazione. Ora quando noi sentiamo parlare di abuso infantile, il nostro pensiero e i nostri sentimenti vanno, automaticamente, ai bambini abusati e maltrattati da adulti che noi tentiamo di isolare anche con l' uso delle parole: orchi, mostri e bestie diventano i protagonisti delle violenze ma chi agisce la violenza sono invece gli uomini e le donne: spesso genitori, parenti e uomini e donne della comunità vicina all' abusato. Gli abusi verso i più deboli della società ci sono sempre stati e spesso erano considerati normali ma poi l' uomo ha elaborato dei valori ritenuti indispensabili al processo evolutivo fra i quali, al primo posto c' è la condanna della violenza, senza prevedere la strutturazione di un nuovo corpus etico in sostituzione di quello storico autoritario-ideale lasciando l' uomo in balia della nuova violenza non più isolata ma permeante ogni aspetto della vita: familiare, sociale e politica.

Dalle parole di Theodor Adorno:

  • «Siccome l'oggettività opprimente del movimento storico nella sua fase presente consiste solo nella dissoluzione del soggetto, senza ancora averne creato uno nuovo, l'esperienza individuale si basa necessariamente su un vecchio argomento, oggi storicamente condannato, che il soggetto viva per sé stesso ma non in sé stesso'. Il soggetto si sente ancora sicuro della sua autonomia, ma la nullificazione dimostrata ai soggetti nel campo di concentramento sta già sorpassando la forma stessa di soggettività»

    Nella foto: Max Horkheimer (a sinistra), Theodor Adorno (a destra) eJürgen Habermas dietro a destra, nel 1965 a Heidelberg esponenti della scuola di pensiero definita di Francoforte, (critica della società presente, tendente a smascherare le contraddizioni del contemporaneo vivere collettivo).


Oggi, spesso, dietro a tutte le violenze sui bambini vi è la complicità consapevole e inconsapevole dei famigliari e degli adulti di riferimento i quali costruiscono un mondo fatto di violenza simbolica sostrato dell' oggettivizzazione e dell' erotizzazione del bambino attraverso il “furto dell' infanzia”. Al bambino si apre la visione di tutto: corpi nudi ammiccanti, immagini di morti violente e non fisiologiche, stragi, distruzioni di corpi, corpi in azione mentre distruggono. La violenza entra nelle case e non è più giustificata, isolata e giustificabile con l' azione della guerra ma diventa violenza fisica e normalizzata. Quando il bambino non è esposto alla violenza fisica viene esposto alla violenza simbolica fra i sessi spesso all' interno della famiglia, alla mancata educazione, all' esempo inesistente e all' incapacità, per i genitori, di dare forma a regole educative per preparare il bambino alle frustrazioni.
Come succede agli adulti, immersi nel grande paradosso dell' attualità, basato sull' apparato teorico del trionfo dei diritti, mentre sostanzialmente vengono lesi, si riproduce lo stesso meccanismo paradossale sul bambino ma mentre l' adulto dovrebbe possedere gli strumenti critici per decodificare il paradosso, il bambino ne è esente e chi dovrebbe strutturarlo criticamente, in realtà, lo fa vivere esclusivamente nella reificazione togliedogli il diritto naturale primario che è il diritto all' infanzia.
Il processo di adultizzazione, oggettificazione ed erotizzazione avviene o non avviene, prima di tutto, in famiglia e poi dovunque attraverso il grande veicolo della pubblicità.

Un welfare per donne e bambini? | inGenere

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Il lavoro in Italia / alter / Sezioni / Home - Sbilanciamoci

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L'Alfabeto della Vergogna

L'Alfabeto della Vergogna: Leggere lentamente l'elenco per evitare effetti collaterali come la perdita completa dell'equilibrio nervoso e l'insorgere di aggressivit� incontrollata.

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Ciao Agnese Borsellino, combatteremo fino all’ultimo giorno - Salvatore Borsellino - Il Fatto Quotidiano

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lunedì 6 maggio 2013

La mia cagnetta maltrattata prima della cremazione: «È morta, non sente nulla» - Il Gazzettino

La mia cagnetta maltrattata prima della cremazione: «È morta, non sente nulla» - Il Gazzettino

L' uomo ha stabilito per l' uomo il fatto che quando nasce è titolare di diritti naturali ma, storicamente, nulla era stato pensato per gli animali nonostante la loro vicinanza e utilità all' uomo. Oggi sappiamo che gli animali cosiddetti d' affezione, sono dei veri e propri parters sociali e spesso hanno una funzione terapeutica importante. Questo fatto è stato riconosciuto anche dal diritto il quale ha individuato delle fattispecie di leggi a protezione di tutti gli animali. In particolare la  Legge 20 luglio 2004, n.189 titola: "Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate" pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 178 del 31 luglio 2004 (Art. 1. (Modifiche al codice penale) 1. Dopo il titolo IX del libro II del codice penale è inserito il seguente: "TITOLO IX-BIS - DEI DELITTI CONTRO IL SENTIMENTO PER GLI ANIMALI. Nel titolo si parla di sentimento cioè viene esplicitamente riconosciuta l' importanza degli animali entrati nella sfera degli affetti e conseguentemente promotori di emozioni. Ne consegue che anche l' approccio al "cadavere" dell' animale deve essere conseguente, cioè rispettoso.
Lorenza Cervellin Nella foto: Milady nata da una gattina vagabonda 

domenica 5 maggio 2013

Vivere per vivere

Vivere per vivere: La salute penso che sia veramente una grande opera, penso che sia la grande opera su cui lavorare, perch� � un bene comune, perch� � un bene veramente essenziale, ecco, io confido molto in questa crescita dal basso, della nuova lista delle cose da fare e delle grandi opere da mettere in cantiere, che ritengo che siano quelle utili e adesso io ecco, vi offro questa informazione per chiedervi, se c�� una sorta di incoraggiamento a procedere e a discutere e mettere al centro della attenzione la salute pubblica o se dobbiamo continuare a sentire questa sorta di litania che parla d�altro sostanzialmente. Parla di crisi ma non d� n� diagnosi n� soluzioni, mentre questa mi sembra una priorit�.

sabato 4 maggio 2013

Agenda digitale? Di genere, grazie | inGenere

Agenda digitale? Di genere, grazie | inGenere

L�elettore non conta nulla

L�elettore non conta nulla: Che senso ha prendere il premio maggioranza come coalizione se poi la coalizione non c'�? Non vi sembra sovvertire il risultato democratico? Il premio di maggioranza in realt� sarebbe stato per il M5S, che ha la maggioranza come singolo partito visto che le coalizioni non ci sono