sabato 29 settembre 2012

Cancro al seno, “40mila si ammalano ogni anno: una donna su otto è a rischio” - Il Fatto Quotidiano

Cancro al seno, “40mila si ammalano ogni anno: una donna su otto è a rischio” - Il Fatto Quotidiano

Pubblico molto volentieri questo post sul mio blog perchè interrompe il mito della curabilità pressochè totale del cancro al seno e riporta l' attenzione sul seno organo e non sul seno oggetto di piacere come ormai siamo abituati a vederlo rappresentato nella pubblicità e spesso anche dalla medicina. Tutte noi conosciamo donne, anche molto giovani, morte di cancro ma poi guardiamo la televisione e vediamo Rosanna Banfi la quale ci spiega che di cancro al seno si guarisce. Spesso chi racconta la guarigione del cancro in televisione è stata guarita da Veronesi e noi spettatori siamo felici per tutti: per la guarigione delle donne e per i guadagni di Umberto veronesi! Naturalmente la realtà che viene rappresentata in televisione non è la realtà anzi è il contrario!
Una cosa è assolutamente necessario aggiungere: noi donne dobbiamo dire basta alla strumentalizzazione del nostro corpo di cui il seno è parte integrante ed è assolutamente necessario sottrarlo al dominio del potere e della propaganda!  Il seno è la mammella organo deputato all' allattamento, comune a tutti i mammiferi ma, da quando è giunto a termine il processo di sessualizzazione completa della società, il seno è diventato primariamente un oggetto di piacere, un richiamo erotico, una fonte di guadagno. Ecco allora negare o allontanare la  possibilità che il seno possa portare alla morte. Cosa prevale  nella pubblicistica? Il seno si può ammalare ma temporaneamente poichè un chirurgo lo può aggredire, i protocolli portano alla guarigoine e un chirurgo estetico può fare il miracolo di migliorare la natura!
Dopo questa breve premessa si può aggiungere che molti altri tumori sono in aumento e direttamente anche la mortalità ma noi  riflettiamo sempre poco sul fatto che il nostro diritto alla salute dipende direttamente dal potere della Regione. Cos' è il sistema di potere Regione? 

L' istituzione “salvifica Regione”

1970: istituzione delle Regioni. L' art. 5 della Costituzione recita: La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento.
Nel 1968-70 lo Stato, ancora più che in passato, si rivela inadeguato nella gestione della complessità sociale e il tema del decentramento amministrativo e della cessione del potere alle Regioni diventa un tema “salvifico” per una classe dirigente già incapace che si preoccupa ormai solo del modo di produrre consenso. Nel giugno 1970 si tennero le prime elezioni regionali.
1970: rivolta di Reggio Calabria per il mancato riconoscimento di città capoluogo, rivolta guidata da esponenti Msi ma non solo.
Storicamente, c' erano stati conflitti molto forti fra potere locale e potere centrale fino all' affermazione definitiva dello Stato di diritto. Deve fare riflettere molto il fatto che la cessione di potere alle Regioni sia avvenuta quasi naturalmente ma ciò deriva dal fatto che, nella realtà non è stata una cessione di potere vera ma una spartizione del potere. La propaganda ci diceva che era assolutamente necessario, per il bene dei cittadini, instaurare poteri vicini ai cittadini e paradossalmente veniva anche detto che la sussidiarietà sarebbe stata più efficiente, efficace ed economicamente più sostenibile. Di fatto oggi in Italia ci sono 5 livelli di potere: Stato, Regioni, Comuni, Province e Comunità montane, e, anche se, apparentemente si occupano di cose diverse, nella realtà si sovrappongono o si annullano con costi inammissibili e insostenibili in mancanza totale di efficacia ed efficienza. Non è un caso che la cessione di potere alle Regioni avviene nei momenti di maggiore difficoltà dello Stato il quale pensa di distrarre l' elettorato dalla propria incompetenza attribuendo il ruolo salvifico alla Regione.
Oggi i cittadini pagano tasse per mantenere tutti i livelli di governo con costi che non sono standard ma arbitrari.
1997: Legge 59, Capo I - art 1: delega al Governo per l’emanazione di uno o più decreti legislativi volti a conferire alle Regioni e agli enti locali, ai sensi degli art. 5, 118 e 128 della Costituzione, funzioni e compiti amministrativi;
2001: Legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3 "Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione" pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 248 del 24 ottobre 2001
Art. 1.
1. L'articolo 114 della Costituzione è sostituito dal seguente:
"Art. 114. - La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato.
I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i principi fissati dalla Costituzione.
Roma è la capitale della Repubblica. La legge dello Stato disciplina il suo ordinamento".
Da qui in avanti le Regioni diventano degli apparati di potere autonomi, incontrollabili e titolari di un potere monocratico molto pericolo e dannoso per i cittadini italiani. Per spiegare il potere delle Regioni bisogna spiegarlo paradigmaticamente con il mandarinato cinese.  Al riguardo scriveva Antonio Gramsci in Ordine nuovo: "Il mandarinato è una istituzione burocratico-militare cinese, che, su per giú, corrisponde alle prefetture italiane. I mandarini appartengono tutti a una casta particolare, sono indipendenti da ogni controllo popolare, e sono persuasi che il buono e misericordioso dio dei cinesi abbia creato apposta la Cina e il popolo cinese perché fosse dominato dai mandarini". I mandarini raggiungevano il potere dopo aver fatto un concorso e provenivano dalla cultura letteraria mentre noi italiani siamo riusciti a creare una casta senza cultura.

Noi siamo sicuri che la nostra salute in un sistema di potere strutturato in base al Principio monocratico sia in buone mani? 

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