giovedì 14 giugno 2012

Ditelo a Cassano!!

Per comprendere l' “omosessualità”, parola che compare a fine Ottocento, derivata direttamente dalla costruzione ideologica dell' omosessualità come forma di “sessualità” svalutata e condannata, in favore di una “sessualità” propria normalizzante e normativizzata, indotta a scopo riproduttivo, è utile partire dall' origine.
L' uomo patriarca elabora dottrinariamente l' inferiorità femminile, 2500 anni fa, nella Grecia Classica, nella separatezza, nella distanza e nella superbia più assoluta, rispetto alla donna mentre l' omosessualità è al cuore della cultura patriarcale poiché il patriarca giovane, futuro patriarca, quasi sempre, ha avuto scambi erotici con il patriarca adulto, giustificati con la necessità educativa, e poi, durante tutta la vita, l' odio, la solidarietà, la comprensione, gli scambi culturali la competizione, insomma tutto l' universo empirico-sensibile e la concettualizzazione metafisica intorno a cui si creano identità e alterità, avviene fra maschi. Il vero problema, per l' uomo greco, sarà il distacco fra il giovane uomo e l' “educatore” adulto che avviene convincendo il giovane al dovere riproduttivo ma il vero scambio ontologico, che riguarda la profondità dell' essere in quanto tale, continua ad avvenire fra maschi in quanto, l' attrazione fra maschi era quella più giustificata secondo natura, in base al principio che l' attrazione naturalmente si rivolge a chi è più forte e ha maggiore senno, infatti, l' amore verso i giovinetti si realizza quando cominciano ormai ad acquistare intelligenza e questo si accompagna allo spuntare della barba.
L' unione eterosessuale trova giustificazione nel dovere riproduttivo materiale e il piacere eterosessuale scambiato con le concubine e le etere è sempre di livello più basso in quanto volto al piacere fisico mentre, quello omosessuale era di più alto livello in quanto rivolto alla “procreazione” spirituale.
E veniamo ai nostri giorni
L' estremo disagio che viviamo oggi, in tutti i campi, risale a fine '800, periodo storico in cui, una retorica molto efficace, delinea la nuova figura del padre trionfante e si appropria del modello eroico risorgimentale, modificandolo in funzione dei nuovi miti guerreschi che porteranno al nazionalismo e al neocolonialismo, alle due guerre totali e ai regimi totalitari, paradossalmente, scontri di civiltà patriarcali e continuazione del patriarcato:
dall' “inetto a vivere” marginalizzato all' inetto a vivere che governa.
L' eterosessualità, basata sull'inferiorità femminile, e l' omosessualità svalutata e condannata sono costruzioni culturali della cultura patriarcale anti-umana che impone modelli di vita invivibili e li impone asservendo, omologando, naturalizzando, stereotipando e normalizzando ciò che è diverso e complesso, cultura che ha prodotto sicuramente civiltà ma anche immani ingiustizie e più una persona o un gruppo affermano la propria diversità e più sono emarginati e perseguitati. Il modello patriarcale normalizzante e banalizzante produce mostri e poi formula un dibattito e dei discorsi pubblici per allontanare la responsabilità da sè e si chiede come mai ci siano i “mostri” e si meraviglia proprio del fatto che i “mostri” sono normali e vorrebbe isolarli allontanarli e allontanarne la paternità ma i “mostri normali” ritornano poiché nascono dai peccati originali della cultura patriarcale e vivono dentro la psiche di uomini e donne, cresciuti con l' idea del dominio, del possesso, della furbizia e dell' ingiustizia, auto-riproducendosi e a nulla valgono ormai gli anticorpi che una cultura prodotta dall' anticultura, senza etica, mette in atto per rimediare a ciò che è irrimediabile se non si mette in atto un nuovo dibattito pubblico che coinvolga tutti indistintamente:
tutti diversi e tutti uguali senza pietismi e vittimizzazioni.
Sono tre le grandi discriminazioni, costruite dalla cultura patriarcale, tre paradigmi di cui l' Occidente non riesce a liberarsi e a nulla valgono le leggi emancipative, il cui percorso è concluso, per debellare i “mostri normali e banali” nati dai peccati originali di una cultura che si dipana sui parallelismi di superiorità del migliore, forte e omologato contrapposto all' inferiore, debole e diverso:
• l' inferiorità femminile
• la svalutazione dell' omosessualità considerata degenerazione
• l' antisemitismo: anche l' ebreo viene considerato degenere (l' antisemitismo riguarda l' odio e le spinte omicide irrazionalistiche verso un popolo che ha un modello culturale patriarcale fortemente strutturato per cui, non omologandosi, non sottomettendosi anzi, continuando ad agire con competitività ed intelligenza, scatena e ha scatenato costruzioni ideologiche spaventose per delegittimarlo, animalizzarlo, demonizzarlo e distruggerlo diventando capro- espiatorio universale: un popolo a cui è stato chiesto e a cui viene chiesto il sacrificio più grande, in vite umane, che la storia patriarcale dominatrice abbia mai preteso: un modello patriarcale rigido su base teocratica e un modello patriarcale in crisi profonda, causa un uomo debole che non riesce più a sostenere il modello che lui stesso ha creato e che ha perso tutti i riferimenti valoriali su cui questo modello si reggeva lasciando spazio solo a fenomeni marginali di virilizzazione e maschilizzazione basati sull' anticultura i quali, senza il sostegno di forti idealità e del dibattito etico, si esprimono solo con violenze e aggressività.

Lorenza Cervellin, Esperto di Pari Opportunità, cittadinanza di genere e integrazione sociale.



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