domenica 10 giugno 2012

LA PROBLEMATIZZAZIONE DEL PATRIARCATO DAL PUNTO DI VISTA DEGLI UOMINI

«Dietro questa violenza c’è spesso una fragilità che non si riesce a riconoscere. Serve un nuovo linguaggio per spiegarla, ormai siamo al patriarcato di terza generazione, molto più subdolo e sottile. Nella stragrande maggioranza dei casi, c’è un’incapacità di stare nella relazione, di gestire conflitti, solitudini, paure d’abbandono», spiega Roberto Poggi, counsellor e animatore de Il Cerchio degli Uomini, associazione di volontari di Torino che da anni ha uno sportello d’ascolto per il disagio maschile. «Se un terzo delle donne italiane dichiara di aver subito violenza, significa forse che il 25-30% degli uomini sono delinquenti e che queste donne sono vittime incapaci di togliersi da una relazione di violenza? E’ impossibile. Esiste un sommerso enorme in Italia, che richiede un cambiamento profondo nelle relazioni, nella capacità di saper gestire i conflitti».
Nella stragrande maggioranza dei casi è la donna a uscire con le ossa (o la mente) rotte da conflitti di coppia che degenerano nella violenza, nel chiuso delle quattro mura domestiche. «L’assunto di molti uomini è: io non sono violento, la colpa è sua, è lei che mi esaspera: E dunque la mia violenza è soltanto punizione, vendetta». Stefano Ciccone, 48 anni, fondatore dell’associazione nazionale Maschile Plurale, riflette su relazioni e stereotipi di genere e in particolare sul “rancore degli uomini” (nel libro Silenzi, Non detti, reticenze e assenze di (tra) donne e uomini, edizioni Ediesse). «Un rancore che fa leva su un disagio diffuso, reale e lo interpreta in un modo distorto», aggiunge Ciccone. “Il rancore nasce dalle dolorose vicende di separazione, dalla rappresentazione paranoica di un femminismo persecutorio, dal risentimento per lo stesso potere seduttivo delle donne che svela tutta la fragilità maschile».

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