sabato 22 settembre 2012

STORIA DELLO STATO -Continuazione 11-


    Dopo la Seconda guerra mondiale, "conclusa" il 3 settembre 1943, nulla fu come prima poiché pochi avvenimenti della storia militare avevano avuto conseguenze così vaste e profonde sugli assetti internazionali, sulla vita dei singoli paesi e sulla psicologia individuale e di massa, come quell' esperienza così traumatica: la storia militare, come storia autonoma ormai non esisteva più sostituita da una storia di violenza collettiva e distruttiva. Si forma un pensiero universale di pace finalizzato a rifiutare definitivamente la guerra e realizzare finalmente gli obiettivi dello Stato di diritto che non bisogna mai dimenticare, viene teorizzato proprio per preservare l' uomo dalla guerra: sicurezza, benessere e priorità ai diritti naturali e alla giustizia sociale. Tutta la legislazione nazionale e internazionale del dopoguerra, in Occidente, mette al centro i diritti umani e di eguaglianza, sostrato indispensabile da cui partire per i nuovi governi. I governi non potevano più proporre il sacrificio di vite umane che avevano chiesto fino a quel momento: neanche una vita!! Sul piano internazionale si stabilì un equilibrio fra le due superpotenze: USA e URSS, un equilibrio bipolare con influenze sui singoli stati che verrà definito Guerra fredda. Per quanto riguarda il conteggio dei morti, ancora in atto per la Prima guerra mondiale, per la Seconda la stima è di 50 milioni di morti, per oltre due terzi civili a cui si aggiunse l' orrore della bomba atomica e del genocidio degli ebrei. Gli USA diventarono il punto di riferimento per lo Stato italiano in seguito al ruolo che avevano avuto nel liberare l' Italia dal fascismo e per gli aiuti finanziari indispensabili alla ripresa economica. E' di quegli anni anche la ricostruzione mitica della storia americana che costituì anche un punto di riferimento culturale: il mito della frontiera e il mito democratico influirono molto sulle idee di libertà del secondo dopoguerra. Lo Stato italiano, dopo il giorno 3 settembre del 1943, con il re in fuga e Mussolini in stato d' arresto, fu sostenuto, difeso e salvato dal popolo e da governi provvisori fino alla stabilizzazioni degli apparati istituzionali.
    Liberata e riunificata nella primavera del 1945, dall' avanzata degli alleati e dall' insurrezione partigiana, in situazioni economiche disastrose, letteralmente senza cibo, distrutta e sconfitta rovinosamente, l' Italia era letteralmente in ginocchio. Il problema dell' ordine pubblico fu una gravissima emergenza con partigiani e fascisti che non volevano deporre le armi, delinquenza comune, istanze separatiste (Sicilia) in una disgregazione morale che si rifletteva sull' intera società. Le spinte verso la modernizzazione vera erano molto forti e tutto il popolo la auspicava ma altrettanto forte era la resistenza conservatrice e prudente delle classi dirigenti: Questa disarmonia italiana che la politica nella persona dei suoi governanti non è mai riuscita ad appianare è il vero problema politico e morale italiano!!
Dopo il periodo di sbandamento i partiti riuscirono a organizzare il potere in maniera efficace e sembrò che la disarmonia storica fra quello che la politica riesce a esprimere e quello di cui il il popolo ha bisogno, fosse appianata ma fu un periodo brevissimo che trovò sostanza nell' impegno comune per stilare la Costituzione.
I partiti politici in campo, alla fine della guerra erano:
  1. Partito socialista italiano(Psiup)con Pietro Nenni: ancora attraversato al suo interno da spinte riformiste e spinte rivoluzionarie.
  2. Partito comunista che trovava ampia legittimità dall' enorme e compatto impegno profuso nella lotta partigiana alla cui guida si pose, dopo il rientro dall' URSS, Palmiro Togliatti.
  3. Democrazia cristiana: partito che si richiamava direttamente al riformismo moderato popolare di Don Sturzo ed aveva come segretario Alcide de Gasperi e un seguito di migliaia di persone che avevano militato nell' Azione cattolica
  4. Partito liberale: raccoglieva fra le sue fila gran parte della classe dirigente pre-fascista fra cui Luigi Einaudi e Benedetto Croce. Non erano riusciti a cogliere le capacità di trovare consensi al di fuori della grande industria, dei grandi proprietari terrieri e continuavano ad avere rapporti con la base di tipo clientelare e personale.
  5. Partito repubblicano: la questione istituzionale antimonarchica era portata avanti con la massima intransigenza a tal punto da aver rifiutato la partecipazione Cln.
  6. Partito d' azione: partito di assoluto prestigio forte della militanza di: Parri, Valiani e Lussu e della partecipazione alla lotta di liberazione. Il partito, purtroppo, era privo di una base di massa e pur avendo un programma veramente riformistico era diviso al suo interno e nel 1946 si sciolse.
  7. 1945: Guglielmo Giannini, ispirandosi alla testata del giornale L' Uomo qualunque, fonda un movimento. Il movimento, dopo l' oppressione fascista, rifiutava le ideologie e assumeva la difesa del cittadino medio contro quella che si profilava essere la nuova dittatura del Cnl. Ebbe successo fra chi era spaventato dall' avanzata delle sinistre, motivo retorico classico presente ancora oggi! Oggi i partiti tradizionali definiscono con disprezzo questo movimento mentre in realtà la discussione è ancora aperta: i qualunquisti non hanno mai usato e teorizzato la violenza e auspicavano il buon governo.
  8. 1946: si costituisce l' Msi (Movimento sociale italiano)
  9. Gli elettori di destra, nella prima elezione, votarono, presumibilmente, per la Dc e per il Pli
Nel 1944 la Confederazione generale italiana del lavoro (Cgil) Svolse un ruolo determinante nel realizzare alcune importanti e durevoli conquiste normative:
  1. commissioni interne alle aziende le quali rappresentavano il sindacato
  2. meccanismo di scala mobile
  3. una nuova disciplina dei licenziamenti
  4. maggior equalitarismo retributivo fra lavoratori di uguali categorie
I partiti di destra erano temporaneamente fuori gioco ma presenti.
Lo Stato, nel dopoguerra, fu guidato, nella fase emergenziale, dai governi: Badoglio poi Bonomi e Parri con la partecipazione di tutti i partiti che avevano aderito al Cln. Il governo Parri cadde sullo spinoso problema dell' epurazione. A questo punto la Dc riusci a imporre Alcide De Gasperi con il quale si avviò la svolta moderata:
  1. accantonamento delle riforme economiche
  2. rallentamento dell' epurazione
  3. sostituzioni dei prefetti di nomina Cnl con funzionari d carriera.
Giugno 1946: Togliatti, ministro della giustizia, varò una Amnistia per porre fine alle epurazioni che spesso erano delle vendette sanguinarie che continuarono comunque per molti anni dopo la fine della guerra.
Problematizzare questa svolta moderata, alla luce della nuova ma storica contrapposizione venutasi a creare fra i riformisti veri e i reazionari monarchici e post-fascisti), al riparo del compromesso moderato, è motivo di riflessione ancora e soprattutto oggi, periodo in cui i nodi di un riformismo mancato sono venuti al pettine. La delusione nel popolo partigiano della sinistra fu subito evidente ma fu evidente anche la volontà di partecipare al governo per poi iniziare la stagione delle riforme sperando nel futuro riconoscimento elettorale.
2 giugno 1946: elezioni per l' Assemblea costituente, le prime consultazioni libere dopo 25 anni e le prime in cui votarono anche le donne, con la possibilità di eleggere donne. In quello stesso giorno gli elettori erano chiamati anche al referendum per scegliere fra l' Istituto monarchico e l' Istituto repubblicano. Vittorio Emanuele III per tentare di risollevare le sorti della dinastia e della monarchia abdicò in favore del figlio Umberto II. Votò il 90% degli aventi diritto e la Repubblica si affermò con una maggioranza “abbastanza netta” che diede luogo a polemiche infinite.
Nelle elezioni per la Costituente si affermò la Dc con il 35,2% dei voti. La sinistra ne usciva rafforzata con il consolidamento dei socialisti e l' aumento di voti del Pci. La vittoria repubblicana si reggeva sui voti del Centro-Nord mentre il Sud era rimasto monarchico con una sinistra debolissima. Le spaccature e le disarmonie si riproponevano tali e quali il periodo post unitario ma erano molto più gravi e inaccettabili dopo la seconda guerra mondiale che aveva posto come irrinunciabili i diritti umani e il bene comune i quali, senza la volontà netta e la compattezza politica, sarebbero stati obiettivi difficili da raggiungere. Come si potevano ancora giustificare le mancanze di equità, il classismo, il monopolio sulla povertà, l' incapacità di distribuzione della ricchezza, l' impedimento alla cultura, l' immobilità sociale, una economia arretrata, condizioni semi-schiavili di lavoratori e contadini che avevano pagato un tributo di sangue enorme in nome della patria che, per loro, era più un motivo retorico che una realtà visto che la patria non li aveva mai riconosciuti come cittadini? Quando si poteva costruire finalmente lo Stato giusto se non in quel momento? Furono in grado le classi dirigenti di porre le basi per il definitivo percorso di civilta? Sicuramente come elaborazioni teoriche di principio si ma nella realtà no.
Dal 1946 (2 giugno elezioni per la Costituente)al 1948 si decise il nuovo assetto istituzionale, si riorganizzò l' economia e si definì un assetto politico in grado di rispondere alle esigenze di politica interna ed estera.
Dopo le elezioni per la Costituente democristiani, socialisti e comunisti governarono insieme ed elessero il primo Presidente della Repubblica: Enrico De Nicola con il secondo governo De Gasperi. Tutto bene dunque? No!
Continuavano le divisioni interne ai partiti, si acuivano gli scontri sociali e all' orizzonte si profilavano le divisioni politiche della Guerra fredda. La sinistra si schierava apertamente con le classi più deboli, coloro che più di altri, avevano pagato gli errori storici precedenti. La Dc mediava e si ergeva a garante dell' ordine sociale e per il mantenimento della collocazione occidentale. In questo clima il partito socialista si divise: Nenni pensava che la fase rivoluzionaria non fosse conclusa mentre Saragat si allontanò decisamente dal Pci che riteneva troppo vicino all' URSS di Stalin. Saragat fondò, a Palazzo Barberini, il Partito socialdemcratico italiano. Dopo questo periodo di travaglio la Dc governò da sola e le sinistre andarono all' opposizione. Nonostante il fallimento delle alleanze e i contrasti politici tutti i partiti antifascisti si trovarono in accordo riguardo la conclusione del Trattato di pace e Principi che dovevano essere alla base della costituzione.
Febbraio 1947: firma del Trattato di pace
24 giugno 1946: inizio dei lavori dell' Assemblea costituente
22 dicembre 1947: approvazione del testo costituzionale
1 gennaio 1948: entrata in vigore della Costituzione repubblicana che si ispirava idealmente ai modelli democratici ottocenteschi.
L' Italia diventò formalmente una Repubblica parlamentare con il governo responsabile di fronte alle due camere: Camera dei deputati e Senato della Repubblica, Istituzioni titolari dei poteri legislativi senza apprezzabili differenze di funzioni, entrambe elette a suffragio universale e incaricate ad eleggere, in seduta congiunta, il Presidente della Repubblicana con incarico settennale. Erano previste altre due istituzioni: Consiglio superiore della magistratura per garantire l' autonomia dell' ordine giudiziario e la Corte costituzionale per vigilare sulla conformità delle leggi ordinarie alla Costituzione, fonte straordinaria e che le leggi stesse, non tutte, potessero essere sottoposte a referendum abrogativo, con determinate regole dietro richiesta di almeno 500.000 cittadini.
Nella Costituzione si prevedeva di spezzare la vecchia struttura centralistica dello Stato creando il nuovo istituto della Regione, dotato di ampi poteri, anche legislativi, in determinate materie.
Le norme relative al Consiglio superiore della magistratura, alla Corte costituzionale, ai referendum e alla regione rimasero inattuate per molti anni perchè, per volontà delle forze moderate, la Costituente non era stata investita dei poteri legislativi ordinari, che rimasero, in via provvisoria, affidati al governo il quale non ebbe quindi la possibilità di tradurre immediatamente in leggi applicative le norme del dettato costituzionale. I politici di governo preferirono rimandare la piena applicazione della Costituzione perchè i principi enunciati si trovavano in contraddizione con la situazione sociale reale dell' Italia. Questo è stato molto criticato perchè ha permesso la riorganizzazione delle forze reazionarie responsabili della crisi attuale. Per esemplificare lo stato d' animo dei cittadini è indispensabile riferirsi alla letteratura ed esattamente a Italo Calvino: Il visconte dimezzato. In questa favola allegorica vi è l' allucinata descrizione della crisi di identità di un giovane, un esser umano, dinanzi alle contraddizioni della società, creatrici di personalità duplici e manichee.
Attualmente, alla luce dell' incapacità delle classi dirigenti italiane, che risale al periodo post-unitario e si ripresenta sempre perchè sbagliato è il modello di riferimento, conflittuale e inefficiente, si vanno a rivedere le criticità contenute all' interno della Costituzione. Questa operazione è giusta perchè mettere in questione è segno di maturità ma prima di tutto bisogna problematizzare la capacità, la moralità e l' efficienza dei politici i quali, spesso, mascherano la loro incapacità dietro la critica alle istituzioni democratiche. In questi anni abbiamo sentito di tutto: colpa della legge elettorale, colpa della Costituzione, colpa della mancanza di potere del Presidente del Consiglio, colpa della magistratura, colpa dei cittadini accusati di tutto e offesi.

In sintesi:
  1. la classe politica post-unitaria: destra storica e sinistra storica non aveva nessun rapporto con la base sociale ed era attinta al notabilato cioè il ceto sociale che possedeva mezzi economici e prestigio ed era organizzato in circoli ristretti, rigorosamente maschili, attraverso i quali avveniva un reclutamento per clientela fra lo stesso gruppo sociale
  2. Dopo la prima guerra mondiale si affermano i primi movimenti di massa espressione della società ma la loro aspirazione al potere viene osteggiata in base all' idea paternalista che i diritti devono essere concessi ed elargiti gradualmente, non a tutti, poiché “possono essere pericolosi” visto che la società e formata da persone immature e irresponsabili. Questa idea della paura delle classi dirigenti verso i cittadini è presente ancora oggi ed alimenta lo stereotipo degli italiani, quelli poveri, che sono sempre qualcosa di negativo: nell' Ottocento la povertà era assimilata alla delinquenza, poi erano socialmente e politicamente immaturi e pericolosi, durante il fascismo sono diventati ingovernabili, furbi fannulloni, disonesti e continuando: bamboccioni, mammoni, sfigati, il peggio della società (i precari), generazione perduta “ingovernabili”,”furbi”, disonesti.
  3. Nel 1922, il potere viene dato a Mussolini, uomo nuovo proveniente dalla società povera che plasma un potere sulla sua persona e avvia un percorso di omologazione forzata della società che riesce perfettamente. Nonostante il successo totalitario del suo disegno politico il disprezzo del popolo è sempre presente. Quando nel 1932 il giornalista tedesco Emilio Ludwig, dopo sei mesi di permanenza in Italia per scrivere un libro sull’Italia e sugli italiani, andò ad intervistare Mussolini, gli chiese: "Ma deve essere ben difficile governare gente cosi’ individualista ed anarchica come gli italiani!", Mussolini rispose: "Difficile" Ma per nulla. E’ semplicemente inutile!" (da "Colloqui con Mussolini" di Emilio Ludwig ; traduzione di Tomaso Gnoli. - Milano : A. Mondadori, stampa 1932) Quando però si vuole mandare a morire il popolo non è più ingovernabile: il 10 giugno 1940, dal balcone di Palazzo Venezia, Mussolini annuncia l' entrata in guerra ed il popolo adesso è molto governabile:
  • Popolo italiano: corri alle armi e dimostra la tua tenacia, il tuo coraggio il tuo valore
Attualmente il premier Mario Monti il quale sta sottoponendo gli italiani poveri a una tassazione disumana pensa che gli italiani siano governabili, peccato che la governabilità sia definita dall' accettazione della guerra -nel caso di Mussolini- e della tassazione -nel caso di Monti- ed entrambi i governanti giustificano i “sacrifici” come imposti da altri:
  • Il premier Mario Monti chiude il forum Ambrosetti a Cernobbio e torna sul nodo delle tasse. I sacrifici sono imposti in nome del rispetto dei parametri di bilancio decisi dall'Europa. Un rigore che per Monti gli italiani sono disposti a sopportare. Specificando: Spesso si è pensato che gli italiani siano ingovernabili, ma ritengo che la domanda di governo ci sia. Molto spesso è mancata l'offerta digovernance all'altezza dei problemi. www.corriere.it
Detto questo: le criticità della Costituzione si sono rese evidenti da subito dovute al fatto che i Costituenti, preoccupati di allontanarsi il più possibile dall' esempio negativo dell' autoritarismo fascista, sentirono, in primis, la necessità di garantire spazi di agibilità e di visibilità a tutte le forze politiche piuttosto di preoccuparsi ad assicurare stabilità e legittimazione autonoma al potere esecutivo: il modello parlamentare a doppia camera e la legge proporzionale molto simile a quella adottata nel 1919 e rimasta in vigore fino al 1993, faceva dei partiti, già a partire dalla nascita del Cnl, i veri destinatari del consenso popolare e dunque gli arbitri incontrastati della politica italiana. Nel corso degli anni, questo assetto istituzionale, che in pratica obbligava i governi, a fondarsi su accordi di coalizione e rendeva difficile ogni forma di alternanza, avrebbe contribuito, insieme alle tensioni della Guerra fredda a bloccare il sistema politico italiano accentuandone i tratti oligarchici ed immobilisti. Fu merito dei Costituenti avere elaborato una Costituzione che, nei difficili periodi di contrapposizione fra i partiti politici, si rivelò un compromesso equilibrato capace di dare abbastanza tranquillità.
Il varo della Costituzione repubblicana fu l' ultima manifestazione significativa della collaborazione fra le forze antifasciste. Poi partì la gara per conquistare i favori dell' elettorato fin dalle prime elezioni.
18 aprile 1948: le elezioni politiche si risolsero con un successo travolgente del partito cattolico he ottenne il 48,5% dei voti e la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera. Con le elezioni del 1948 cadevano le speranze del partito comunista e socialista di guidare il paese e la trasformazione della società. Il secolo XX ha vissuto di suggestioni marxiste: una libera interpretazione dell' opera di Marx, trasformata nell' utopia della possibilità di riscatto sociale del proletariato, una realtà immaginata che ha creato una paura vera in tutti i governi italiani dall' Unità fino ai nostri giorni la quale paura si è tradotta in volontà di monopolio della povertà a vantaggio della componente conservatrice della società.
14 luglio 1948: attentato a Togliatti da parte di uno studente di destra. Le sinistre insorsero riuscendo a portare nelle piazze un aquantità enorme di persone che fece rafforzare l' idea, nel governo, che bisognasse gestire l' ordine pubblico con la linea dura.
La rottura fra le forze politiche diede luogo anche alla divisione sindacale con la formazione della Uil e della Cisl
La linea del compromesso moderato uscito dalle elezioni in campo economico si tradusse in mancate riforme e con il progetto di una “restaurazione liberista” poi realizzata “all' italiana” e con i partiti di opposizione he si preoccuparono di salvaguardare i lavoratori all' interno di un sistema economico senza programmazione e lasciato a se stesso. Iniziò con Luigi Einaudi la linea politica degli economisti italiani, presente ancora oggi, linea economica diseguale che inasprisce la richiesta di denaro verso i ceti deboli per risparmiare i ceti abbienti: inasprimenti fiscali e tariffari, la svalutazione della lira per incoraggiare le esportazioni e restrizione del credito. In politica economica, come succede attualmente, niente di strutturale e programmatico e niente ricerca. L' Iri fu potenziato e l' AGIP fu rilanciato, le politiche Keinesiane, nel primo dopoguerra, non furono introdotte e si puntò molto sui finanziamenti americani. Il piano Marshall consistette in una serie di aiuti finanziari e merceologici con l' impegno, per l' Italia di rimanere, politicamente, nell' orbita occidentale.
1948-1953 anni del centrismo democristiano e del governo a guida De Gasperi, Presidente della Repubblica Luigi Einaudi.
1950: riforma agraria e grandi emigrazioni interne d esterne
1950: legge che istituiva la cassa per il mezzogiorno sciolta n 1983 riforma Vanoni che introduceva l' obbligo della dichiarazione annuale dei redditi
riforma Fanfani sul finanziamento delle case popolari
Tutte queste leggi furono varate nonostante la dura avversione della destra anche quella liberale. La contrapposizione fra forze operaie, mai oggetto di riforme serie, e le forze conservatrici e reazionarie si fece massiccia. Il ministro degli interni,dagli anni 1947-1955, Mario Scelba, usò le leggi ordinarie fasciste rispondendo alla piazza con la repressione. Le forze di polizia furono incrementate con la nascita dei reparti celeri e spesso, contro i manifestanti, furono usate armi da fuoco causando non poche vittime. Comunisti e socialisti furono schedati e alienati dai pubblici uffici.
Costretti a fronteggiare la pressione delle sinistre e minacciati dalla crescita della destra, De Gasperi e i suoi alleati, nell' imminenza delle elezioni del 1953, decisero di rafforzare la coalizione centrista, attraverso una modifica del dei meccanismi elettorali in senso maggioritario. Ai partiti apparentati che avessero ottenuto la metà più uno dei voti sarebbe andato il 65% dei seggi alla Camera: il sistema era costruito per la maggioranza e fu ribattezzata legge truffa. Ma il premio di maggioranza non scattò perchè le elezioni decretarono un calo della Dc e un aumento delle sinistre e della destra monarchica e neo-fascista. Nelle elezioni successive la legge truffa fu accantonata. Nonostante il clima di conflittualità politica e sociale, l' Italia, cominciava a modernizzarsi, la ripresa economica si consolidava e e si intensificarono i legami con l' Europa più avanzata.
1953: viene fondato l' Eni
1957: l' Italia aderisce al Mercato comune europeo.
1953: dimissioni di De Gasperi e governo quadripartito in qualche caso rafforzato con i voti della destra.
1955: piano Vanoni, il primo tentativo di programmazione economica.
1956: ministero delle Partecipazioni statali con il compito di coordinare le attività delle aziende di Stato.
1956: insediamento della Corte costituzionale, la Corte avrebbe avuto un ruolo determinante e progressista nell' adeguare la vecchia legislazione ordinaria ai principi costituzionali e nel far cadere alcune fra le norme più anacronistiche varate nel periodo fascista.
1958: insediamento del Consiglio superiore della magistratura.
Con l' insediamento di questi due Istituti termino il periodo di congelamento della Costituzione per diventare finalmente un risultato definitivo. Era rimasto in sospeso, soprattutto il Principio dell' eguaglianza con  la proclamazione, per esempio, della parità fra i sessi che si rivelò un concetto astratto per molto tempo, contraddetto dalla minorità femminile sancita da numerose norme, sparse nelle leggi ordinarie, di epoca fascista. Molti articoli vennero disattesi e ci fu il periodo delle interpretazioni abroganti e delle disquisizioni dottrinarie e giurisprudenziali della Corte costituzionale molto spesso su posizioni evolutive ma anche al servizio degli interessi conservatori. Si riproponevano sempre le argomentazioni ottocentesche: l' immaturità degli italiani e più ancora delle italiane. Scardinare la posizione giuridica non emancipata della donna all' interno della famiglia fu un percorso lungo perchè, accanto alla Costituzione, rimase in vigore il codice penale ed il diritto di famiglia di origine fascista e a nulla valevano le prove di coraggio dimostrate dalle donne durante le due guerre ma soprattutto, durante la Seconda guerra mondiale in cui avevano sostituito dovunque gli uomini.  
Dopo il 1953 si affaccia la nuova generazione di politici Dc: Amintore Fanfani, Aldo Moro, Paolo Emilio Taviani e Mariano Rumor. Inizia il periodo della critica all' impostazione “liberista” in economia svincolandosi dalla Confindustria e collocando il partito vicino all' emergente industria di Stato in particolare all' Eni di Enrico Mattei. Questo indirizzo attuato ad opera di Fanfani portò a fare d Mattei un arbitro dell' economia e della politica con la capacità di influenza sulla stampa. Quì ci sono le premesse per la futura degenerazione costituita da intrecci patologici fra potere partitico ed economia pubblica.
1962-63 Cocilio Vaticano II

A rappresentare il post: Una rappresentazione de Il Visconte dimezzato di Italo Calvino metafora della crisi identitaria dell' uomo dopo la Seconda guerra mondiale.


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