sabato 29 settembre 2012

Cancro al seno, “40mila si ammalano ogni anno: una donna su otto è a rischio” - Il Fatto Quotidiano

Cancro al seno, “40mila si ammalano ogni anno: una donna su otto è a rischio” - Il Fatto Quotidiano

Pubblico molto volentieri questo post sul mio blog perchè interrompe il mito della curabilità pressochè totale del cancro al seno e riporta l' attenzione sul seno organo e non sul seno oggetto di piacere come ormai siamo abituati a vederlo rappresentato nella pubblicità e spesso anche dalla medicina. Tutte noi conosciamo donne, anche molto giovani, morte di cancro ma poi guardiamo la televisione e vediamo Rosanna Banfi la quale ci spiega che di cancro al seno si guarisce. Spesso chi racconta la guarigione del cancro in televisione è stata guarita da Veronesi e noi spettatori siamo felici per tutti: per la guarigione delle donne e per i guadagni di Umberto veronesi! Naturalmente la realtà che viene rappresentata in televisione non è la realtà anzi è il contrario!
Una cosa è assolutamente necessario aggiungere: noi donne dobbiamo dire basta alla strumentalizzazione del nostro corpo di cui il seno è parte integrante ed è assolutamente necessario sottrarlo al dominio del potere e della propaganda!  Il seno è la mammella organo deputato all' allattamento, comune a tutti i mammiferi ma, da quando è giunto a termine il processo di sessualizzazione completa della società, il seno è diventato primariamente un oggetto di piacere, un richiamo erotico, una fonte di guadagno. Ecco allora negare o allontanare la  possibilità che il seno possa portare alla morte. Cosa prevale  nella pubblicistica? Il seno si può ammalare ma temporaneamente poichè un chirurgo lo può aggredire, i protocolli portano alla guarigoine e un chirurgo estetico può fare il miracolo di migliorare la natura!
Dopo questa breve premessa si può aggiungere che molti altri tumori sono in aumento e direttamente anche la mortalità ma noi  riflettiamo sempre poco sul fatto che il nostro diritto alla salute dipende direttamente dal potere della Regione. Cos' è il sistema di potere Regione? 

L' istituzione “salvifica Regione”

1970: istituzione delle Regioni. L' art. 5 della Costituzione recita: La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento.
Nel 1968-70 lo Stato, ancora più che in passato, si rivela inadeguato nella gestione della complessità sociale e il tema del decentramento amministrativo e della cessione del potere alle Regioni diventa un tema “salvifico” per una classe dirigente già incapace che si preoccupa ormai solo del modo di produrre consenso. Nel giugno 1970 si tennero le prime elezioni regionali.
1970: rivolta di Reggio Calabria per il mancato riconoscimento di città capoluogo, rivolta guidata da esponenti Msi ma non solo.
Storicamente, c' erano stati conflitti molto forti fra potere locale e potere centrale fino all' affermazione definitiva dello Stato di diritto. Deve fare riflettere molto il fatto che la cessione di potere alle Regioni sia avvenuta quasi naturalmente ma ciò deriva dal fatto che, nella realtà non è stata una cessione di potere vera ma una spartizione del potere. La propaganda ci diceva che era assolutamente necessario, per il bene dei cittadini, instaurare poteri vicini ai cittadini e paradossalmente veniva anche detto che la sussidiarietà sarebbe stata più efficiente, efficace ed economicamente più sostenibile. Di fatto oggi in Italia ci sono 5 livelli di potere: Stato, Regioni, Comuni, Province e Comunità montane, e, anche se, apparentemente si occupano di cose diverse, nella realtà si sovrappongono o si annullano con costi inammissibili e insostenibili in mancanza totale di efficacia ed efficienza. Non è un caso che la cessione di potere alle Regioni avviene nei momenti di maggiore difficoltà dello Stato il quale pensa di distrarre l' elettorato dalla propria incompetenza attribuendo il ruolo salvifico alla Regione.
Oggi i cittadini pagano tasse per mantenere tutti i livelli di governo con costi che non sono standard ma arbitrari.
1997: Legge 59, Capo I - art 1: delega al Governo per l’emanazione di uno o più decreti legislativi volti a conferire alle Regioni e agli enti locali, ai sensi degli art. 5, 118 e 128 della Costituzione, funzioni e compiti amministrativi;
2001: Legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3 "Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione" pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 248 del 24 ottobre 2001
Art. 1.
1. L'articolo 114 della Costituzione è sostituito dal seguente:
"Art. 114. - La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato.
I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i principi fissati dalla Costituzione.
Roma è la capitale della Repubblica. La legge dello Stato disciplina il suo ordinamento".
Da qui in avanti le Regioni diventano degli apparati di potere autonomi, incontrollabili e titolari di un potere monocratico molto pericolo e dannoso per i cittadini italiani. Per spiegare il potere delle Regioni bisogna spiegarlo paradigmaticamente con il mandarinato cinese.  Al riguardo scriveva Antonio Gramsci in Ordine nuovo: "Il mandarinato è una istituzione burocratico-militare cinese, che, su per giú, corrisponde alle prefetture italiane. I mandarini appartengono tutti a una casta particolare, sono indipendenti da ogni controllo popolare, e sono persuasi che il buono e misericordioso dio dei cinesi abbia creato apposta la Cina e il popolo cinese perché fosse dominato dai mandarini". I mandarini raggiungevano il potere dopo aver fatto un concorso e provenivano dalla cultura letteraria mentre noi italiani siamo riusciti a creare una casta senza cultura.

Noi siamo sicuri che la nostra salute in un sistema di potere strutturato in base al Principio monocratico sia in buone mani? 

sabato 22 settembre 2012

STORIA DELLO STATO -Continuazione 11-


    Dopo la Seconda guerra mondiale, "conclusa" il 3 settembre 1943, nulla fu come prima poiché pochi avvenimenti della storia militare avevano avuto conseguenze così vaste e profonde sugli assetti internazionali, sulla vita dei singoli paesi e sulla psicologia individuale e di massa, come quell' esperienza così traumatica: la storia militare, come storia autonoma ormai non esisteva più sostituita da una storia di violenza collettiva e distruttiva. Si forma un pensiero universale di pace finalizzato a rifiutare definitivamente la guerra e realizzare finalmente gli obiettivi dello Stato di diritto che non bisogna mai dimenticare, viene teorizzato proprio per preservare l' uomo dalla guerra: sicurezza, benessere e priorità ai diritti naturali e alla giustizia sociale. Tutta la legislazione nazionale e internazionale del dopoguerra, in Occidente, mette al centro i diritti umani e di eguaglianza, sostrato indispensabile da cui partire per i nuovi governi. I governi non potevano più proporre il sacrificio di vite umane che avevano chiesto fino a quel momento: neanche una vita!! Sul piano internazionale si stabilì un equilibrio fra le due superpotenze: USA e URSS, un equilibrio bipolare con influenze sui singoli stati che verrà definito Guerra fredda. Per quanto riguarda il conteggio dei morti, ancora in atto per la Prima guerra mondiale, per la Seconda la stima è di 50 milioni di morti, per oltre due terzi civili a cui si aggiunse l' orrore della bomba atomica e del genocidio degli ebrei. Gli USA diventarono il punto di riferimento per lo Stato italiano in seguito al ruolo che avevano avuto nel liberare l' Italia dal fascismo e per gli aiuti finanziari indispensabili alla ripresa economica. E' di quegli anni anche la ricostruzione mitica della storia americana che costituì anche un punto di riferimento culturale: il mito della frontiera e il mito democratico influirono molto sulle idee di libertà del secondo dopoguerra. Lo Stato italiano, dopo il giorno 3 settembre del 1943, con il re in fuga e Mussolini in stato d' arresto, fu sostenuto, difeso e salvato dal popolo e da governi provvisori fino alla stabilizzazioni degli apparati istituzionali.

Violenza sulle donneNuove tutele dal Parlamentoma le leggi non bastanoVe lo dice un giudice | La ventisettesima ora

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mercoledì 19 settembre 2012

democraticicristiani.it - "Un uomo solo in difesa dell'Italia"

democraticicristiani.it - "Un uomo solo in difesa dell'Italia"



STORIA DELLO STATO -Continuazione 10-


Discorso tenuto da De Gasperi nell' agosto 1946, alla Conferenza di Pace di Parigi, luogo in cui l' Italia doveva "affrontare" i vincitori della guerra che dettavano le condizioni di pace (dopo avere rigorosamente imposto la resa senza condizioni). Il compito di De Gasperi non era facile perchè doveva far "dimenticare" le colpe dell' Italia per far risaltare il periodo della co-belligeranza a fianco degli Alleati e della Resistenza. L' Italia, in politica estera era assolutamente isolata e l' intervento di De Gasperi era atteso come un discorso esclusivamente formale ma di nessun interesse pratico ed emotivo. Così non fu.   

democraticicristiani.it - "Il discorso di De Gasperi alla Conferenza di pace di Parigi"

democraticicristiani.it - "Il discorso di De Gasperi alla Conferenza di pace di Parigi"

STORIA DELLO STATO -Continuazione 10-

Avendo intrapreso un racconto che ha come tema la Storia dello Stato occorre indubitabilmente soffermarsi sulla figura di Alcide De Gasperi, grande statista che agì all' interno della Democrazia cristiana, il più grande partito di massa, uscito dal dopoguerra, capace di porre radici durante il fascismo e attuare quella svolta moderata che permise il superamento di un dopoguerra violento. Oggi bisogna problematizzare quella opzione moderata ma senza togliere valore a De Gasperi che fu comunicatore, politico, diplomatico esperto di politica interna ed estera, uomo di governo che ebbe sempre a cuore il bene comune. Dal suo discorso alla conferenza di Parigi, riuscì a ridare dignità a un popolo offeso, umiliato e sconfitto e a una Italia isolata sul piano internazionale. La lettura di questo discorso, dopo la retorica mussoliniana, condita di slogan, è una boccata di aria fresca ed è un discorso di assoluto valore storico per la descrizione dei fatti che vi è contenuta. La sua azione politica e di governo ha determinato le condizioni, fra il 1946 ed il 1954, di iniziare una stagione fondamentale della vita repubblicana. De Gasperi era davvero l' uomo nuovo e solo ma capace di innovare poichè non proveniva da quel notabilato liberale elitario e classista che non era riuscito ad arginare il fascismo con la proposta di una politica nuova e che discuteva al chiuso dei salotti e della Camera ma si era formato come politico in differenti contesti: dalla Trento asburgica, a Vienna, alla Roma postbellica fino al lungo esilio interno negli anni del fascismo, acquisendo un bagaglio di esperienze e di talenti che gli sono stati utili nel momento in cui si è trovato a detenere il ruolo di Presidente del Consiglio. Fin da subito ha dovuto confrontarsi con l’impostazione di un nuovo ordinamento costituzionale ed istituzionale, con la riorganizzazione del sistema dei partiti, le gravi questioni economiche, in un contesto di una società che stava riorganizzandosi ed avviandosi verso la grande trasformazione dei primi anni ’60. La parabola politica di De Gasperi è stata interrotta dalla morte e la sua lezione è stata largamente “tradita” dalla classe dirigente democristiana che gli è succeduta e che aveva tutt’altri riferimenti culturali e altre strategie politiche. La Storia rende coerente la sua esperienza e la sua immagine letteraria che si traduce in realtà: De Gasperi come “uomo solo”, con una personalità carica di moralità, onestà e una abilità e lungimiranza politiche  assolutamente uniche nel panorama politico italiano. Lo statista trentino aveva punti di riferimento, come le istituzioni e poi l’idea europeistica, che non sono stati abbandonati dalla Democrazia Cristiana dopo di lui, ma sicuramente perseguiti con modalità e finalità assai diverse da quelle originarie. 

Nella foto: De Gasperi e Colombo a Matera per il risanamento dei Sassi

La vignetta sul «manifesto», la reazione di Fornero e l'intelligenza della satira

La vignetta sul «manifesto», la reazione di Fornero e l'intelligenza della satira: La satira deve essere irriverente, irrispettosa, cattiva. Se serve anche offensiva. Non deve avere sacrari, templi, religioni, figurarsi se può fermarsi
                                                                     

Aggiungo questo post ai miei preferiti perchè lo trovo molto pertinente e accompagno il post con l' immagini delle donne alla Camera nel primo dopoguerra. La riflessione è doppia:
ministra Fornero si ispiri alla loro civiltà!
Vauro, sperimenti e si sottragga alla satira sessualizzata

IL GENOCIDIO -Continuazione 9-


Il genocidio contro la stirpe degli ebrei, pianificata e organizzata da Hitler durante la seconda guerra mondiale, insieme alla morte di zingari e omosessuali, porta alla coscienza collettiva una pratica aberrante: la distruzione di massa di un popolo uno sterminio deliberato fine a se stesso, contro una stirpe, diventato figura giuridica nel processo di Norimberga. Di stermini si trovavano tracce nella Storia anche prima del genocidio contro gli ebrei attuato da Hutler:
  1. Dionigi di Siracusa (432-367 a. C), nel suo progetto di unificazione dei greci d' occidente, per formare lo Stato sullo stretto, ricorse a delle vere e proprie operazione di geografia etnica con morti di massa
  2. il 30 luglio 101 a. C., i Romani sbaragliarono i Cimbri ma non si limitarono a sconfiggerli, li distrussero. I Cimbri lasciarono sul terreno più di 100.000 morti
  3. Carlo Magno nel corso del 785, chiuse definitivamente la questione sassone con la conquista dei loro territori, la conversione forzata e la dispersione del popolo dopo uccisioni di massa. Lo stesso Carlo promulgò uno statuto d'occupazione chiamato Capitolare sassone riassunto nella formula: "Cristianesimo o morte". Creando fedeli in Cristo, Carlo Magno allargava i sui domini, il suo potere sacrale e la sua influenza, attraverso i centri amministrativi costituiti dalle diocesi e dalle abbazie.
  4. La crociata contro gli Albigesi ebbe luogo tra il 1209 e il 1229 per eliminare l' eresia catarista della Linguadoca e fu bandita da papa Innocenzo III nel 1208 
  5. Dal 1592, i nativi americani chiamati dai conquistatori  con i più svariati modi: Indiani d'AmericaPellerossaAmerindiAmerindiani,Prime NazioniAborigeni americaniIndios  i quali vivevano e si erano distribuiti, rispettandolo, nell' immenso territorio poi chiamato America, prima della colonizzazione europea: spagnola, portoghese, inglese, olandese e francese,furono sottoposti a politiche di cancellazione della loro cultura, ghettizzazione e a sterminio deliberato.
  6. Cortés, giunse a Tenochtitlàn l'8 novembre 1519, dopo un viaggio durato sei mesi e con strategie varie, e uccisioni di massa conquistò l' impero che apparteneva agli Aztechi e ne definì la sparizione.
  7. Lo sterminio degli  Armeni iniziò con il sultano ottomano Abdul-Hamid II negli anni 1894-1896; il secondo episodio è collegato alla deportazione ed eliminazione di armeni negli anni 1915-1916 da parte dei Turchi. Il termine genocidio è associato soprattutto al secondo episodio.
  8. Negli anni '30/'40 del '900, Stalin deportò e portò a morte milioni di contadini considerati infidi.
  9. Nel 1975/76 tutta la popolazione urbana della Cambogia, sotto la dittatura fascista di Pol Pot, fu deportata a forza e uccisa.
Chiedo scusa per la semplificazione e del fatto che ho sicuramente dimenticato altre uccisioni di massa avvenute nella storia però nessuno di questi stermini sopra elencati ebbe il carattere radicale, sistematico, e pianificato della “soluzione finale”, basata esclusivamente su pregiudizi e stereotipi, progettata da Hitler con lo scopo di cancellare la stirpe ebraica dalla faccia della terra.

A rappresentare questo post: Se questo è un uomo, romanzo testimonianza di Primo Levi scritto tra il dicembre 1945 ed il gennaio 1947. Rappresenta la coinvolgente ma riflettuta testimonianza di quanto fu vissuto in prima persona dall'autore nel campo di sterminio di Auschwitz. Levi ebbe infatti la fortuna di sopravvivere alla deportazione nel campo di Monowitz - lager satellite del complesso di Auschwitz 

lunedì 17 settembre 2012

DALLO STATO LIBERALE ALLO STATO AUTORITARIO FASCISTA -Continuazione 8-



Mussolini Benito, nato a Predappio il 29 luglio 1883, era uomo di fine '800 cresciuto con la delusione post-unitaria risorgimentale e deluso dalla mancanza di giustizia sociale da parte di una politica esercitata da notabili incapaci di governare la complessità sociale:
  • A tavola noi ragazzi sedevamo in tre reparti. Io dovevo sempre sedere in fondo e mangiare coi più poveri. Potrei forse dimenticare le formiche nel pane della terza classe. Ma che noi bambini fossimo divisi in classi, mi brucia ancora nell'anima! Citato in Emil Ludwig, Colloqui con Mussolini, traduzione di Tomaso Gnoli, Mondadori, 2000.
Come questa situazione di disagio sociale dovuto alla mancanza di equità abbia influito sulle sue idee iniziali appare chiaro dai suoi scritti ma non giustifica la successiva svolta autoritaria:
  • Il fascismo è una grande mobilitazione di forze materiali e morali. Che cosa si propone? Lo diciamo senza false modestie: governare la Nazione. Con quale programma? Col programma necessario ad assicurare la grandezza morale e materiale del popolo italiano. Parliamo schietto. Non importa se il nostro programma concreto, com'è stato notato giorni sono da un redattore del Resto del Carlino, non è antitetico ed è piuttosto convergente con quello dei socialisti, per tutto ciò che riguarda la riorganizzazione tecnica, amministrativa e politica del nostro Paese. Noi agitiamo dei valori morali e tradizionali che il socialismo trascura o disprezza; ma soprattutto lo spirito fascista rifugge da tutto ciò che è ipoteca arbitraria sul misterioso futuro. (da: Dopo due anni, Il Popolo d'Italia, 23 marzo 1921)
Mussolini iniziò la sua attività politica e di giornalista, dal 1912, come esponente  di spicco del Partito Socialista Italiano, e direttore del quotidiano socialista Avanti! Negli anni della guerra di Libia e in quelli precedenti la Prima guerra mondiale non erano evidenti i segni di quell' acceso nazionalismo che caratterizzò in futuro il fascismo ma le sue posizioni erano chiaramente anti-interventiste. Nel 1914 cambiò radicalmente opinione, dichiarandosi a favore dell'intervento in guerra ma ciò non sorprende perchè la Prima guerra mondiale era percepita come il prolungamento naturale del processo di unificazione e sperava nell' emancipazione del proletariato da conquistare anche con iniziative rivoluzionarie. Trovatosi in netto contrasto con la linea del partito, si dimise dalla direzione dell'Avanti! e fondò Il Popolo d' Italia, schierandosi chiaramente su posizioni interventiste, venendo quindi espulso dal PSI. Nell'immediato dopoguerra maturò l' ideologia fascista e si propose come l' uomo nuovo,capace di prendere in mano l' Italia per portare giustizia sociale, ordine e benessere. Cavalcando, lo scontento per la vittoria mutilatala crisi economica, la crisi interna al partito liberale e la paura del comunismo fondò i Fasci Italiani di Combattimento (1919), poi divenuti Partito Nazionale Fascista nel 1921. Quale evoluzione aveva avuto il pensiero di Mussolini? Il fascismo voleva essere protagonista e artefice di una propria originale rivoluzione, fondata su valori antitetici a quelli della sinistra democratica e socialista i quali erano strettamente legati al concetto stesso di rivoluzione. Rivoluzionari furono i mezzi di cui si servì per raggiungere il potere e rivoluzionaria era la sua aspirazione a un ordine politico nuovo, diverso da quelli conosciuti  fino a quel momento. Per quanto riguarda l' economia, Mussolini aspirava a dar vita a un sistema che superasse l' anarchia del capitalismo borghese. Violenza rivoluzionaria squadrista e para-militare nei territori e pressione politica furono gli strumenti che gli permisero la conquista e il consolidamento del potere.
Una volta assunta la guida del governo, nel 1922, Mussolini continuò ad alternare la doppia politica: linea morbida a Roma in funzione di normalizzazione moderata e linea dura nei territori con la minaccia di una seconda ondata rivoluzionaria. I politici liberali e cattolici, definiti fiancheggiatori, si dimostrarono miopi anche di fronte all' evidenza autoritaria:

Mussolini alla Camera in occasione del dibattito sulla fiducia al governo
  • Potevo fare di quest' aula sorda e grigia un bivacco di manipoli. Potevo sprangare il Parlamento e costituire un governo esclusivamente di fascisti. Potevo, ma non ho, almeno in questo tempo, voluto.

    Più chiaro di così!!

domenica 16 settembre 2012

LA CRISI DEFINITIVA DELLO STATO DEMOCRATICO-LIBERALE (Continuazione 7-)

Fra il 1919 e il 1920, in coincidenza con l' impresa fiumana, e con le polemiche sull' appartenenza dei territori adriatici, l' Italia fu attraversata da gravi agitazioni sociali e sindacali con numerosi scioperi e aumento del costo della vita non aggredibile con gli stipendi miseri del proletariato. Le agitazioni si estesero dall' industria ai trasporti coinvolgendo anche l' agricoltura: Leghe rosse (socialismo e socializzazione della terra) contro Leghe bianche (cattolici e piccole proprietà).
1919: elezioni politiche con il metodo della rappresentanza proporzionale con scrutinio di lista anziché fra singoli candidati.
  1. Sistema elettorale con collegio uninominale: confronto fra singoli candidati.
  2. Sistema elettorale a rappresentanza proporzionale: scrutinio di lista, seggi assegnati in proporzione ai voti ottenuti, favoriti i gruppi organizzati su scala nazionale, una situazione che riproduceva fedelmente le tendenze dell' elettorato.
Le elezioni del 1919 sancirono il declino del partito democratico-liberale con un crollo dei seggi: dai 300 seggi del 1913 a 200. Il partito socialista ottenne 156 seggi, il triplo del 1913 e il partito dei Fasci poche migliaia di voti senza nessun seggio.
Risale a questo periodo la “demonizzazione” del sistema elettorale proporzionale come se, la mancanza di cultura politica e di capacità di governo degli uomini politici italiani si potesse addossare a un sistema elettorale! Il problema vero è sempre la disarmonia permanente e la distruzione di complessità che si crea dalla lotta per il potere e i privilegi fra uomini che scelgono sistemi reazionari i quali riescono a cooptare le energie di uomini favorevoli all' evoluzione umana e allo Stato giusto.

Decreto Balduzzi. Il testo in Gazzetta. Ecco la sintesi, articolo per articolo - Quotidiano Sanità

Decreto Balduzzi. Il testo in Gazzetta. Ecco la sintesi, articolo per articolo - Quotidiano Sanità

sabato 15 settembre 2012

LO STATUTO ALBERTINO E LA DISARMONIA STORICA DEL DIRITTO -Continuazione 6-


La fonte del diritto del nascente Stato liberale italiano fu lo Statuto del Regno o Statuto Fondamentale della Monarchia di Savoia, noto universalmente come Statuto Albertino dal nome del re che lo concesse (carta ottriata) e lo promulgò: Carlo Alberto di Savoia, Statuto, poi  adottato dal Regno sardo-piemontese il 4 marzo 1848. Nel preambolo autografo lo stesso Carlo Alberto definisce lo Statuto come «Legge fondamentale perpetua ed irrevocabile della Monarchia sabauda». Il 17 marzo 1861, con la fondazione del Regno d'Italia, divenne la carta fondamentale della nuova Italia unita e rimase formalmente tale, pur con modifiche, fino al biennio 1944-1946 quando, con successivi decreti legislativi, fu adottato un regime costituzionale transitorio valido fino all'entrata in vigore della Costituzione della Repubblica Italiana, il gennaio 1948. Lo Statuto Albertino, nonostante non abbia natura di fonte legislativa sovraordinata alla legge ordinaria, può essere considerato a tutti gli effetti un primo esempio di costituzione breve.
Lo Statuto riveste una importanza fondamentale per decodificare la tendenza “ambigua” della cultura giuridica italiana la quale sceglie la forma e penalizza la sostanza preferendo non concedere diritti all' individuo ma lasciarlo immerso nella presunzione dei diritti. I diritti vengono enunciati poichè giustificano la stessa esistenza giuridica la quale è il vero motivo dei diritti subiettivi individuali trattati poi specificamente dalle leggi. Per sintetizzare: i Principi vengono enunciati formalmente poi le leggi li rendono espliciti e godibili,li negano o li annunciano formalmente ma non vengono sostanziati. In Italia si svilupperà una lunga tradizione di diritti, enunciati nel Principio ma negati nella sostanza. L’inquadramento delle disposizioni statutarie e della successiva evoluzione legislativa entro un modello squisitamente statualistico, che, nella formulazione dello Statuto ha ormai abbandonato ogni suggestione giusnaturalistica, appare chiara nella dottrina dell’epoca dello Statuto stesso. Lo Statuto è la fonte che stabilisce i diritti in modo che ogni persona si trova limitata, ma garantita al tempo stesso,  nelle sue attività da due punti di vista: verso le altre persone private e verso la persona collettiva pubblica. 

MEMENTO PER L' ONOREVOLE MONTI -LO STATUTO DEI LAVORATORI-

Lo Statuto dei lavoratori fu approvato nel 1970, lo stesso anno della legge sul divorzio, della rivolta di Reggio Calabria e delle prime elezioni regionali, dopo l' approvazione dei provvedimenti relativi all' istituzione delle regioni, come previsto dalla Costituzione. Nel 1970, con una sentenza della Corte costituzionale (13 luglio 1970 n. 133), veniva riconosciuta la parità dei coniugi come esigenza imprescindibile all' interno della famiglia. La politica estera era sotto l' influenza/protezione della Guerra Fredda e negli USA c' erano grandi manifestazioni contro l' allargamento del conflitto in Vietnam.
Il 1970 non è una data qualunque perchè è l' anno preceduto dal 1968 e 1969 e nel 1969 avviene la strage di Piazza Fontana. Più tardi avremmo saputo che nel 1970 Margherita Cagol, Renato Curcio e Alberto franceschini avevano fondato e Brigate Rosse. Mentre era in atto un innegabile processo di civiltà parallelamente si organizzava la destabilizzazione di destra e di sinistra a margine delle forze conservatrici e delle forze riformiste: l' evoluzione non viene accettata. 
L' Italia dopo le devastazioni e le morti della Seconda guerra mondiale, perduta rovinosamente, con gli esiti della guerra civile ancora in corso, con gli aiuti economici americani che contribuiranno a rimettere in moto l' economia, nel 1950 avvia un periodo di crescita economica tumultuosa che giunge al culmine negli anni 1958-1963. Questo periodo di crescita economica passerà alla storia come gli anni del miracolo economico ma non del miracolo riformistico reale. La Costituzione è congelata, i salari sono bassi, la tassazione è inadeguata e la società è bloccata. Come erano stati considerati i cittadini fino al dopoguerra? Come una massa di “minori” da educare e inquadrare in rigidi sistemi di utilità al servizio dello Stato, della grande industria e dei grandi possidenti terrieri. Il proletariato italiano non era mai riuscito a trovare, nelle rigide e conservatrici gerarchie politiche, dei varchi attraverso i quali fosse riconosciuta la loro capacità organizzativa per chiedere diritti ormai irrinunciabili, come era successo negli altri stati europei. Negli anni '60 del '900 tutta l' industria italiana fece passi da gigante riducendo il gap esistente con gli altri stati europei ma la grande industria cercò e ottenne intrecci patologici con i rappresentanti dello Stato. La crescita fu possibile grazie anche alla manodopera a basso costo, alla migrazione interna ed esterna che si spostava dove c' era il lavoro, al lavoro nero, dispari e sottopagato e all' apporto dei contadini operai in presenza di una tassazione ancora ottocentesca; raramente ci furono vera ricerca e innovazione ma prevalse la gestione paternalistica e padronale. 

giovedì 13 settembre 2012

I bamboccioni nascono all’asiloLe follie dell’inserimento all’italiana | La ventisettesima ora

I bamboccioni nascono all’asiloLe follie dell’inserimento all’italiana | La ventisettesima ora

REATO DI ASSOCIAZIONE MAFIOSA

Oggi 13 settembre 2012 sono 30 anni dall' entrata in vigore della legge 646 Rognoni-La Torre che introduceva il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso, art. 416 bis con confisca dei beni e il loro utilizzo a  scopo sociale. Era il 1982. Pio La Torre  era già stato ucciso dalla mafia 4 mesi prima insieme con il suo autista e amico Rosario Di Salvo. Dopo circa dieci anni  sarebbero stati uccisi anche i magistrati  siciliani che avevano collaborato alla formulazione tecnica della legge in questione: dal giudice Rocco Chinnici, a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, allora giovanissimi. Dal 1986 al 1987 nell' aula bunker di Palermo si svolse il maxiprocesso alla mafia. Oggi si resta senza parole a ricordare questa data perchè c' è in atto una polemica pubblica con discorsi distraenti dalla cosiddetta trattativa Stato-mafia e vien da pensare che in 30 anni si è fatto molto ma molta più strada ha fatto la mafia!! Il problema irrisolto rimane il limite delle leggi straordinarie ed ordinarie che difficilmente riusciranno ad arginare il fenomeno mafioso il quale si nutre di relazioni oscure, ambigue, difficilmente decodificabili come formalmente illegali ma diffusissimo come non mai a causa della destrutturazione del patrimonio morale e di senso, avvenuto proprio in questi ultimi 30 anni. Lo Stato, ufficialmente si organizzava contro la mafia ma la mafia, nell' impressione comune, è riuscita ad organizzarsi in maniera più efficiente dello Stato. Per questo il conflitto di attribuzione, sollevato dal Capo dello Stato, risulta discutibile poichè, in questo momento storico, la trasparenza non è mai abbastanza ed è opportuno realizzarla ed estenderla.

Per rappresentare questo breve post metto l' immagine di Borsellino, ucciso nel 1992, e la locandina di un incontro culturale dove ci sono le parole del magistrato.

LO STATO LIBERALE IN ITALIA -Continuazione 5-


Lo Stato unitario nazionale di diritto, in Italia, si afferma nel 1861: nel 1866 venne annesso il Veneto e nel 1870 Roma la quale fu designata capitale del regno. L' Unità d' Italia derivò dalla innegabile forza ed energia sviluppate dal Movimento risorgimentale capace di mobilitare cultura, politica ed eserciti cementandoli con una forte moralità. Una colossale produzione di discorsi pubblici incentrati sulle parole: sangue, onore, martirio, dignità, patria, libertà e unità. Il Risorgimento fu anche una grande esperienza di violenza reale e sublimata e di ferreo disciplinamento sociale al servizio delle istanze libertarie, appartenuto e gestito dalla nobiltà e dall' alta borghesia produttiva e commerciale, capace di esprimersi con un linguaggio politico variegato ed efficace, anche se, non sostanzialmente evolutivo.
Tutti i contadini i braccianti e il proletariato urbano furono esclusi dalla partecipazione civile, militare, sociale e politica che si sviluppò intorno al Risorgimento ma non furono solo esclusi, come era stato “normale” nella Storia, furono emarginati consapevolmente perchè ritenuti masse popolari informi da emancipare gradualmente perchè pericolosi e votati alla delinquenza, nel frattempo furono inquadrati, dallo Stato “illuministico”, in rigidi sistemi di utilità al servizio dell' industria, della riproduzione per fornire figure al nascente esercito regio, per pagare le tasse e per essere impiegati nell'industria.

martedì 11 settembre 2012

Il potere si è liberato dal controllo politico. Intervista con Zygmunt Bauman | ilBo

Il potere si è liberato dal controllo politico. Intervista con Zygmunt Bauman | ilBo



Ho messo questo post fra i preferiti ma lo considero il preferito!! Una delle ultime e più pertinenti riflessioni sul potere che si adatta perfettamente al percorso divulgativo sulla nascita dello Stato Moderno!
A rappresentare la riflessione di Bauman una raffigurazione che rappresenta le mani sul mondo.

lunedì 10 settembre 2012

Miss Italia: reginette da laboratorio

Miss Italia: reginette da laboratorio: È tornata Miss Italia e quest’anno con costume intero e tante iniziative di “solidarietà e sociali”, misure che la dicono lunga sul moralismo

Ho messo questo post fra i preferiti perchè scritto da una delle più significative studiose di storia delle donne, della famiglia e dell' umanità.


Ho scelto di accompagnare il post di Lea Melandri con le immagini di miss Italia perchè mi piacerebbe far riflettere sulle cadute delle distanze simboliche le quali permettono di superare la sacralità dei corpi per affidarli all' uso pubblico.

giovedì 6 settembre 2012

LA SALUTE AFFIDATA AI DIRETTORI GENERALI

Fin dall' Unità, il problema principale dell' Italia, ostacolo alla modernizzazione, è stata l' assenza di una classe dirigente idonea a gestire i cambiamenti:
dal 1861 il potere venne gestito “naturalmente” dal notabilato piemontese (come oggi) che lo divise, per esigenze politiche, con il notabilato dell' Italia Centrale e Meridionale: una spartizione del potere e dei privilegi.
Sostanzialmente la società era senza Stato ma lo Stato sarà capace di vessare la società e portarla in guerra, senza assolvere il suo “contratto” consistente nel perseguire il bene comune.
Dopo la Prima guerra mondiale inizia un lento processo di democratizzazione, senza emancipazione dei sudditi, in base a una massificazione lasciata a se stessa la quale porterà al fascismo: la società tentò di organizzarsi e di esprimere una alternativa politica al notabilato liberale, sempre più distante dalla realtà e incapace di coglierne i cambiamenti lasciando il territorio alle squadre fasciste di Mussolini il quale riuscirà a controllare e indirizzare la società come mai era stato possibile fino a quel momento.
Nel secondo dopoguerra, i Costituenti, riusciranno a proporre regole giuste ed evolutive ma la politica reazionaria e conservatrice, sempre in azione, riuscirà a monopolizzare i conflitti sociali e impadronirsi delle opinioni “giocando strategicamente” fra elargizione formale dei diritti e incapacità reale e sostanziale di estenderli impedendo, di fatto, la modernizzazione e la libera e responsabile azione del cittadino: la società è sempre stata senza Stato ad esclusione del breve periodo in cui ha governato De Gasperi.
Il periodo riformista si è dispiegato e concluso negli anni '70 del '900 all' interno di una doppia conflittualità: conflittualità strategica, interna alla politica, per meglio esprimere un potere di dominio sempre più efficace e conflittualità sociale monopolizzata, terminata quando si è realizzato il percorso di omologazione consumistica della società.

martedì 4 settembre 2012

AFFERMAZIONE DELLO STATO MODERNO -Continuazione 4-


Lo Stato Moderno viene concettualizzato nel Seicento, dopo la guerra dei 30 anni e dopo la prima rivoluzione inglese guidata da Oliver Cromwell (1642-1651) e si afferma nel corso del 700, nella forma dell' assolutismo illuminato. Lo Stato Moderno nasce con la giustificazione filosofica di contenere la malvagità umana, di natura, portata al sopruso, sublimandola nella forma del contratto, per permettere le libertà economiche e salvaguardare i diritti di natura dell' uomo, sotto l' egida ambivalente del diritto, a cui vengono affidati gli interessi generali superiori dello Stato e gli interessi particolari dell' uomo. In Italia i principi dello stato Moderno si affermano contemporaneamente alla “Controriforma cattolica romana” e in presenza di numerosi poteri che impediscono processi di modernizzazione veri. Comune a tutta l' Europa sarà l' affermazione e il consolidamento degli apparati di polizia, la formazione di una "classe" di magistrati e medici capaci di uno “sguardo nuovo sull' uomo” un uomo che va salvaguardato, poiché è oggetto di diritto, all' interno dello Stato di diritto  ma deve  essere controllato perchè appartiene a sistemi “irrinunciabili di utilità”: economia, ordine, disciplinamento, esercito, imposte. Tutto verrà disciplinato e controllato in nome del diritto e chi si sottrae viene rinchiuso indistintamente: malato, libertino, pazzo, sano, delinquente, ribelle, critici del potere. Le  libere opinioni e il diritto di resistenza verranno puniti poichè la parola d' ordine sarà: ordine! Il potere centrale si afferma a scapito dei poteri locali che vengono gradualmente distrutti perchè di impedimento alla libera economia e alla nascente agricoltura e industrializzazione. Uomini, ma soprattutto donne, saranno vittime di questa nuova stagione di rinchiudimenti collettivi per esigenza di disciplinamento. La stregoneria si spiega come un immane sacrificio dovuto all' esigenza di affermazione dello Stato moderno e dei conflitti che lo accompagnano:
  • conflitto fra poteri centrali e locali
  • conflitto fra il perdurare di libere opinioni e liberi mestieri e l' esigenza di omologazione di cui lo Stato moderno si nutre
Cosa succede con l' affermazione dello Stato Moderno? Stato, Chiesa e capitalismo scoprono degli obiettivi comuni: la possibilità di appropriarsi di ricchezze enormi ma per fare questo devono controllare in toto la società civile, dalla nascita alla morte, corpi e psiche, mettendo a punto degli strumenti ideologici potenti: sessualità e matrimonio dovranno coincidere per cui si esaspera la sessualizzazione di tutte le persone in senso normativizzante uomo/donna e le si porta naturalmente verso il matrimonio dominato dal padre/marito.

sabato 1 settembre 2012

L' IDEA PURA DELLO STATO MODERNO -continuazione 3-


Thomas Hobbes (Inghilterra -1588-1679-), nel 1651 scrive Leviathàn libro nel quale è contenuta la teoria filosofica e giustificativa dello Stato Moderno dopo una riflessione concettuale che aveva impegnato tutti gli intellettuali del tempo per togliere l' uomo dalla disperazione dovuta allo stato di guerra. La legittimazione dello Stato Moderno avviene con l' individuazione di aspetti giustificativi culturali e simbolici che conducono a una ideologia pulita, radicale e precisa che va a formare una mentalità la quale piano, piano, complice la costruzione della linearità storica e la periodizzazione, si afferma contro la “tradizione classica” proponendosi come il nuovo salvifico.
Com' è l' uomo di Hobbes? E' un uomo preda di passioni, affetto da cupidigia, incontinenza e lussuria che lo spingono verso o lontano dagli oggetti che lo circondano, motivato dalla ricerca e dall' accrescimento della felicità ma la felicità non si può mantenere ed è un continuo spostare le brame da un oggetto ad un altro. La riflessione di Hobbes rompe radicalmente rispetto alla filosofia idealistica classica di cui si ha esempio nell' Etica di Aristotele, opera incentrata sulla riflessione intorno alla felicità che era il bene: una volta raggiunto il bene l' uomo è felice. Hobbes sostiene che l' uomo non si ferma e l' appagamento è impossibile poiché il desiderio e la ricerca della felicità si interrompono solo con la morte e ci dice che non ci sono più eroi buoni, che l' uomo non è per nulla libero e che tutti gli uomini sono uguali continuando nella via tracciata dal cristianesimo cattolico il quale considerava uguali uomo e donna anche se poi viene giustificato l' allontanamento delle donne dal potere per opportunità sociale.
Il concetto di eguaglianza radicale è un concetto rivoluzionario in politica poiché viene affermato che ogni uomo, in quanto nasce, ha dei diritti naturali. Viene rovesciata, concettualmente tutta la riflessione politica degli antichi basata sul naturalismo. L' antichità aveva teorizzato il principio della diseguaglianza: quando Cicerone parla della Repubblica e usa la metafora ella nave pensa di affidare la nave a chi è capace di governarla, a chi è competente. Dallo Stato Moderno in poi, il fondamento del potere non sarà la competenza, un sapere specifico ma la legittimazione derivata dall' autorizzazione del contratto.
Già qui possiamo trarre la prima conclusione: lo Stato nasce per contenere gli uomini considerati uguali nella malvagità. Leviathàn,XIII, 1

VERSO LO STATO MODERNO -continuazione 2-


Nel primo Medioevo, dopo la caduta dell' impero romano (476 quando Odoacre depone Romolo Augustolo), sostanzialmente imploso, vennero mantenute le strutture amministrative territoriali di origine romana che passarono in mano a re germanici e longobardi a cui si aggiunsero, oltre alle monarchie guerriere, altre forme di potere: episcopale, i monasteri e l' istituzione imperiale d' Oriente e d' occidente, e, poi dall' 800, il Sacro Romano Impero. L' istituzione imperiale era una istituzione che ha assolto il suo compito con tendenza a cedere il potere centrale ai signori presenti nei territorio contribuendo al formarsi delle Signorie; nell' XI secolo prendono forma anche poteri pubblici e “liberi” locali che si organizzano intorno ai Comuni per contrastare il potere imperiale. Nel Tardo Medioevo e nel primo Rinascimento lo Stato si identifica con il principe per cui la politica è Lorenzo il Magnifico, i beni sono di Lorenzo il Magnifico; una concezione personale del potere, tipica delle signorie, che ha come risultato l' identificazione della politica con le figure potenti e ricche del territorio che rompe e annulla il principio antico della distinzione dai cittadini, un potere detenuto con la forza e la ricchezza che si esprimeva senza consenso ma che aveva bisogno del sostegno della rappresentazione della ricchezza per esibire la potenza; a questo scopo sorgono le corti all' interno di palazzi sempre più sontuosi con signori che gareggiavano in ricchezza, esibizione del lusso e mecenatismo. Ma attenzione: il signore, nonostante l' identificazione con il potere, la forza e la ricchezza, conserva e potenzia l' idea del bene comune per cui non distrugge l' ambiente e il territorio ma li protegge e non riescirà a impadronirsi delle opinioni anzi, durante il periodo  del dominio signorile, prende forma il movimento culturale che ci porterà alla modernità. Questa idea del potere personale, però decontestualizzata e volgarizzata, priva di valori ideali e simbolici, si dipana nel corso dei secoli ed è presente ancora oggi: l' idea salvifica di un uomo ricco o di un ottimate che essendosi realizzato nella ricchezza o nella carriera possa riuscire nell' impresa di salvare lo Stato, uno Stato dove la forma-denaro prevale su tutto.