dal
1861 il potere venne gestito “naturalmente” dal notabilato
piemontese (come oggi) che lo divise, per esigenze politiche, con il
notabilato dell' Italia Centrale e Meridionale: una spartizione del
potere e dei privilegi.
Sostanzialmente
la società era senza Stato ma lo Stato sarà capace di vessare la
società e portarla in guerra, senza assolvere il suo “contratto”
consistente nel perseguire il bene comune.
Dopo
la Prima guerra mondiale inizia un lento processo di
democratizzazione, senza emancipazione dei sudditi, in base a una
massificazione lasciata a se stessa la quale porterà al fascismo:
la società tentò di organizzarsi e di esprimere una alternativa
politica al notabilato liberale, sempre più distante dalla realtà e
incapace di coglierne i cambiamenti lasciando il territorio alle
squadre fasciste di Mussolini il quale riuscirà a controllare e
indirizzare la società come mai era stato possibile fino a quel
momento.
Nel
secondo dopoguerra, i Costituenti, riusciranno a proporre regole
giuste ed evolutive ma la politica reazionaria e conservatrice,
sempre in azione, riuscirà a monopolizzare i conflitti sociali e
impadronirsi delle opinioni “giocando strategicamente” fra
elargizione formale dei diritti e incapacità reale e sostanziale di
estenderli impedendo, di fatto, la modernizzazione e la libera e
responsabile azione del cittadino: la società è sempre stata senza
Stato ad esclusione del breve periodo in cui ha governato De
Gasperi.
Il
periodo riformista si è dispiegato e concluso negli anni '70 del
'900 all' interno di una doppia conflittualità: conflittualità
strategica, interna alla politica, per meglio esprimere un potere di
dominio sempre più efficace e conflittualità sociale monopolizzata,
terminata quando si è realizzato il percorso di omologazione
consumistica della società.
Oggi,
per la Riforma sanitaria del 1978 (23.12.78 n. 833)
, si può
parlare di una grande e colossale mistificazione, una riforma
“concessa dalla politica”, ai cittadini, ammantata di principi
giusti che poi sono stati disattesi, strumento elettivo per
controllare, omologare, indurre le persone verso l' idea della
felicità medicalizzata, continuando l' occupazione sulla società,
mentre in realtà le ASL diventarono: bacini elettorali, serbatoi di
risorse finanziarie, luoghi di di cui, i politici, complice la
regionalizzazione, sono diventati proprietari.
Come
si è realizzato il potere di proprietà assoluta della politica
sulle ASL ? Attraverso il potere monocratico dato ai Direttori
Generali (Legge 502, 1992).
Il
5 settembre 2012 entra in Consiglio dei Ministri il Testo del decreto
legge “Balduzzi”: "Decreto per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute"
Nel
preambolo al Decreto si dichiara:
- ...”ritenuta la straordinaria necessità ed urgenza di adottare misure finalizzate ad assicurare e garantire la continuità, la funzionalità e lo svolgimento delle particolari attività connesse ai bisogni di salute, di qualità e appropriatezza delle cure ed economicità nell’impiego delle risorse....”
Nonostante
la dichiarata straordinarietà il Ministro Balduzzi non va al cuore
del problema: sottrarre le ASL al controllo totale della politica per
renderle veramente efficienti e recuperare il patrimonio valoriale
distrutto in 30 anni. Se non si mette mano radicalmente ai criteri
che individuano la dirigenza non si potrà mai rendere una
amministrazione giusta ed efficiente.
Il Direttore Generale verrà scelto ancora con i criteri precedenti, salvo piccole modifiche che non potranno essere incisive:
- “3 La regione provvede alla nomina dei direttori generali delle aziende e degli enti del Servizio sanitario regionale attingendo obbligatoriamente all’elenco regionale di idonei, ovvero agli analoghi elenchi delle altre Regioni, costituiti previo avviso pubblico e selezione effettuata da parte di una commissione costituita in prevalenza da esperti indicati da qualificate istituzioni scientifiche indipendenti dalla regione medesima, di cui uno designato dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, senza nuovi o maggiori oneri. Gli elenchi sono periodicamente aggiornati. Alla selezione si accede con il possesso di laurea magistrale e di adeguata esperienza dirigenziale, almeno quinquennale, nel campo delle strutture sanitarie o settennale negli altri settori, con autonomia gestionale e con diretta responsabilità delle risorse umane, tecniche o finanziarie, nonché del requisito dell’età anagrafica non superiore a 65 anni, alla data della nomina....”
Questi
requisiti impediscono, di fatto, di dare l' incarico a persone non
omologate e realizzano una sostanziale continuità con il passato:
Alla selezione si accede con il possesso di laurea magistrale e
di adeguata esperienza dirigenziale, almeno quinquennale, nel campo
delle strutture sanitarie o settennale negli altri settori,.. La
scelta
interesserà persone che sono
già inserite nel filone dirigenziale della P.A. spesso incapaci
poiché tali incarichi provengono da clientele, ma l' aggravante che
più comprometterà l' efficienza, come è successo in passato, sarà
l' omologazione, già in atto al momento del precedente incarico,
aggravata con l' obbligo dei 5 o 7 anni richiesti per l'
idoneità all' incarico nuovo. Questa continuità con il passato è
una garanzia di sicuro fallimento manageriale più che di innovazione
efficientistica.
In
realtà, si comprende benissimo che al Direttore Generale, non si
chiede capacità innovativa ma omologazione e obbedienza alla
politica e questo decreto, che si preannuncia, come salvifico, non
interviene per porre fine a questo legame di sudditanza.
Sostanzialmente
“la politica” ha ormai definitivamente devitalizzato i Principi
di gratuità e universalità, all' interno di una sanità pubblica,
su cui si basavano le richieste dei cittadini negli anni '70 del
'900. Nonostante questo fallimento sia grave ed evidente il nuovo
Decreto Balduzzi non
modifica l' apparato di potere esistente, consolidatosi in 20 anni di
impero dei “Direttori”, finalizzato al controllo dei dipendenti e
degli utenti, attraverso il consolidamento di strutture
burocratico-biologiche ben precise: un unico grande organismo che ha
il suo centro a livello regionale e si dirama in periferia dove
troviamo una serie di strutture con un vertice che controlla
direttamente una rete di uffici in subordine; la forma di potere è
centrale, centralizzata, quindi monolitica e facilmente controllabile
dalla politica, maschile nelle posizioni apicali, distante dai
dipendenti, maschilista, classista e paternalista, come non lo è mai
stata, nella gestione; la critica pubblica interna è bandita pena l'
esser perseguiti per procurato allarme;
il vertice controlla ed è controllato, il conflitto interno viene
devitalizzato, ignorato e manipolato, i rapporti esterni (es. stampa)
vengono gestiti con particolari abilità tendenti a rassicurare e
persuadere.
Il rapporto con i cittadini è “populista”: gli si tolgono
servizi e si usa una retorica tranquillizzante per convincerli che in
realtà la qualità aumenta. Una linea iniqua ed inefficiente ormai
consolidata che non intacca mai veramente il potere apicale ma
procede preservandolo e omologandolo. Non è così per il personale
dipendente, quello a contatto diretto con gli utenti: medici e
infermieri chiamati alla recita finale: dimostrare che tutto cambia
in favore degli utenti mentre si aprirà definitivamente al privato!!
Sarà un bene? Era quello che i cittadini volevano e vogliono?
Il
Decreto Balduzzi si propone come salvifico ma i miracoli li farà
sempre e solo il personale dipendente:
- “...nell’ambito dell’organizzazione distrettuale del servizio, garantire l’attività assistenziale per l’intero arco della giornata e per tutti i giorni della settimana, ...”
- “….le Regioni possono attuare, ai sensi dell’articolo 30 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, processi di mobilità del personale dipendente dalle aziende sanitarie con ricollocazione del medesimo personale presso altre aziende sanitarie della Regione situate al di fuori dell’ambito provinciale, previo accertamento delle situazioni di eccedenza ovvero di disponibilità di posti per effetto della predetta riorganizzazione da parte delle aziende sanitarie”
P.
S. Questo mio scritto non riguarda la qualità della cura ma solo la
gestione del potere.
Cervellin
Lorenza
A rappresentare questo post ho Scelto la i frontespizio di un libro di Sabino Acquaviva Con questo libro l'autore affronta temi che oggi sono sulla bocca di tutti: il mutamento epocale, il disagio sociale, il primato della tecnica e dell'efficienza, la crisi della politica, il declino della partecipazione, la costruzione del consenso. Oggi viviamo nelle società dei consumi dove le leggi del mercato globale hanno distrutto i valori dominanti inaugurando una cultura del tutto indifferente. La democrazia è diventata un'utopia ma non vogliamo ammetterlo o non ce ne rendiamo conto perché tutto avviene in maniera silenziosa con il consenso di un mondo che fatica ad intuire quello che sta accadendo.
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