Nella
stragrande maggioranza dei casi è la donna a uscire con le ossa (o
la mente) rotte da conflitti di coppia che degenerano nella violenza,
nel chiuso delle quattro mura domestiche. «L’assunto
di molti uomini è: io non sono violento, la colpa è sua, è lei che
mi esaspera: E dunque la mia violenza è soltanto punizione,
vendetta».
Stefano
Ciccone,
48 anni, fondatore dell’associazione nazionale
Maschile Plurale,
riflette su relazioni e stereotipi di genere e in particolare sul
“rancore
degli uomini” (nel
libro Silenzi,
Non detti, reticenze e assenze di (tra) donne e uomini, edizioni
Ediesse). «Un
rancore che fa leva su un disagio diffuso, reale e lo interpreta in
un modo distorto», aggiunge
Ciccone. “Il
rancore nasce dalle dolorose vicende di separazione, dalla
rappresentazione paranoica di un femminismo persecutorio, dal
risentimento per lo stesso potere seduttivo delle donne che svela
tutta la fragilità maschile».
domenica 10 giugno 2012
LA PROBLEMATIZZAZIONE DEL PATRIARCATO DAL PUNTO DI VISTA DEGLI UOMINI
«Dietro questa
violenza c’è spesso una fragilità che non si riesce a
riconoscere. Serve un nuovo linguaggio per spiegarla, ormai siamo al
patriarcato di terza generazione, molto più subdolo e sottile. Nella
stragrande maggioranza dei casi, c’è un’incapacità di stare
nella relazione, di gestire conflitti, solitudini, paure
d’abbandono», spiega
Roberto
Poggi,
counsellor e animatore de Il
Cerchio degli Uomini,
associazione di volontari di Torino che da anni ha uno sportello
d’ascolto per il disagio maschile. «Se
un terzo delle donne italiane dichiara di aver subito violenza,
significa forse che il 25-30% degli uomini sono delinquenti e che
queste donne sono vittime incapaci di togliersi da una relazione di
violenza? E’ impossibile. Esiste un sommerso enorme in Italia, che
richiede un cambiamento profondo nelle relazioni, nella capacità di
saper gestire i conflitti».
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