lunedì 11 giugno 2012

SIMBOLOGIE DELLA STORIA DELLE DONNE E DELLA RINASCITA

A Padova, durante il convegno Le graphie della cicogna. La scrittura delle donne come ri-velazione – tenutosi lo scorso 12 e 13 novembre 2010 al Palazzo del Bo – l’Archivio Antico fa da cornice in modo suggestivo e autorevole alle numerose voci che si alternano: filosofe, letterati, germaniste, studiosi di cinema, teatro e fumetto, giornaliste, ricercatrici, sinologhe, illustratrici, editrici, teologhe e psicanaliste. Voci timide o sicure, talvolta persino perentorie, ma appassionate, sempre autentiche e costruttive.
Karen Blixen
Il convegno nasce all’interno del Forum d’Ateneo per le politiche e gli studi di genere, una realtà attestata nell’università patavina, che ha proposto, a partire dal 2003, importanti e significativi appuntamenti mirati ad approfondire tematiche di schiacciante attualità, basti citare alcuni titoli degli incontri: Corpi d’identità. Codici e immagini del corpo femminile nella cultura e nella società (2003), L’orgia estetica. Il corpo femminile tra armonia ed esasperazione (2005), Madre de-genere. La maternità tra scelta, desiderio e destino (2008), fino al recente Padri nostri. Archetipi e modelli delle relazioni tra padri e figlie (2009).
Anche il titolo di quest’ultimo convegno risulta pieno di significati. Si riferisce ad un racconto che Karen Blixen riporta nel suo libro La mia Africa (Feltrinelli, 1959) – poi ripreso da Adriana Cavarero in Tu che mi guardi, tu che mi ascolti. Filosofia della narrazione (Feltrinelli, 1997) – in cui la scrittrice danese ricorda una storia che le narravano da bambina: 

  • "Un uomo viveva in una casupola tonda con una finestra tonda e un giardinetto a triangolo. Non lontano da quella casupola c'era uno stagno pieno di pesci. Una notte l'uomo fu svegliato da un rumore tremendo e uscì di casa per vedere cosa fosse accaduto. E nel buio si diresse subito verso lo stagno. Prima l'uomo corse verso sud, ma inciampò in un gran pietrone nel mezzo della strada; poi, dopo pochi passi, cadde in un fosso; si levò; cadde in un altro fosso, si levò, cadde in un terzo fosso e per la terza volta si rimise in piedi. Allora capì di essersi sbagliato e rifece di corsa la strada verso nord. Ma ecco che gli parve di nuovo di sentire il rumore a sud e si buttò a correre in quella direzione. Prima inciampò in un gran pietrone nel bel mezzo della strada, poi dopo pochi passi, cadde in un fosso, si levò, cadde in un altro fosso, si levò, cadde in un terzo fosso e per la terza volta si rimise in piedi. Il rumore, ora lo avvertiva distintamente, proveniva dall'argine dello stagno. Si precipitò e vide che avevano fatto un grande buco, da cui usciva tutta l'acqua insieme con i pesci.

    E Karen Blixen si chiede:

    "Questo buco dove mi muovo appena, questa fossa buia in cui giaccio, è forse il tallone di un uccello? Quando il disegno della mia vita sarà completo, vedrò, o altri vedranno una cicogna?".

Due sono i simboli universali di questo racconto che interessano a noi:
  • il mito della nascita rappresentato dalla cicogna
  • il mito della ri-nascita rappresentato dal raggiungimento dell' unità figurale
Karen Blixen: considerata un esempio di emancipazione, valorizzazione della differenza femminile e di perfezione estetica della vecchiaia.

L' inclinazione, Artemisia Gentileschi 1615-16


Artemisia Gentileschi
Queste due simbologie rappresentano efficacemente la storia delle donne che deve ri-nascere cioè deve essere scritta dopo aver riconosciuto il modello di senso in base al quale la donna “vive” e ha vissuto: l' inclinazione verso l' altro, modello/proposta che deve diventare universale. Se tutti si inclinassero verso l' altro il mondo sarebbe migliore. Se nessuno si inclina il mondo muore.
Se la donna non si fosse inclinata verso il figlio oggi l' uomo non esisterebbe: l' uomo deve imparare a rinunciare “alla stazione eretta”, metafora filosofica che significa rinunciare all' egoismo e alla superbia per inclinarsi verso l' altro. Lorenza Cervellin



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