sabato 2 giugno 2012

NAPOLITANO E LA “FESTA” DELLA REPUBBLICA


 La società occidentale è costituita da comunità all' interno delle quali si formano gruppi di individui che si aggregano in base al principio di appartenenza-inclusione/separazione-esclusione secondo le due grandi divisioni sociali universali che caratterizzano tutte le Storie umane:
  1. divisione su base sessuale rigida: uomini (storicamente) superiori e donne (storicamente) inferiori

  1. divisione su base magico-religiosa che separa ciò che è sacro da ciò che è profano, ciò che crea appartenenza da ciò che crea divisione

Uomini, donne, laici e religiosi, istituzioni sociali, istituzioni politiche e istituzioni religiose sono accomunati nei loro percorsi di formazione, crescita e cambiamento da cerimonie rituali che segnano, auspicabilmente in senso progressivo, lo sviluppo umano.

Vivere, fino alla globalizzazione ideologica, iniziata nel 1989, con la caduta del Muro di Berlino, era un processo che veniva scandito continuamente da una alternanza di situazioni di separazione (uscita) e di aggregazione (entrata), processi indispensabili per mantenere la coesione sociale, che oggi rimangono validi e agiti solo teoricamente nella rappresentazione simbolica della tradizione sociale e politica che lascia poco spazio alla libera azione, legale e responsabile, della persona-cittadino. Questa frattura fra cittadino e istituzioni politiche si rivela destabilizzante per il processo di identificazione dei cittadini che si trovano a vivere all' interno di evidenti contraddizioni imposte con la retorica e con una manipolazione sociale, come non si conosceva nella Storia, che non lasciano scelte su possibili entrate/uscite e delineano, per l' uomo comune, un solo “destino” di povertà o ricchezza a causa dell' immobilità sociale e la sostanziale mancanza di possibilità e opportunità:

  1. una crisi economica e finanziaria irreversibile con il monopolio della povertà in mano a pochi ottimati che vogliono convincere imponendo decisioni non condivise, colpevolizzando i cittadini

  1. una delirante proposta di aggregazione sociale interna e, nello stesso tempo, universale, di impossibile realizzazione poiché, la politica, distruggendo progressivamente la complessità sociale e riducendo la popolazione in stato di bisogno ha formato popoli deboli e asserviti “costretti” a una competizione non spontanea ma imposta dall' alto

Punto centrale per la società è ed è sempre stata la nozione di margine o liminalità -nozione particolarmente appropriata in questa fase storica indubitabilmente di passaggio- il momento di sospensione in attesa del cambiamento ed è qui che, storicamente, agivano i sistemi sociali, attraverso le istituzioni pubbliche, rinnovando le cerimonie rituali per eliminare, dal momento di passaggio, quella immediatezza e quella insicurezza che provocherebbe danni: le cerimonie rituali, che riguardano il potere pubblico, per essere comprese e risultare efficaci, devono evocare la potenza, non il simulacro della potenza: il sacrificio di Dio, evocato durante la Santa messa è potenza allo stato puro, la rappresentazione della magnificenza di un re corrisponde alla potenza del potere monarchico mentre le cerimonie, in un regime democratico, dovrebbero rappresentare la potenza di Istituzioni giuste e non corrotte.
Le istituzioni italiane hanno particolarmente bisogno di ritualità perchè l' Italia nasce nella “retorica risorgimentale” il cui esito politico sarà l' Unità d' Italia (1861) nella forma di potere monarchico-parlamentare. Le forme di potere pubblico che si svilupperanno in seguito risentiranno pesantemente della forma e della rappresentatività esistente presso la monarchia sabauda piemontese, la cui corte, dopo l' Unità, continuava a comportarsi secondo le forme di potere esteriori ed apparenti, giustificate durante l' Antico Regime ma che diventarono espressione e rappresentanza formale di un regime reazionario e conservatore, dopo il 1861. Apparenza, dunque, come esteriorità regolata da norme di vario genere e condizionata da «strategie» a un tempo convenzionali e politiche, perciò duttili ma necessarie e inamovibili. La corte sabauda era nota in Europa proprio per la rigidità dei suoi cerimoniali a partire dall’incoronazione regale del 1713-1714 e dai luoghi ove questi si svolgevano: il Palazzo Reale, la Cappella, il Teatro Regio e altre residenze di “campagna” particolarmente lussuose. La Restaurazione, che avrebbe dovuto convincere i Savoia ad aggiornare i rituali curiali, a rappresentazione di una società più moderna, non cambiò nulla di una corte rigida e progressivamente inadeguata al governo post-restaurazione e soprattutto al governo post-unitario, una corte, che continuò a scandire gli avvenimenti curiali con i soliti rituali stereotipati che andarono a formare quella “tradizione” ambivalente ereditata dall' Italia unita.
Nell' età di antico regime le cerimonie pubbliche, unendo forma, sostanza e rappresentatività esteriore, ribadivano e indicavano dove era il potere pubblico, un potere certo, visibile che, mostrandosi, si dichiarava anche responsabile. Nelle società democratiche non compiute o in fase regressiva, come nella situazione italiana, il ricorso a cerimonie rituali trova giustificazione solo se c' è corrispondenza fra forma e sostanza altrimenti diventa una rappresentazione pericolosa perchè evidenzia un potere incerto, ingiusto e ambiguo che non assolve la sua funzione di assicurare e ricreare la coesione, l' appartenenza e la solidarietà sociale, evidenzia i fallimenti politici e rivela il vuoto e l' incapacità a produrre cambiamenti e progresso sociale e politico per cui la “crisi della presenza” politica viene resa irreversibilmente evidente.
Per questi motivi, la cerimonia del Due Giugno, festa della Repubblica, in via dei Fori Imperiali a Roma, voluta fortemente dal Presidente Napolitano, evidenzia solo una solidarietà interna al gruppo di potere politico attuale, formato da ottimati di nomina presidenziale, e una sostanziale chiusura verso la società civile; un consapevole processo di appartenenza/separazione che produce, nei fatti, una ulteriore lontananza dalla realtà per meglio controllarla.

Lorenza Cervellin: Esperto di politiche di Pari opportunità, cittadinanza di genere e integrazione sociale

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