Lo
Statuto dei lavoratori fu approvato nel 1970, lo
stesso anno della legge sul divorzio, della rivolta di Reggio Calabria
e delle prime elezioni regionali, dopo l' approvazione dei
provvedimenti relativi all' istituzione delle regioni, come previsto
dalla Costituzione. Nel
1970, con una sentenza della Corte costituzionale (13 luglio 1970 n.
133), veniva riconosciuta la parità dei coniugi come esigenza
imprescindibile all' interno della famiglia. La politica estera era sotto l'
influenza/protezione della Guerra Fredda e negli USA c' erano
grandi manifestazioni contro l' allargamento del conflitto in
Vietnam.
Il
1970 non è una data qualunque perchè è l' anno preceduto dal 1968
e 1969 e nel 1969 avviene la strage di Piazza Fontana. Più tardi
avremmo saputo che nel 1970 Margherita Cagol, Renato Curcio e Alberto
franceschini avevano fondato e Brigate Rosse. Mentre era in atto un innegabile processo di civiltà parallelamente si organizzava la destabilizzazione di destra e di sinistra a margine delle forze conservatrici e delle forze riformiste: l' evoluzione non viene accettata.
L' Italia dopo le devastazioni e le morti della Seconda guerra mondiale, perduta rovinosamente, con gli esiti della guerra civile ancora in corso, con gli aiuti economici americani che contribuiranno a rimettere in moto l' economia, nel 1950 avvia un periodo di crescita economica tumultuosa che giunge al culmine negli anni 1958-1963. Questo periodo di crescita economica passerà alla storia come gli anni del miracolo economico ma non del miracolo riformistico reale. La Costituzione è congelata, i salari sono bassi, la tassazione è inadeguata e la società è bloccata. Come erano stati considerati i cittadini fino al dopoguerra? Come una massa di “minori” da educare e inquadrare in rigidi sistemi di utilità al servizio dello Stato, della grande industria e dei grandi possidenti terrieri. Il proletariato italiano non era mai riuscito a trovare, nelle rigide e conservatrici gerarchie politiche, dei varchi attraverso i quali fosse riconosciuta la loro capacità organizzativa per chiedere diritti ormai irrinunciabili, come era successo negli altri stati europei. Negli anni '60 del '900 tutta l' industria italiana fece passi da gigante riducendo il gap esistente con gli altri stati europei ma la grande industria cercò e ottenne intrecci patologici con i rappresentanti dello Stato. La crescita fu possibile grazie anche alla manodopera a basso costo, alla migrazione interna ed esterna che si spostava dove c' era il lavoro, al lavoro nero, dispari e sottopagato e all' apporto dei contadini operai in presenza di una tassazione ancora ottocentesca; raramente ci furono vera ricerca e innovazione ma prevalse la gestione paternalistica e padronale.
L' Italia dopo le devastazioni e le morti della Seconda guerra mondiale, perduta rovinosamente, con gli esiti della guerra civile ancora in corso, con gli aiuti economici americani che contribuiranno a rimettere in moto l' economia, nel 1950 avvia un periodo di crescita economica tumultuosa che giunge al culmine negli anni 1958-1963. Questo periodo di crescita economica passerà alla storia come gli anni del miracolo economico ma non del miracolo riformistico reale. La Costituzione è congelata, i salari sono bassi, la tassazione è inadeguata e la società è bloccata. Come erano stati considerati i cittadini fino al dopoguerra? Come una massa di “minori” da educare e inquadrare in rigidi sistemi di utilità al servizio dello Stato, della grande industria e dei grandi possidenti terrieri. Il proletariato italiano non era mai riuscito a trovare, nelle rigide e conservatrici gerarchie politiche, dei varchi attraverso i quali fosse riconosciuta la loro capacità organizzativa per chiedere diritti ormai irrinunciabili, come era successo negli altri stati europei. Negli anni '60 del '900 tutta l' industria italiana fece passi da gigante riducendo il gap esistente con gli altri stati europei ma la grande industria cercò e ottenne intrecci patologici con i rappresentanti dello Stato. La crescita fu possibile grazie anche alla manodopera a basso costo, alla migrazione interna ed esterna che si spostava dove c' era il lavoro, al lavoro nero, dispari e sottopagato e all' apporto dei contadini operai in presenza di una tassazione ancora ottocentesca; raramente ci furono vera ricerca e innovazione ma prevalse la gestione paternalistica e padronale.
In questa situazione di iperproduttività era obbligatorio aumentare le retribuzioni per aumentare i consumi. Nel caso dell' Italia, per la prima volta nella Storia, i lavoratori riuscirono a inserirsi nelle normali dinamiche di conflitto-potere tipiche delle democrazie per chiedere l' estensione dei diritti cercando di realizzare le condizioni democratiche sostanziali e la mobilità sociale. Nel 1963-64 il miracolo italiano era già un fenomeno in arresto ma riprese a ritmi più lenti nel 1966.
In
Italia tutto avviene improvvisamente e tumultuosamente e le classi
dirigenti non riescono mai a intervenire sui cambiamenti per
organizzare adeguatamente e efficacemente il governo del cambiamento
preferendo agire con colpevolizzazioni e demonizzazioni dei gruppi
sociali che adottano il conflitto o dei sindacati, sotto la spinta
della paura secolare italiana delle interpretazioni socio-politiche
di derivazione marxista. Fin dall' Unità d' Italia, la classe
dirigente, attinta dal notabilato, ha sempre colpevolizzato il
proletariato e poi il sindacato che lo difendeva: la
colpevolizzazione delle masse popolari è quindi un fenomeno storico
che è direttamente funzionale a distrarre dalla incompetenza
evolutiva e della incapacità di governare la complessità da parte
dei rappresentanti politici.
In
politica interna gli anni '60 furono gli anni dell' apertura al
centro-sinistra, gruppo di politici che cercarono di correggere le
distorsioni, già evidenti, del capitalismo italiano e avviare una
programmazione economica al fine di potenziare gli strumenti dell'
intervento statale sull' economia e ridurre gli squilibri sociali e
il divario Nord-Sud. La crisi economica del 1963, aggravata
dalle resistenze delle forze conservatrici: destra economica in
primis bloccò le riforme; in questa situazione la perdurante
influenza dell' esercito non aiutò il processo riformistico e la DC
si rivelò incapace di governare i cambiamenti e le tensioni sociali
che culminarono negli scontri di fine anni '60.
Nel
1967 inizia la protesta studentesca che, dalle università, si
trasferisce nelle piazze. Quali sono le pericolose rivendicazioni?
Sono quelle derivate dalla disarmonia fra i Principi
costituzionale e quello che le classi dirigenti intendono elargire
ignorando che il “popolo considerato minore e informe” sta
diventando un popolo nobile e consapevole. Antiautoritarismo,
antimperialismo e rifiuto della società dei consumi sono le istanze
generali. L' Italia è particolarmente arretrata per cui prendono
corpo anche istanze rivoluzionarie velleitarie che coinvolgono gli
operai con la formazione di gruppi extraparlamentari.
Nel
1969 le rivendicazioni e i conflitti sociali culminarono nell'
autunno caldo. Il ruolo dei sindacati in questo momento
fu molto importante per pilotare la protesta verso la conclusione di
una serie di contratti nazionali finalmente vantaggiosi. Fu in
quel momento che i sindacati si guadagnarono sul campo il ruolo di
mediatori fra i lavoratori e uno Stato in difficoltà. E' in
questo momento storico, in cui lo Stato è in difficoltà a gestire
la società perchè prigioniero delle disarmonie derivate dal
conflitto fra le forze reazionario-conservatrici da quelle che
aspirano all' evoluzione sociale come, giustamente, chiede la società
che viene approvato, da parte del parlamento, lo Statuto dei
lavoratori: una serie di norme che garantiscono le libertà
sindacali e i diritti dei lavoratori all' interno delle aziende, un
prolungamento dei principi costituzionali, un insieme di regole di
civiltà.
Attualmente
ci si deve interrogare molto sulla stagione riformistica degli anni
'70 del '900 e sulla chiusura conservatrice di oggi:
- le riforme corrispondevano al reale desiderio di modernizzazione della classe politica del tempo o era una strategia per "elargire" diritti momentanei per poi ritornare su posizioni reazionarie?
- La mancanza storica del Principio di Trasparenza è funzionale a continuare una doppia politica?
- Per quanto tempo uno Stato di diritto repubblicano può sopportare la gestione di una classe dirigente che devitalizza o ignora la democrazia e impoverisce i cittadini?
Uno
spunto importante su queste riflessioni ci viene dato proprio dal
Presidente del Consiglio Monti il quale, in questi giorni,
intervenendo in teleconferenza al XXVI Convegno della Società
Italiana di Scienza Politica, all'Università Roma Tre, ci fa sapere
che, per quanto riguarda lo Statuto dei lavoratori:
- Alcune sue disposizioni, ispirate a un intento nobile di difendere i lavoratori hanno determinato un'insufficiente creazione di posti di lavoro....Certe disposizioni intese a tutelare le parti deboli nei rapporti economici hanno finito, impattando sul gioco del mercato, per danneggiare le stesse parti deboli che intendevano favorire
Sull'
onda delle polemiche seguite a questo pensiero, il Presidente Monti,
ha tenuto a chiarire che questa sua posizione risale agli anni '80
del '900 ed è presente in un testo scritto dallo stesso Monti il 24
aprile 1985 (introduzione
al convengo Economia, etica e scelte dell'imprenditore, con la
partecipazione del cardinale Carlo Maria Martini)
pubblicato in: Il
governo dell'economia e della moneta
di Mario Monti – Longanesi,1992.
Il
Presidente ha reso più esplicito il suo pensiero:
- Da studioso, prima di avere questa occasione di chiamata in servizio, ho osservato uno scarto tra l'etica delle intenzioni e l'etica delle responsabilità: alcuni dei danni maggiori arrecati al Paese sono derivati dalla speranza di fare bene anche dal punto di vista etico, civile e sociale, ma con decisioni di politica economica che spesso non erano caratterizzate da pragmatismo e valutazione degli effetti.
Nel 1976 l'
economista Milton Friedman aveva avuto il Nobel per l' economia e il
suo pensiero economico e finanziario si impose negli anni '80 del
'900 come
la “dottrina economica” del futuro in grado di rimediare le crisi
cicliche che iniziavano a destabilizzare definitivamente il sistema
capitalistico : il neo-liberismo.
Con
il Neo-liberismo viene accantonata definitivamente una visione etica
dell' economia che si dipanava, seppure con molte difficoltà, dal
Settecento, ripresa da Croce a inizio '900 il quale aveva parlato di
4 categorie dello spirito: etica, estetica, economia e politica, e,
l' uomo
diventa veramente uno strumento da
inserire, in modo impersonale, esclusivamente in sistemi di utilità
gestiti da grandi ricchi. Nel 1985 era già chiaro che l' etica si
era allontanata definitivamente dall' economia, semmai ne aveva fatto
parte, e lo Statuto
diventava già uno strumento “pericoloso” allora in nome dell'
etica di una supposta etica della responsabilità, di matrice
esclusivamente economica, si mette in dubbio l' etica reale contenuta
nello Statuto:
una operazione ideologica abbastanza raffinata in atto già dagli
anni '80 favorevole alla serrata reazionaria in atto oggi. E'
evidente che lo Statuto non è causa di niente ma solo un ostacolo
civile e legale alle istanze reazionarie che stanno realizzando una
nuova
schiavizzazione. A oggi lo Statuto è il punto di riferimento normativo del diritto del lavoro in Italia!
A rappresentare questo post pongo la targa commemorativa di Giacomo Brodolini il maggior artefice dello Statuto
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