La
società occidentale è costituita da comunità all' interno delle
quali si formano gruppi di individui che si aggregano in base al
principio di appartenenza-inclusione/separazione-esclusione secondo
le due grandi divisioni sociali universali che caratterizzano tutte
le Storie umane:
- divisione su base sessuale rigida: uomini (storicamente) superiori e donne (storicamente) inferiori
- divisione su base magico-religiosa che separa ciò che è sacro da ciò che è profano, ciò che crea appartenenza da ciò che crea divisione
Uomini, donne, laici e
religiosi, istituzioni sociali, istituzioni politiche e istituzioni
religiose sono accomunati nei loro percorsi di formazione, crescita e
cambiamento da cerimonie rituali che segnano, auspicabilmente in
senso progressivo, lo sviluppo umano.
Vivere, fino alla
globalizzazione ideologica, iniziata nel 1989, con la caduta del Muro
di Berlino, era un processo che veniva scandito continuamente da una
alternanza di situazioni di separazione (uscita) e di aggregazione
(entrata), processi indispensabili per mantenere la coesione sociale,
che oggi rimangono validi e agiti solo teoricamente nella
rappresentazione simbolica della tradizione sociale e politica che
lascia poco spazio alla libera azione, legale e responsabile, della
persona-cittadino. Questa frattura fra cittadino e istituzioni
politiche si rivela destabilizzante per il processo di
identificazione dei cittadini che si trovano a vivere all' interno di
evidenti contraddizioni imposte con la retorica e con una
manipolazione sociale, come non si conosceva nella Storia, che non
lasciano scelte su possibili entrate/uscite e delineano, per l' uomo
comune, un solo “destino” di povertà o ricchezza a causa dell'
immobilità sociale e la sostanziale mancanza di possibilità e
opportunità:
- una crisi economica e finanziaria irreversibile con il monopolio della povertà in mano a pochi ottimati che vogliono convincere imponendo decisioni non condivise, colpevolizzando i cittadini
- una delirante proposta di aggregazione sociale interna e, nello stesso tempo, universale, di impossibile realizzazione poiché, la politica, distruggendo progressivamente la complessità sociale e riducendo la popolazione in stato di bisogno ha formato popoli deboli e asserviti “costretti” a una competizione non spontanea ma imposta dall' alto
Punto centrale per la
società è ed è sempre stata la nozione di margine o liminalità
-nozione particolarmente appropriata in questa fase storica
indubitabilmente di passaggio- il momento di sospensione in attesa
del cambiamento ed è qui che, storicamente, agivano i sistemi
sociali, attraverso le istituzioni pubbliche, rinnovando le cerimonie
rituali per eliminare, dal momento di passaggio, quella immediatezza
e quella insicurezza che provocherebbe danni: le cerimonie rituali,
che riguardano il potere pubblico, per essere comprese e risultare
efficaci, devono evocare la potenza, non il simulacro della potenza:
il sacrificio di Dio, evocato durante la Santa messa è potenza allo
stato puro, la rappresentazione della magnificenza di un re
corrisponde alla potenza del potere monarchico mentre le cerimonie,
in un regime democratico, dovrebbero rappresentare la potenza di
Istituzioni giuste e non corrotte.
Le
istituzioni italiane hanno particolarmente bisogno di ritualità
perchè l' Italia nasce nella “retorica risorgimentale” il cui
esito politico sarà l' Unità d' Italia (1861) nella forma di potere
monarchico-parlamentare. Le forme di potere pubblico che si
svilupperanno in seguito risentiranno pesantemente della forma e
della rappresentatività esistente presso la monarchia sabauda
piemontese, la cui corte, dopo l' Unità, continuava a comportarsi
secondo le forme di potere esteriori ed apparenti, giustificate
durante l' Antico Regime ma che diventarono espressione e
rappresentanza formale di un regime reazionario e conservatore, dopo
il 1861. Apparenza, dunque, come esteriorità regolata da norme di
vario genere e condizionata da «strategie» a un tempo convenzionali
e politiche, perciò duttili ma necessarie e inamovibili. La corte
sabauda era nota in Europa proprio per la rigidità dei suoi
cerimoniali a partire dall’incoronazione regale del 1713-1714 e dai
luoghi ove questi si svolgevano: il Palazzo Reale, la Cappella, il
Teatro Regio e altre residenze di “campagna” particolarmente
lussuose. La Restaurazione, che avrebbe dovuto convincere i Savoia ad
aggiornare i rituali curiali, a rappresentazione di una società più
moderna, non cambiò nulla di una corte rigida e progressivamente
inadeguata al governo post-restaurazione e soprattutto al governo
post-unitario, una corte, che continuò a scandire gli avvenimenti
curiali con i soliti rituali stereotipati che andarono a formare
quella “tradizione” ambivalente ereditata dall' Italia unita.
Nell' età di antico
regime le cerimonie pubbliche, unendo forma, sostanza e
rappresentatività esteriore, ribadivano e indicavano dove era il
potere pubblico, un potere certo, visibile che, mostrandosi, si
dichiarava anche responsabile. Nelle società democratiche non
compiute o in fase regressiva, come nella situazione italiana, il
ricorso a cerimonie rituali trova giustificazione solo se c' è
corrispondenza fra forma e sostanza altrimenti diventa una
rappresentazione pericolosa perchè evidenzia un potere incerto,
ingiusto e ambiguo che non assolve la sua funzione di assicurare e
ricreare la coesione, l' appartenenza e la solidarietà sociale,
evidenzia i fallimenti politici e rivela il vuoto e l' incapacità a
produrre cambiamenti e progresso sociale e politico per cui la “crisi
della presenza” politica viene resa irreversibilmente evidente.
Per
questi motivi, la cerimonia del Due Giugno, festa della Repubblica,
in via dei Fori Imperiali a Roma, voluta fortemente dal Presidente
Napolitano, evidenzia solo una solidarietà interna al gruppo di
potere politico attuale, formato da ottimati di nomina
presidenziale, e una sostanziale chiusura verso la società civile;
un consapevole processo di appartenenza/separazione che produce, nei
fatti, una ulteriore lontananza dalla realtà per meglio
controllarla.
Lorenza
Cervellin: Esperto di politiche di Pari opportunità, cittadinanza di
genere e integrazione sociale
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