Premessa
Nel
post:
STORIA
DELLO STATO: INFLUENZA DEL MILLENARISMO SULLA POLITICA MODERNA E
CONTEMPORANEA -Continuazione 19-, presente
in questo blog, ho trattato il tema dell' ideologia millenarista
secolarizzata come soluzione politica finalizzata a risolvere la
nostalgia del futuro e il pessimismo politico dell' uomo occidentale, e, come argomento, necessariamente derivato, in questo post, faccio
un tentativo per rendere "trasparente" l' ideologia massonica,
strettamente legata, nel Settecento, e solo nel Settecento, al Millenarismo.
Attualmente
noi viviamo immersi nelle ideologie, profondamente penetrate,
naturalizzate e incorporate nella nostra psiche e pur avendo la
consapevolezza che sono una costruzione culturale, purtuttavia, i
politici e i persuasori le usano così abilmente da convincerci che
alcune sono buone e altre cattive. Oggi noi viviamo all' interno di un paradosso: ideologico significa anche cattivo mentre il buono non è ideologico e quì si consuma il paradosso poichè tutto è ideologico e tutta la cultura occidentale nasce ideologica! Storicamente la produzione di
ideologie avviene e riguarda il governo del pubblico, della guerra e della società con interventi massicci sul
privato per indirizzare le persone verso la famiglia. La produzione ideologica
pubblica si trasmette essenzialmente attraverso scritti ma ci sono
ideologie che si trasmettono oralmente, in modo segreto, attraverso
percorsi iniziatici ma poi non rimangono in ambito privato e segreto ma
ambiscono a influenzare, modificare e impadronirsi del potere
pubblico. Una di queste formazioni sociali segrete, produttrice di
una ideologia privata e segreta con ambizioni di influenza e
controllo sul pubblico è la Massoneria
la
quale raggiunge il culmine ideologico e organizzativo nel Settecento,
secolo di trasformazioni sociali, politiche e culturali, in
concomitanza proprio con la concettualizzazione del termine
ideologia.
Si
può iniziare subito con il dire che la Massoneria si sviluppa con le ideologie ma non è in
grado di competere proprio ideologicamente con le altre formazioni
sociali e civili umane che daranno forma e corpo al potere statale politico
pubblico?
Storia
del termine ideologia e problematizzazione del paradosso ideologico
L'
ideologia, come modo di ideare, costruire e proporre discorsi
pubblici contiene una concettualizzazione originaria che ne rivela
inequivocabilmente l' ambivalenza:
il
significato originario positivo del termine ideologia viene
concettualizzato da Destutt de Tracy nel 1796 nell'opera
Mémoire sur la faculté de penser con il significato di un
metodo del corretto ragionare, discorso razionale sulle idee,
guardando alla realtà e alla grandezza intellettuale degli ideologi
settecenteschi
Napoleone
il quale aveva ormai
saldamente in mano il potere e non aveva più bisogno di atteggiarsi
a sostenitore delle idee illuministe di questi ideologi,
progressisti atei e razionalisti, dei quali si era servito agli
inizi della sua carriera, in suo noto discorso del 1812, diede delle
ideologie un significato negativo:
- È
alla ideologia, a questa tenebrosa metafisica che ricercando con
sottigliezza le cause originarie, vuole su tali basi fondare la
legislazione dei popoli in luogo di adattare le leggi alla conoscenza
del cuore dell'uomo e alle lezioni della storia, che vanno attribuiti
tutti i mali che ha provato la nostra bella Francia.
Gli
ideologi (les idéologues), nella Francia agli inizi del XIX secolo,
erano i giuristi, medici, ingegneri, architetti, matematici e
insegnanti legati alla cultura illuminista i quali furono considerati
un pericolo concreto da Napoleone Bonaparte, nel momento della sua
assunzione al potere imperiale, proprio perchè erano intellettuali
che perseguivano ideali politici veramente riformisti su base laica e
antiautoritaria e contrari - pertanto - al corso reazionario e
conservatore attuato da Napoleone il quale li definirà:
- dottrinari
sostenitori di idee astratte, dediti ad un'inutile e vuota
speculazione.
Oltre
allo stesso Destutt de Tracy gli esponenti più importanti di questo
movimento di pensiero furono il suo amico Pierre Jean
Georges Cabanis, Marie-Francois-Pierre Maine de Biran e Victor
Coisin. Cosa si proponevano
questi ideologi? Approfondire la riflessione sull' uomo nuovo in un
nuovo mondo pensato antiautoritario continuando sulla strada di Locke
il quale aveva approfondito la “politica” ignorando la società;
particolarità delle loro
ricerche era l'analisi dei fenomeni mentali e sensoriali per la
fondazione di una conoscenza derivata dalle nuove esperienze
politiche e sociali percorrendo
la strada
del criticismo
e di una
nuova conoscenza.
La riflessione
sui modi del conoscere umano, stimolata dalle novità introdotte
dalla scienza di Galilei e Newton, in quel periodo di reali e insieme
apparenti profonde trasformazioni, era dovuta e prende le mosse dal
problema dell'esistenza del mondo esterno, che, come abbiamo detto,
Locke aveva lasciato insoluto. Il pensiero filosofico giunge così a
dissolvere gradualmente la metafisica tradizionale, rivoluzionando il
rapporto soggetto-oggetto e proponendo, con Hume
e Kant, un originale
concetto di soggettività che
prendeva vita da Berkeley e Leibniz i quali
contribuiscono al processo di rovesciamento del concetto classico di
soggettività formulato da Sant'Agostino d' Ippona. La soggettività era stata definita dalla filosofia agostiniana ed era essenzialmente fondata
sull' introspezione interiore: scrutando dentro se stesso, il soggetto si riconosce. In questa prospettiva il banco di
prova è fornito dalla questione del tempo: attraverso
l'introspezione il soggetto riesce a definire anche ciò che sembrava
indefinibile per principio — il tempo, per l'appunto.
Il nuovo
concetto di soggettività che si afferma nella filosofia
settecentesca sposta il suo fulcro dall'interiorità alla sfera dei
rapporti fra il soggetto e il mondo, attraverso l'indagine dei
fondamenti sia del sapere metafisico che di quello empirico. Indagare
il modo in cui il soggetto costruisce le proprie rappresentazioni
significa riconoscere, indipendentemente dalla dimostrabilità
dell'esistenza di una realtà esterna univoca e oggettiva, il ruolo
dell'ambiente in cui il soggetto è collocato per la determinazione
stessa della soggettività: è questo il principale contributo che
nel Settecento proviene alla teoria della conoscenza dal pensiero
sensistico francese.
Tanto Cabanis,
nel Rapporti tra il fisico e il morale dell'uomo, quanto
Condillac nel Trattato delle sensazioni, mettono in
risalto la dipendenza dell'uomo dagli stimoli provenienti
dall'esterno. Condillac giunge fino ad ammettere, contro Berkeley, la
deducibilità della realtà della natura a partire dalla sensazione
della resistenza che noi proviamo muovendoci nello spazio. Non si
tratta di un tema esclusivamente francese: anche per gli illuministi
scozzesi (Adam Ferguson, John Millar) l'ambiente, inteso come
contesto sociale, ha un ruolo decisivo nella determinazione
dell'uomo.
Da
quello che ci è dato sapere anche la Massoneria moderna si organizza e ha un
ruolo attivo e positivo nei cambiamenti avvenuti in questo periodo,
contribuendo, parzialmente al progresso umano ma senza poi trovare
strumenti culturali, organizzativi e intellettuali per definirsi come
soggetto sociale capace di rinnovarsi e sottrarsi dalla vocazione
mercantilistica, pasticciona e materiale che la accompagna fin
dalla sua nascita.
All' inizio abbiamo visto che la massoneria si sviluppa con le ideologie ma non è in grado di competere proprio ideologicamente con le altre formazioni sociali e civili umane che daranno forma e corpo al potere statale politico pubblico.
A questo punto possiamo anche dire che la massoneria non riesce a elaborare una originale riflessione filosofica sulla nuova soggettività la quale si sarebbe sviluppata attraverso l' esperienza nel mondo e non attraverso la chiusura al mondo.
Per
approfondire la storia della massoneria e sottrarla al dominio della
demonizzazione, della criminalizzazione, della magia ma anche della soluzione salvifica al pessimismo politico sarebbe utile
la consultazione di:
CARLO
FRANCOVICH, STORIA DELLA MASSONERIA IN ITALIA DALLE ORIGINI ALLA
RIVOLUZIONE FRANCESE
ed inoltre ricorrere agli studi di Franco Venturi, Delio Cantimori e
Giuseppe Giarrizzo.