martedì 1 marzo 2016

NICHI VENDOLA E LA NASCITA CONTRATTUALISTICA: ALCUNE RIFLESSIONI IN VISTA DELL' 8 MARZO.

Nicola Vendola venne chiamato  Nichi dai genitori  in omaggio all'ex  presidente sovietico Nikita Krusciov del quale avevano simpatia in quanto promotore della cosiddetta destalinizzazionealla fine degli anni Cinquanta. Oggi sappiamo che Nichi Vendola ha in casa un bambino proveniente da un utero in affitto o in comodato d' uso che ha dato come esito una nascita contrattualistica e questo atto ha inevitabilmente implicazioni: simboliche, economiche, sociali, politiche e filosofiche

Riguardo le implicazioni politiche. E' utile porre subito l' attenzione sull' adesione di molti "militanti politici di sinistra" alla scelta di Vendola giustificando questa scelta come perfettamente in linea con i diritti derivati dall' amore. In realtà dovrebbe essere chiaro a tutti che non può bastare l' amore a spiegare questa scelta: filosoficamente bisogna andare a vedere l' uomo desiderante all' infinito che non è in grado di controllare il suo desiderio. Non voglio soffermarmi su questo ma sulla riflessione di cosa pensi la "sinistra italiana", quella sinistra che proviene dal PCI, della famiglia. Nell' ideologia buona e classica comunista la famiglia dovrebbe contribuire alla realizzazione del fine buono della costruzione di una società di eguali, liberata dai conflitti politici e sociali e dalle guerre tra gli Stati. Nel frattempo uomini e donne, possibilmente uniti attraverso la famiglia,  devono porsi al servizio dello Stato per il raggiungimento di questo obiettivo. Oggi possiamo dire che gli uomini e le donne militanti del PCI e dei partiti cosiddetti di sinistra italiani, originati dal PCI, non sono stati in grado di mantenere l' attenzione sul fine del partito incentrato sull' uguaglianza. Rimane solo l' idea della centralità dello Stato e del potere forte in mano a un solo uomo mentre il fine equalitario è stato distrutto nel trionfo delle diseguaglianze. Mentre un numero sempre più elevato di cittadini esce dai diritti si fa strada l' idea dei diritti di desiderio per pochi abbienti e la nascita contrattualistica è questo a meno che non si voglia proporre un modello universale replicabile per tutti, andando a destrutturare definitivamente la famiglia tradizionale espropriando definitivamente la donna dal materno ma questo bisognerebbe comprenderlo! In ogni caso prendere posizione è un diritto.
 
Le domande sono queste:
  1. la "sinistra italiana" ha un' idea nuova della famiglia visto che la famiglia tradizionale non si è messa al servizio dell' ideologia comunista proposta e allora è utile proseguire con la distruzione, già in atto, della famiglia?  
  1. Quale idea ha la politica di sinistra della donna visto il supporto politico che viene dato alla possibilità di slegare la nascita dei figli dalla donna e dalla famiglia tradizionale per commissionarli in proprio attraverso la nascita contrattualistica? 
A ben pensarci la "sinistra italiana" non è mai stata serena con la gravidanza delle donne militanti e, per esemplificarlo, basta citare la storia di Teresa Mattei.


“Chicchi” è  stato il nome di battaglia di Teresa Mattei, “capitana di compagnia” nella Resistenza eletta all’Assemblea Costituente per il Partito Comunista Italiano. Terracini la coccolava e Togliatti era orgoglioso di lei perché la prima segretaria d’aula era una comunista ma non una comunista antifascista per ideologia partitica ma antifascista per cultura. Teresa fu educata all’antifascismo e già al Liceo si fece conoscere per aver protestato contro l’insegnante che aveva elogiato le leggi razziali. A 16 anni andò a Nizza per portare a casa Rosselli un contributo in denaro degli amici fiorentini. A Mantova, dove si era recata per incontrare don Mazzolari, venne arrestata: in cella, a contatto con le prostitute, scoprì la piaga sociale che Lina Merlin avrebbe affrontato nel nuovo Parlamento.
Teresa andò bene al partito finchè fu Ardita come un uomo, e insieme comunista e partigiana. Ma Teresa Mattei fu anche ardita come una donna sopportando la morte del fratello (suicida in carcere per non tradire sotto tortura), e l' imprigionamento dei nazisti a Perugia subendo le violenze che i guerrieri impongono alle donne. Quando Firenze fu liberata raccontò di essere stata lei a indicare ai gappisti la figura del filosofo – e suo professore – Giovanni Gentile: la violenza del fascismo aveva insegnato la crudeltà della logica amico/nemico ad una donna conosciuta non solo per il rigore dei principi, ma per la dolcezza degli affetti.
Tutto bene dunque? No! Il partito la appoggiò fino a quando non rivendicò la sua soggettività femminile e non esplose la prova della sua femminilità: la gravidanza. In quel periodo storico le donne militanti era bene che non avessero l' impedimento della gravidanza e tantomeno di una gravidanza non regolare.  
Nell’inverno del 1947 Teresa era rimasta incinta dalla relazione con un uomo sposato. In quel momento cambiò tutto e Togliatti stesso decise, come faceva per le altre militanti, la linea da seguire: l' imposizione dell' aborto e, nel futuro,  stare al suo posto che era il posto che decideva il partito e in quel momento storico il partito che era Togliatti, aveva deciso una linea "borghese": la donna in casa a fare figli, ma regolarmente e le donne militanti dovevano dare l' esempio. Teresa si rifiutò di abortire ma dovette sottostare alle indicazioni del partito, date direttamente da Togliatti: nascondere la gravidanza e regolarizzare la situazione all' estero con un espediente. Il suo rifiuto di abortire le costò caro perchè non solo si rifiutò ma voleva fare di quella gravidanza e di quella nascita un motivo di rappresentanza e lotta politica: le ragazze madri in Parlamento non sono rappresentate, dunque le rappresento io. La rivendicazione della sua soggettività femminile manifestata anche attraverso l' orgoglio della gravidanza e il rifiuto di adeguare la propria vita di donna agli ordini di un Pci moralista e bigotto le costò caro ma non scalfì la coerenza del suo impegno politico. Teresa non accettò mai passivamente le indicazioni del partito per esempio l’imposizione del voto a favore dell’inserimento dei Patti Lateranensi nella Costituzione (art. 7); per questo rifiutò di candidarsi alle elezioni del 18 aprile 1948. Per Teresa era diventato impossibile mantenere la fiducia nel comunismo sovietico soltanto perché i compagni italiani erano fedeli alla democrazia. Che Stalin fosse un dittatore lo pensavano in molti; ma «sono stata io una delle prima dall’interno del Pci a denunciarne le degenerazioni». Così venne poi anche l’espulsione dal Pci e la più giovane delle “madri della Costituzione” scomparve dall’ufficialità della scena politica italiana. 
La sua vita poi è stata sempre quella, coerente e libera, dalla coscienza, che l’ha accompagnata, dalla politica istituzionale all’attenzione per i problemi dell’infanzia, nel convincimento che già ai piccoli si debba insegnare come «cercare insieme le vie giuste e capire gli altri». Teresa Mattei è morta nel 2013. 
Oggi Togliatti che chiamava Teresa Mattei l' anarchica  sarebbe contento perchè avrebbe più soluzioni per preservare le donne, e anche gli uomini, militanti dalla gravidanza: 
  • usare l' anticoncezionale per le donne e la possibilità di far fare i figli ad altre per uomini e donne. 
Nella società globalizzata e banale costruire una "nuova narrazione", per dirla alla Vendola, non sarà difficile. In fondo abbiamo dei diritti si o no? Allora concludiamo tranquillamente e senza riserve l' espropriazione della donna dal materno, destrutturiamo pure la struttura parentale e apriamo tranquillamente alle nascite utili e su commissione!
 Fra poco assisteremo all' avvio di corsi per donne:
  • di disconnessione emotiva dalla gravidanza e dal materno;
  • della promozione di concetti bonari di eugenetica  applicata per realizzare diritti, non si sa di quale generazione;
  • della necessità di strutturare una nuova famiglia basata su genitori in grado di programmare una gestazione indipendentemente dalla maternità.
Ieri Togliatti piegava il corpo della donna e la femminilità a esigenze di partito in nome del biopotere patriarcale come oggi Vendola  continua a pensare al corpo della donna come luogo di colonizzazione maschile.
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Evviva! Buona "Festa" della donna! 

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