giovedì 31 gennaio 2013
mercoledì 30 gennaio 2013
martedì 29 gennaio 2013
lunedì 28 gennaio 2013
domenica 27 gennaio 2013
venerdì 25 gennaio 2013
CHI SA FA E CHI NON SA INSEGNA!: Elsa Fornero sulla riforma del lavoro: "E' una scommessa, non so se funzionerà"
Elsa Fornero sulla riforma del lavoro: "E' una scommessa, non so se funzionerà"
Questa dichiarazione amorale del "ministro" Fornero segna la fine della politica, dei professori, del sapere teorico universitario quando ha questi professori, delle Pari Opportunità, della democrazia, della ragione occidentale che ha a cuore l' uomo, della Costituzione che in nessuna delle sue parti parla di scommesse ma di diritti! Basta! Non si può parlare di scommesse quando si gestisce la vita dei cittadini e non se ne può più di questo linguaggio violento e volgare! E perdonatemi una nota di genere: proprio una donna, un genere che non ha mai avuto storia se non dopo il 1946, parla di vite appese a delle scommesse!
Nella tragedia in cui siamo immersi e in cui siamo stati portati è utile recuperare il vecchio detto: chi sa fa e chi non sa insegna! Lorenza Cervellin
Nella tragedia in cui siamo immersi e in cui siamo stati portati è utile recuperare il vecchio detto: chi sa fa e chi non sa insegna! Lorenza Cervellin
giovedì 24 gennaio 2013
Redditometro. Penocchio (Fnovi): “Salute animali è un diritto non un lusso” - Quotidiano Sanità
Redditometro. Penocchio (Fnovi): “Salute animali è un diritto non un lusso” - Quotidiano Sanità
Ma cosa bisogna fare per far capire che gli animali sono dei parter sociali? Lorenza Cervellin
Ma cosa bisogna fare per far capire che gli animali sono dei parter sociali? Lorenza Cervellin
mercoledì 23 gennaio 2013
Il mondo gay e le vestalibr /di un certo conformismo
Il mondo gay e le vestalibr /di un certo conformismo
Riporto questo post di Ernesto Galli della Loggia e mi riservo di commentarlo! Lorenza Cervellin
Riporto questo post di Ernesto Galli della Loggia e mi riservo di commentarlo! Lorenza Cervellin
martedì 22 gennaio 2013
domenica 20 gennaio 2013
sabato 19 gennaio 2013
Terremoto l'Aquila, il prefetto Giovanna Iurato in un'intercettazione ridendo ricorda come fece finta di commuoversi davanti alle macerie
Terremoto l'Aquila, il prefetto Giovanna Iurato in un'intercettazione ridendo ricorda come fece finta di commuoversi davanti alle macerie
Queste le dichiarazioni di Iurato in occasione del suo insediamento a prefetto dell' Aquila:
Queste le dichiarazioni di Iurato in occasione del suo insediamento a prefetto dell' Aquila:
"Voglio ripartire da dove la città si è fermata, per dare una mano a questo territorio. L'entusiasmo, la determinazione, la concretezza che mi appartengono come donna, sono poste sin d'ora a disposizione della comunità e dei cittadini di questa provincia e di questa regione anche per sostenere il processo di ricostruzione in tutte le sue fasi..............................
Ogni persona ha la possibilità di scegliere la via dell' onestà, della criticità e della moralità ma i modelli "imposti" sono importanti. Non c' è dubbio che il modello di donna oggetto-soggetto, manipolata e manipolatrice, imposto nella cosidetta II repubblica, unito all' assenza ontologica e familiare di moralità, produce persone come il prefetto Iurato la quale non esita anche a usare la retorica della superiorità femminile a fini manipoatori. Ricordiamoci sempre che il prefetto rappresenta lo Stato nel territoro! Lorenza Cervellin
venerdì 18 gennaio 2013
Chi � il padre del redditometro?
Chi � il padre del redditometro?: Il redditometro � in sostanza uno studio di settore sulle famiglie. Hai speso di pi� del tuo reddito? Come hai fatto? Ti ha prestato i soldi tuo zio? Dimostramelo! Ti ha aiutato tua mamma? Dimostramelo! Hai risparmiato i soldi tenendoli in casa in una cassetta, sotto le mattonelle? Dimostramelo! L�onere della prova � a tuo carico. L�unica difesa � non spendere pi� nulla, il redditometro gi� ora, con il suo solo annuncio, deprime i consumi e aumenta i pagamenti in nero.
giovedì 17 gennaio 2013
mercoledì 16 gennaio 2013
martedì 15 gennaio 2013
La questione femminile: servono riformebr /e un cambio di mentalità
La questione femminile: servono riformebr /e un cambio di mentalità
Bene quanto dicono Alesina e Giavazzi peccato che sembri un tema da fare per un compito elettorale. Quali azioni vengono proposte da Monti realmente per realizzare le Pari Opportunità? Ed è sempre utile ricordare che il part time è un diritto che va a compensare, di solito ma non sempre, le carenze dello Stato sociale riguardo la cura! Lorenza Cervellin
lunedì 14 gennaio 2013
sabato 12 gennaio 2013
venerdì 11 gennaio 2013
SANTORO, BERLUSCONI, TRAVAGLIO: FINE DEL MODELLO DI RUOLO
IL MODELLO DI RUOLO
Il ruolo in sociologia era, fino a 30 anni fa, un concetto fondamentale, poiché rappresentava l’unità elementare di un sistema sociale in base al quale le persone agivano in un sistema che dava forma ad azioni e comportamenti che riguardavano la persona stessa il proprio Sè e l' altro in quanto le persone che ricoprivano un ruolo agivano anche in considerazione delle aspettative delle persone che fidavano in quel ruolo mettendo in campo comportamenti attesi e differenziati. Il ruolo, prima del 68, era rigido ma dava sicurezza contro il caos sociale e politico: al medico si chiedeva di fare bene il medico, al politico si chiedeva di fare bene il politico e al giornalista di fare bene il giornalista e così via. Spesso queste professioni erano così performanti da risultare psicologicamente molto rigide e rendere indistinguibile la persona dal suo ruolo professionale! Il ruolo aveva un legame stretto con lo status cioè la posizione sociale che una persona era in attesa di occupare e poi occupava.
La necessaria aderenza al modello di ruolo si traduceva primariamente in una rappresentazione pubblica di una determinata persona la quale svolgeva una determinata professione o un determinato compito e, pena la disapprovazione sociale, doveva svolgerla bene; l' appartenenza a una determinata fascia sociale e a un determinato genere erano chiari, differenziati e distanziati e i gruppi sociali erano facilmente riconoscibili con una divisione fra pubblico e privato e fra ruoli pubblici e ruoli privati. Il ruolo aveva dunque una dimensione di aspettativa e una dimensione normativa: l’assunzione di un ruolo obbligava l’ attore ad agire secondo comportamenti attesi e socialmente utili, regolari e ordinati. La specificità individuale doveva essere superata e ridotta in nome di un interesse generale che richiedeva e induceva ogni individuo a un modello normativo del ruolo che la società richiedeva. Se ne deduce che l' aderenza al ruolo era di fondamentale importanza per la vita pubblica e sociale di uno Stato: disattendere il modello di ruolo poteva essere destabilizzante e pericoloso. Era bene che ognuno rispettasse il ruolo differenziante e identitario in base al quale si era formato: insegnante, studente, soldato, prete, padre, politico, giornalista, medico, manager, avvocato, infermiere e nel privato: marito, moglie e figli.Un aspetto molto dibattuto in sociologia è la relazione tra personalità e ruolo, ossia l’assunzione di un ruolo da parte di un attore solitamente non è solo un’operazione di performance, ma prevede anche un’identificazione, una preparazione con aspetti e significati simbolici ed espressivi connessi al ruolo e assegnati dai modelli culturali. Attraverso il ruolo l’attore cerca così di comunicare anche un’immagine coerente del sé e quando si produce una discrepanza tra modello di ruolo atteso e immagine la persona si preoccupa di ristabilire la coerenza attraverso: spiegazioni, scuse, indignazione e ironia. Se ne deduce che l' aderenza al modello di ruolo contiene aspetti di moralità sociale molto importanti poichè si basa sulla coerenza, sulla formazione di una coscienza di ruolo che crea la cultura della responsabilità e rispetta il destinatario delle azioni cioè l' altro. Prerogativa dell' assunzione di ruolo era la responsabilità personale e sociale di prepararsi al meglio per svolgerlo in autonomia, professionalità, responsabilità e indipendenza. Con la preparazione, il riconoscimento e l' aderenza al ruolo aumentavano anche le possibilità di raggiungere le Pari opportunità.
L' IMPORTANZA DEL RUOLO
Erving Goffman è stato tra i maggiori e più proficui studiosi del ruolo e della sua strutturazione, identificando il ruolo come una maschera che ogni attore sociale è chiamato a rappresentare con le proprie idiosincrasie ma con coerenza e rispetto per le convenzioni sociali: modello rigido ma necessario poichè annullare le distanze rispetto al ruolo significa annullare anche le complessità e le specificità culturali e professionali che quel ruolo richiede e significa togliere ricchezza e varietà sociale per incamminarsi verso l' omologazione ideologica distruttiva. Quanto più la società è complessa e differenziata, maggiori saranno i ruoli che l’individuo sarà chiamato a ricoprire ma sempre con coerenza e preparazione e differenziazione cosicchè una persona può essere padre in famiglia, impiegato in ufficio, consigliere comunale purchè rispetti e sappia interpretare efficacemente tutti i modelli di ruolo, senza confusione, al contrario, nelle società poco differenziate e primitive i ruoli tendono a coincidere e possiamo trovare un capo, un padrone che assume su di se tutti i ruoli e una ideologia irrazionale e magica permette il riconoscimento di questa posizione socialmente molto pericolosa. Noi dobbiamo sempre pensare che la strutturazione del modello di ruolo ci ha accompagnato verso la Democrazia: il riconoscimento del ruolo permetteva la mobilità sociale.
VERSO LA DISTRUZIONE DELLA COSCIENZA DI RUOLO E IL VUOTO DI MODELLI
Zigman Bauman ha studiato le società contemporanee attuali caraterizzate dalla perdita di senso spazio-temporale e dalla frattura verso il futuro e ha coniato il termine "modernità liquida" volendo significare un determinato e tipico aspetto della condizione umana attuale in cui persone e gruppi sociali si muovono in un dinamismo frenetico e senza senso all' insegna della confusione caotica la quale travolge ogni dimensione della vita Nella società liquida prevalgono quelle che Bertman, citato in Vite di corsa, ha definito 'cultura dell’adesso‘ e ‘cultura della fretta’ che insieme mettono in crisi anche le dimensioni costitutive più intime della personalità e del comportamento, come le aspirazioni e le potenzialità di costruirsi persone, cioè soggetti capaci di pensare, di scegliere, di possedere, di pensare criticamente, di aderire a principi e obiettivi di autoregolazione e soddisfazione, di instaurare relazioni interpersonali gratificanti e portatrici di un equilibrio emotivo non effimero traducibile in ricchezza sociale e capacità progettuale. Quella che fino a qualche anno fa caratterizzava la vita dei soli giovani e giovanissimi, presi in un perpetuo, confuso e trafelato presente in cui tutto è affidato all’esperienza del momento, sembra ormai la condizione umana generalizzata. I giovani non servono più per guerra e gli adulti non servono più per interpretare e affermare il principio morale? Allora procediamo all' omologazione ideologica e forzata introducendo modelli che scardinano il ruolo e permettono la realizzazione di un potere capace di farsi totalitario pur mantenendo le forme di una democrazia sostanzialmente irrealizzabile: tutti sono giovani e tutti sono consumatori ma flessibili. Tutta l' energia costruttiva delle persone viene sprecata in una continua e indotta ricerca di soddisfacimenti che si traduce in una devitalizzazione delle persone ridotte anche in stato di bisogno con una ulteriore frustrazione: sopportare la contraddizione di essere stati indotti a essere eterni clienti-consumatori e nello stesso momento privati del lavoro e ridotti in povertà.
Chi ha destrutturato la cultura del ruolo? In primis la politica di questi ultimi 30 anni con la resonsabilità degli elettori. Accettare di abdicare al proprio diritto di indossare la maschera per interpretare il modello di ruolo è stato pericoloso per l' individuo, per la propria specificità e per la società i cui esiti si sono manifestati in questo periodo storico di destrutturazione culturale in cui tutto viene confuso e ognuno interpreta modelli di ruolo multipli e indifferenziati, rinuncia a interpretare il proprio, interpreta quello di altri con la conseguenza di attivare delle schizofrenie di ruoli che hanno dato risultati destabilizzanti e distruttivi la società.
LA DISTRUZIONE DEL MODELLO DI RUOLO SI ACCOMPAGNA ALLA DISTRUZIONE DI DEMOCRAZIA
La distruzione dei modelli di ruolo, l' annullamento delle distanze reali e simboliche, la destrutturazione culturale e morale ci hanno avviato verso la "società liquida" e questo esito fa sembrare normale l' intreccio patologico esistente fra politica, economia, finanza e stampa occupati a sedurre i cittadini per aumentare il potere sui poveri. Queste distruzioni sociali sono di difficile osservazione ma i telespettatori che hanno seguito il programma di Santoro su La7 con ospite Berlusconi hanno potuto osservare gli esiti delle distruzioni dei modelli di ruolo e delle distanze che creavano complessità accorgendosi che tutti si sono persi in una commedia a ruoli indifferenziati e primitivi! Chi era il giornalista obiettivo? Chi era il conduttore indifferente? Chi era il politico onesto e interessato al bene generale? Nessuno ha rispettato il proprio ruolo e tutti erano guitti e giullari e spalle comiche per cui la trasmissione si è rivelata socialmente dannosa, irreale, primitiva, pericolosa e offensiva poichè in Italia i drammi sociali esistono e non può essere un capo"comico" a risolverli! OGGI TUTTO E' POLITICO PER CUI IL RUOLO POLITICO E LA MORALE NON CI SONO!
IL CULTO DELLA PERSONALITA'!
Se mai ce ne fosse stato bisogno la trasmissione di Santoro su La7 del giorno 10 gennaio 2013 ha sancito definitivamente la fine del dibattito pubblico costruttivo intorno alla politica in favore di siparietti tipici dell' avanspettacolo. Da oggi in poi gli storici devono riflettere molto sul rinnovato culto della personalità di uomini, tutti, caraterizzati da pochezza morale in quanto tutti gli attori si sono posti al servizio dello spettacolo! Tutto è stato svalutato e svilito a favore di auditel e al servizio del "primo attore" Berlusconi ma la cosa gravissima è che tutto è stato normalizzato! Le tragedie quotidiane vissute dalle persone reali sono servite da contorno per gustosi siparietti comici a cui tutti hanno partecipato senza prendere le distanze! Le uniche persone serie mi sono sembrate le giornaliste donne che non si sono mai lasciate sfuggire battute di sorta ma sono state tenute lontane dallo spettacolo mentre Santoro e Berlusconi hanno fatto a gara per tentare di emergere come personaggi e non come rigorosi protagonisti di professioni altamente valoriali. Bene anche l' intervento dell' imprenditrice di Vittorio Veneto ma poi tutto è stato volgarizzato. Anche la causticità e l' ironia di Travaglio non hanno sortito effetti informativi seri e anche lui è sembrato essere la spalla di entrambi gli "attori": Santoro e Berlusconi con Berlusconi primo attore. Nulla è cambiato dagli spettacoli di piazza itineranti del Medioevo in cui il giullare doveva far finta di attaccare il potere esprimendo e dosando musica, lusinghe, racconti, arrabbiature, sarcasmi e comicità mentre in realtà ne era parte integrante! Ieri sera mancava solo la musica ad accompagnare le gustose scenette di un gruppo di giullari al servizio del potere e di una narrazione storica irreale e pericolosa! Temo che il potere del denaro e della seduzione comunicativa di Berlusconi possa riuscire a mascherare le incapacità e i danni politici per sortire ancora effetti identificativi, anche se spero di no.
giovedì 10 gennaio 2013
GIUDICI DONNE: GIUDICHESSE, FEMMINISTE E COMUNISTE, così parlò Berlusconi!
ELSA
MORANTE nata a Roma il 18 agosto 1912 e morta a Roma il 25 novembre 1985 è una tra le più importanti pensatrici e autrici di romanzi del dopoguerra la quale riflettè molto sulla condizione femminile italiana e sul perdurare di una cultura patriarcale e maschilista in presenza di un popolo
che si rispecchiava continuamente in se stesso e il cui pensiero si avvilluppava in un susseguirsi di stereotipi che facevano capo a una cultura politico-sociale debole,
inetta, ipocrita cui faceva da contraltare una cultura artistica di
eccelso livello. Oggi, dopo le dichiarazioni di Berlusconi, è interessante ritornare alla riflessione di Elsa Morante sulla condizione politica e sociale
italiana e sul consenso popolare a Benito Mussolini e al fascismo. Naturalmente la similitudine non vuole essere politica ma intende far riflettere sul fascino che alcuni uomini esercitano sul popolo grazie a processi di identificazione che ruotano intorno alla ricchezza, pericolosi, ma presenti ancora oggi. Morante, riferendosi a Mussolini, parla di crimini che, nel caso di Berlusconi, possiamo parlare di crimini simbolici non associabili ai crimini fascisti. Precisato ciò è incredibile come l' analisi di Morante riguardo il consenso a Mussolini da parte del popolo possa essere, con i dovuti distingui, relativizzata a Berlusconi e possa essere una risposta al maschilismo narcisista di Berlusconi e al fatto che, in virtù della sua ricchezza, gli si consenta di dire impunemente quello che vuole, nei media pubblici, soprattutto se offende e demonizza le donne, incurante dell' art. 3 della Costituzione!
- Il capo del Governo si macchiò ripetutamente durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un popolo onesto, gli avrebbero meritato la condanna, la vergogna e la privazione di ogni autorità di governo. Perché il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini? Una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse e tornaconto personale. La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attività criminali, ma preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al giusto. Purtroppo il popolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere, sceglie sempre il tornaconto. Così un uomo mediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di facile effetto, è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei. Presso un popolo onesto, sarebbe stato tuttalpiù il leader di un partito di modesto seguito, un personaggio un po' ridicolo per le sue maniere, i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza, offensivo per il buon senso della gente e causa del suo stile enfatico e impudico. In Italia è diventato il capo del governo. Ed è difficile trovare un più completo esempio italiano. Ammiratore della forza, venale, corruttibile e corrotto, cattolico senza credere in Dio, presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario, buon padre di famiglia ma con numerose amanti, si serve di coloro che disprezza, si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori; mimo abile, e tale da fare effetto su un pubblico volgare, ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere, si immagina sempre di essere il personaggio che vuole rappresentare». Elsa Morante, Opere, vol. I, Mondadori (Meridiani), Milano 1988, L-LII
mercoledì 9 gennaio 2013
IL DIRITTO DI RESISTENZA DEI POPOLI
Resistere al potere che mortifica l' uomo, lo impoverisce, lo inganna, gli toglie dignità e impedisce consapevolmente e scientificamente la realizzazione delle Pari Opportunità bloccando la società è, per il popolo, un diritto e un dovere da non dimenticare mai! La coscienza dei cittadini, oggi mortificata, deve attivarsi in nome e per conto della Democrazia, mai attuata veramente. La realizzazione della Democrazia compiuta è molto difficile ma i tentativi di realizzazione, fino a circa 30 anni fa erano in divenire; successivamente il monopolio sui media, l' assenza di cultura politica, l' omologazione e la destrutturazione culturale hanno devitalizzato le possibilità democratiche e aperto alla distruzione consapevole e scientifica attuale della Democrazia con motivazioni retoriche che mascherano un progetto reazionario molto pericoloso per le Istitzioni e in danno del Popolo. Il diritto di resistenza viene teorizzato da Locke il quale lo paragona a "un appello al cielo" volendo significarne l' eccezionalità ma anche la legittimazione superiore. Il Diritto di Resistenza, per locke, è legittimo soltanto se gli atti illegali commessi dal potere riguardano la maggioranza dei cittadini; oppure se, pur danneggiando poche persone, le loro conseguenze di fatto minacciano tutti gli altri, mettendo a repentaglio le loro leggi, gli averi, le libertà, le vite e anche le pratiche religiose. È qui dunque, in questo atto legittimo ed estremo di libertà teorizzato da Locke, la bruciante attualità del suo pensiero in quanto non esiste e non può esistere decisione dei governi, anche se presa a maggioranza e dunque formalmente rispettosa delle regole democratiche, che possa mettere in discussione le tre libertà fondamentali dell' uomo: vivere, scegliere e possedere. Attualmente i reggitori delle Democrazie devono riflettere molto sul Diritto di Resistenza poichè non possono pensare di impoverire impunemente perchè protetti da leggi antiumane, la maggioranza dei cittadini in favore di pochi; in Italia, governi illiberali, autodefinitesi progressisti, di fatto restauratori dell' Ancien regime, lo hanno fatto e questa è una responsabilità che avrà esiti devastanti! Il popolo a sua volta deve riflettere molto sul suo destino in un momento storico in cui l' illusione di poter vivere, scegliere e possedere è svanita in quanto la ricchezza è monopoio di pochi e il monopolio sulla povertà e sui poveri è l' unico potere rimasto ai politici i quali lo difenderanno a qualunque costo!
Il Diritto-dovere di Resistenza è sancito dalla Dichiarazione degli Stati Uniti d' America siglata il siglata il 4 luglio 1776:
- "Quando nel corso degli umani eventi si rende necessario ad un popolo sciogliere i vincoli politici che lo avevano legato ad un altro ed assumere tra le altre potenze della terra quel posto distinto ed eguale cui ha diritto per Legge naturale e divina, (Principio giusnaturalista) un giusto rispetto per le opinioni dell'umanità richiede che esso renda note le cause che lo costringono a tale secessione. Noi riteniamo che le seguenti verità siano di per se stesse evidenti; che tutti gli uomini sono stati creati uguali, (Principio di Uguaglianza) che essi sono dotati dal loro creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra questi sono la Vita, la Libertà e la ricerca delle Felicità; che allo scopo di garantire questi diritti, sono creati fra gli uomini i Governi, i quali derivano i loro giusti poteri dal consenso di governanti; che ogni qual volta una qualsiasi forma di Governo, tende a negare tali fini, è Diritto del Popolo modificarlo o distruggerlo, e creare un nuovo governo...." (Principio di resistenza teorizzato da Locke)
Dopo la premessa il testo passa ad elencare i vari soprusi del re di Gran Bretagna e si conclude con un proclama finale.
Il Diritto di Resistenza accompagna tutta la Storia europea ed italiana traducendosi, a seconda delle varie epoche, in azioni diplomatiche, rivolte, rivoluzioni, guerre e resistenze pacifiche con l' obiettivo di sottrarsi ai poteri tirannici e ingiusti, ricercare l' indipendenza, combattere le censure e richiedere Carte costituzionali: il Diritto di Resistenza ha come esito politico la Democrazia compiuta! L' Italia ha espresso nobilmente il suo Diritto di Resistenza nel Risorgimento e nel periodo finale del fascismo quando fu il popolo a salvare lo Stato. Le donne, dal Settecento, sono state protagoniste di un Diritto di Resistenza che le porta verso l' emancipazione formale. Oggi gli italiani sono chiamati ancora al Diritto di Resistenza esercitabile all' interno dei diritti politici con la possibilità di premiare movimenti estranei alla politica classica che ha impoverito l' Italia! Questo non è populismo ma diritto! Il populismo accompagna la nascita dei partiti classici fin dagli inizi del 900 in concomitanza con la nascente "società di massa" ed è stata responsabilità dei partiti classici il non riuscire a sottrarsi a questo meccanismo politico elementare e immaturo di seduzione/consenso ma anzi pensare di servirsene impunemente. Tutti si sono appellati direttamente e giustamente al popolo e molti lo hanno ingannato!
Attualmente il Diritto di Resistenza si deve esprimere attraverso azioni non violente ed è sostanzialmente (ed implicitamente) accolto dalla nostra Costituzione, in quanto rappresenta una estrinsecazione del principio della sovranità popolare, sancita dall’art. 1 della Costituzione e che quindi informa tutto il nostro Ordinamento giuridico: raccolta firme, movimenti di opinione attraverso il dibattito pubblico, manifestazioni pacifiche e attualmenre anche con il pericoloso ma legittimo rifiuto di esercitare i diritti politici e ricerca di movimenti alternativi ai partiti classici che si sono rivelati incapaci, dannosi e fraudolenti. La sovranità è esercitata in modo diretto attraverso i fondamentali diritti di libertà, garantiti espressamente dalla Costituzione, ed in modo indiretto attraverso lo Stato- apparato (la Pubblica Amministrazione), la cui attività non può comunque essere in contrasto con la sovranità popolare. Pertanto, quando lo Stato esprime una volontà contraria a quella del popolo, spetta a questo (e quindi ai cittadini, singolarmente o collettivamente) riappropriarsi della sovranità per ripristinare la legalità (ad esempio difendere le Istituzioni democratiche). In pratica, quando il Governo, pur instauratosi legalmente (con le elezioni) agisce al di fuori della propria legittimazione (che deriva dalla sovranità popolare espressa con le elezioni), i cittadini, che sono gli effettivi titolari della sovranità possono, anzi devono, attivarsi (appunto con la resistenza) per ripristinare la legalità violata. Se non fosse consentito ai cittadini il ricorso alla resistenza, quale estremo rimedio per ripristinare la legalità violata, il principio della sovranità popolare sarebbe di fatto privo di significato. La resistenza dei cittadini è uno strumento fondamentale, seppure eccezionale, di garanzia dell’Ordinamento Costituzionale, anche se non è espressamente stabilita. Inoltre, il dovere di fedeltà alla Costituzione, sancito dall’art.54, comporta il dovere di non obbedire alle leggi che sono in contrasto con essa. Pertanto, quando si compiono, da parte di qualunque Organo Costituzionale, anche il Governo o il Parlamento, atti di eversione dell’ordine costituzionale, c’è, non il diritto, ma, il dovere di resistenza ( individuale o collettiva ed anche “attiva”, purchè attuata in modo non violento per non ledere i diritti fondamentali di altri individui), al fine di salvaguardare le Istituzioni democratiche. Così, quando lo Stato-apparato realizza materialmente un’attività contraria ai principi fondamentali della Costituzione, come ad esempio fare una guerra “offensiva” o illegittima, quale è quella decisa al di fuori degli Organismi Internazionali, nasce il dovere di resistenza, anche collettiva, quale “extrema ratio” per il ripristino della legalità costituzionale, e che può essere praticata anche nella forma della disobbedienza civile, non violenta.
Oggi la guerra non c' è ma non per questo i cittadini devono rinunciare a interrogarsi sulla sostanzialità della realizzazione della democrazia rispetto a decisioni politiche le quali si traducono in danno per i cittadini e sono quindi contrarie allo spirito della Costituzione come è successo di recente con l' "assegnazione" del governo a un "notabile-tecnico-burocrate-ammininistratore-politico" il quale ora rilascia dichiarazioni "eversive" tese ad annullare la complessità democratica basata su schieramenti politici storici legittimati e legittimi il cui superamento non può avvenire con forzature e invenzioni ideologiche per coprire interessi economico-finanziari di pochi in danno di molti. Giorgio Gaber può sollevare dubbi sulla Destra e sulla Sinistra ma Monti non lo può fare perchè c' è una grave "questione sociale" da risolvere prima di pensare al superaramento dei due schieramenti storici! Monti deve rispondere, come tutti, a questa domanda: chi si occupera di diminuire la povertà e renderà realizzabili le Pari Opportunità?
E ci sono altri interrogativi a cui le classi dirigenti devono rispondere:
E ci sono altri interrogativi a cui le classi dirigenti devono rispondere:
- è stato giusto accettare, sottoscrivere e ratificare il fiscal compact, in italiano, «patto di bilancio» o «trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell'Unione economica e monetaria», approvando definitivamente e senza un dibattito a garanzia del fondamento costituzionale un Trattato di stabilità, da parte della Camera la quale, di fatto, ha spostato la sovranità dal popolo (come recita l’art. 1 della Costituzione) alla burocrazia europea?
- è stato giusto mettere il Pareggio di bilancio in Costituzione e farlo pagare maggiormente al ceto medio e ai poveri? (Con legge costituzionale 20 aprile 2012, n.1 (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 23 aprile 2012) è stato introdotto nella Costituzione, nel rispetto dei vincoli derivanti dall'ordinamento dell'Unione europea, il principio dell'equilibrio delle entrate e delle spese, il cosiddetto "pareggio di bilancio", governo Monti.)
martedì 8 gennaio 2013
STATO DI POLIZIA MA NECESSARIO! «Perché non siamo uno Stato di polizia fiscale» - Corriere.it
Commento a Befera. Cosa succede con l' affermazione dello Stato Moderno? Stato, Chiesa e strutture capitalistiche scoprono degli obiettivi comuni: la possibilità di appropriarsi di ricchezze enormi ma per fare questo devono controllare in toto la società civile, dalla nascita alla morte, corpi e psiche. Magistrati, medici e funzionari pubblici (burocrati) vengono formati con uno sguardo nuovo sull' uomo e sulla società, uno sguardo finalizzato a omologare e controllare all' interno di una contraddizione: liberare ideologicamente l' uomo dai poteri tirannici per piegarlo a nuovi poteri strutturati dallo Stato Moderno. Questa organizzazione statale si perfeziona nell' assolutismo o paternalismo illuminato e poi supera la Monarchia e giunge a conclusione oggi. Non è la segretezza del controllo poliziesco che contraddistingue questo potere ma è la struttura burocratico-organizzativa finalizzata al controllo totale sull' uomo specificatamente sull' uomo povero ed è quello che, indubitabilmente, accade oggi. Lo Stato di polizia è perciò uno Stato che riesce a intervenire massicciamente, attraverso le burocrazie, in economia, nella religione, nei costumi, nella salute, nella sicurezza e nell'organizzazione della fiscalità. L'amministrazione assume una tale complessità da potersi definire dotata di vita propria, divisa quasi da quella costituzionale una struttura con competenza biologico-organizzazionale. In estrema sintesi, il redditometro dell' agenzia delle Entrate è una procedura informatica che, secondo le parole di Befera:" incrociando banche dati e utilizzando con estrema cautela indicatori di tipo statistico, punta a individuare, con la maggiore attendibilità possibile, il grado di correlazione fra il reddito che emerge dalle dichiarazioni fiscali di un soggetto e la sua capacità di spesa, quale risulta invece dai dati di cui il fisco dispone" ed è, aggiungo io, uno strumento finalizzato a un controllo totale sull' uomo tipico di uno Stato di poliza! Il signor Befera farebbe bene a dire che pur essendo uno strumento da Stato di polizia purtuttavia è necessario!
Altro è lo stato poliziesco! Lorenza Cervellin
lunedì 7 gennaio 2013
domenica 6 gennaio 2013
sabato 5 gennaio 2013
venerdì 4 gennaio 2013
Perché Antonio Ingroia sfonderà - Benny Calasanzio Borsellino - Il Fatto Quotidiano
Perché Antonio Ingroia sfonderà - Benny Calasanzio Borsellino - Il Fatto Quotidiano
Sono in accordo con quanto scritto su questo post! Aggiungo anche che solo l' aderenza alla Costituzione e la sua definitiva realizzazione insieme alla legalità aumenteranno le possibilità e le opportunità di salvezza! Ricordiamoci che è stata la magistratura a tentare di interrompere il ciclo mortale dell' ILVA. Lorenza Cervellin
Sono in accordo con quanto scritto su questo post! Aggiungo anche che solo l' aderenza alla Costituzione e la sua definitiva realizzazione insieme alla legalità aumenteranno le possibilità e le opportunità di salvezza! Ricordiamoci che è stata la magistratura a tentare di interrompere il ciclo mortale dell' ILVA. Lorenza Cervellin
giovedì 3 gennaio 2013
«Mi umili, ti uccido»: il rifiuto può attenuare il gesto violento?
«Mi umili, ti uccido»: il rifiuto può attenuare il gesto violento?
Questa la sintesi della motivazione alla condanna all' ergastolo per Salvatore Parolisi come viene interpretato dai titolisti dei giornali e cito a caso: Un rapporto sessuale negato. Sarebbe questa la causa delle furia omicida di Salvatore Parolisi che, il 18 aprile 2011 in un boschetto a Ripe di Civitella, in provincia di Teramo, uccise con 35 coltellate la moglie Melania Rea. Questa la motivazione della sentenza con cui il Gup del Tribunale di Teramo, Marina Tommolini, ha condannato all'ergastolo Parolisi. Secondo il giudice, il caporalmaggiore si sarebbe avvicinato per fare sesso, ma il rifiuto della moglie e le parole umilianti avrebbero scatenato in lui il raptus omicida. Un delitto non premeditato, quindi, ma maturato da una situazione di frustrazione nei confronti della figura psicologicamente dominante che Melania ricopriva all'interno della coppia. Nessun tradimento, nessuna bugia né presunti segreti in caserma, come sostenuto dalla Procura, ma la rabbia e l'umiliazione di un rapporto sessuale negato. Nella sentenza, il Gup Tommolini, spiega che Parolisi, nel tentativo di scagionarsi, ha fornito con interviste e dichiarazioni «una mole di menzogne che, inconsapevolmente, hanno costituito una sorta di confessione». Per il momento non è arrivato nessun commento da parte della difesa, che si riserva di leggere con attenzione la sentenza. Per i legali di Parolisi sembra però certo il ricorso in appello. Margot Silva 3 gennaio 2013, Style.it/news
Commento. Provo molta stima per il Gup Tommolini perchè è riuscita a rendere evidente un equilibrio familiare pericoloso, devastante e patologico incentrato sul potere enorme dato a Melania dallo stesso Parolisi quando ha confessato alla moglie le sue infedeltà. Melania non ha perdonato e probabilmente usava questo potere dominando Parolisi. Queste tensioni terribili si sono scatenate in occasione di quel rapporto sessuale chiesto il quale equivaleva a rendere meno evidente la superiorità morale di Melania e la negazione del rapporto stabiliva nvece il bisogno di mantenere quella distanza per continuare ad avere potere. La risoluzione di questo conflitto e sfociata in violenza totale in danno di Melania Le motivazioni di questa sentenza devono essere da monito per chi vive equilibri patologici per evitare di identificarsi come vittime o dominatori,, ruoli entrambi pericolosi! Lorenza Cervellin
Commento. Provo molta stima per il Gup Tommolini perchè è riuscita a rendere evidente un equilibrio familiare pericoloso, devastante e patologico incentrato sul potere enorme dato a Melania dallo stesso Parolisi quando ha confessato alla moglie le sue infedeltà. Melania non ha perdonato e probabilmente usava questo potere dominando Parolisi. Queste tensioni terribili si sono scatenate in occasione di quel rapporto sessuale chiesto il quale equivaleva a rendere meno evidente la superiorità morale di Melania e la negazione del rapporto stabiliva nvece il bisogno di mantenere quella distanza per continuare ad avere potere. La risoluzione di questo conflitto e sfociata in violenza totale in danno di Melania Le motivazioni di questa sentenza devono essere da monito per chi vive equilibri patologici per evitare di identificarsi come vittime o dominatori,, ruoli entrambi pericolosi! Lorenza Cervellin
mercoledì 2 gennaio 2013
Freud e i figli di coppie gay: il dibattitobr /tra il papà Arcobaleno e la psicoanalista
Freud e i figli di coppie gay: il dibattitobr /tra il papà Arcobaleno e la psicoanalista
Confesso di non aver letto l' editoriale di Galli della Loggia ma mi rifaccio a quanto riportato dal post della 27ora il quale riporta la "preoccupazione educativa " di Galli della Loggia per i figli delle coppie gay. La riflessione di Ernesto Galli della Loggia è legittima e fondata ma superabile in quanto basata su una tradizione educativa strutturata dall' uomo che l' uomo può quindi superare. La nostra cultura si basa sulla divisione, sulla esclusione, sulla differenziazione e sulle ideologie contrapposte: un serbatoio culturale di valore sociale e politico enorme che ha segnato profondamente la vita pubblica e privata dell' uomo. Questo patrimonio non deve essere distrutto ma deve costituire il punto di partenza per una nuova proposta culturale che superi definitivamente il Principio discriminatorio di inclusione/esclusione come produttore principale di cultura e di identità.
Ricordiamo quali sono i principali meccanismi dinamici di produzione di cultura e identitari basati sull' esclusione/inclusione:
- la separazione su base magico-religiosa
Il superamento del genere è un tentativo che l' umanità deve fare se vuole creare condizioni sociali veramente umane e la psicologia deve tenerne conto! Dobbiamo ricordarci che tutte le scienze umane studiano la realtà in divenire, vera produttrice di cultura e di identità e i simboli che l' uomo produce a supporto di questa realtà e questo è il momento di produrre nuovi simboli corrispondenti a questa nuova realtà: Edipo è una categoria interpretativa di valore scientifico assoluto ma non può imprigionare l' uomo e la donna in una tirannia culturale che impedisce la formazione di mondi nuovi e limita la complessità democratica. Diritti dunque e filosofia nuova! Accompagnati da responsabilità e riflessione, senza distruggere complessità ma poi la strada è quella dell' inclusione e del superamento del genere mettendo in campo, oltre alla sessualità di genere, i principi di solidarietà, comprensione e reciprocità. La cultura che riconosce la diversità è il valore fondante la civiltà: ci sono io e c' è un altro e questo riconoscimento dell' altro produce i processi di identificazione/alterità ma l' altro da sé è chiunque, non necessariamente un altro differenziato sessualmente. Ricordiamoci sempre che la diversità sessuale di genere, è stata costruita essenzialmente a scopo produttivo e riproduttivo. Lorenza Cervellin
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