venerdì 11 gennaio 2013

SANTORO, BERLUSCONI, TRAVAGLIO: FINE DEL MODELLO DI RUOLO

IL MODELLO DI RUOLO

Il ruolo in sociologia era, fino a 30 anni fa, un concetto fondamentale, poiché rappresentava l’unità elementare di un sistema sociale in base al quale le persone agivano in un sistema che dava forma ad azioni e comportamenti che riguardavano la persona stessa il proprio Sè e l' altro in quanto le persone che ricoprivano un ruolo agivano anche in considerazione delle aspettative delle persone che fidavano in quel ruolo mettendo in campo comportamenti attesi e differenziati. Il ruolo, prima del 68, era rigido ma dava sicurezza contro il caos sociale e politico: al medico si chiedeva di fare bene il medico, al politico si chiedeva di fare bene il politico e al giornalista di fare bene il giornalista e così via. Spesso queste professioni erano così performanti da risultare psicologicamente molto rigide e rendere indistinguibile la persona dal suo ruolo professionale! Il ruolo aveva un legame stretto con lo status cioè la posizione sociale che una persona era in attesa di occupare e poi occupava. 

La necessaria aderenza al modello di ruolo si traduceva primariamente in una rappresentazione pubblica di una determinata persona la quale svolgeva una determinata professione o un determinato compito e, pena la disapprovazione sociale, doveva svolgerla bene; l' appartenenza a una determinata fascia sociale e a un determinato genere erano chiari, differenziati e distanziati e i gruppi sociali erano facilmente riconoscibili con una divisione fra pubblico e privato e fra ruoli pubblici e ruoli privati. Il ruolo aveva dunque una dimensione di aspettativa e una dimensione normativa: l’assunzione di un ruolo obbligava l’ attore ad agire secondo comportamenti attesi e socialmente utili, regolari e ordinati. La specificità individuale doveva essere superata e ridotta in nome di un interesse generale che richiedeva e induceva ogni individuo a un modello normativo del ruolo che la società richiedeva. Se ne deduce che l' aderenza al ruolo era di fondamentale importanza per la vita pubblica e sociale di uno Stato: disattendere il modello di ruolo poteva essere destabilizzante e pericoloso. Era bene che ognuno rispettasse il ruolo differenziante e identitario in base al quale si era formato: insegnante, studente, soldato, prete, padre, politico, giornalista, medico, manager, avvocato, infermiere e nel privato: marito, moglie e figli. 
Un aspetto molto dibattuto in sociologia è la relazione tra personalità e ruolo, ossia l’assunzione di un ruolo da parte di un attore solitamente non è solo un’operazione di performance, ma prevede anche un’identificazione, una preparazione con aspetti e significati simbolici ed espressivi connessi al ruolo e assegnati dai modelli culturali. Attraverso il ruolo l’attore cerca così di comunicare anche un’immagine coerente del sé e quando si produce una discrepanza tra modello di ruolo atteso e immagine la persona si preoccupa di ristabilire la coerenza attraverso: spiegazioni, scuse, indignazione e ironia. Se ne deduce che l' aderenza al modello di ruolo contiene aspetti di moralità sociale molto importanti poichè si basa sulla coerenza, sulla formazione di una coscienza di ruolo che crea la cultura della responsabilità e rispetta il destinatario delle azioni cioè l' altro. Prerogativa dell' assunzione di ruolo era la responsabilità personale e sociale di prepararsi al meglio per svolgerlo in autonomia, professionalità, responsabilità e  indipendenza. Con la preparazione, il riconoscimento e l' aderenza al ruolo aumentavano anche le possibilità di raggiungere le Pari opportunità.

L' IMPORTANZA DEL RUOLO

Erving Goffman è stato tra i maggiori e più proficui studiosi del ruolo e della sua strutturazione, identificando il ruolo come una maschera che ogni attore sociale è chiamato a rappresentare con le proprie idiosincrasie ma con coerenza e rispetto per le convenzioni sociali: modello rigido ma necessario poichè annullare le distanze rispetto al ruolo significa annullare anche le complessità e le specificità culturali e professionali che quel ruolo richiede e significa togliere ricchezza e varietà sociale per incamminarsi verso l' omologazione ideologica distruttiva. Quanto più la società è complessa e differenziata, maggiori saranno i ruoli che l’individuo sarà chiamato a ricoprire ma sempre con coerenza e preparazione e differenziazione cosicchè una persona può essere padre in famiglia, impiegato in ufficio, consigliere comunale purchè rispetti e sappia interpretare efficacemente tutti i modelli di ruolo, senza confusione, al contrario, nelle società poco differenziate e primitive i ruoli tendono a coincidere e possiamo trovare un capo, un padrone che assume su di se tutti i ruoli e una ideologia irrazionale e magica permette il riconoscimento di questa posizione socialmente molto pericolosa. Noi dobbiamo sempre pensare che la strutturazione del modello di ruolo ci ha accompagnato verso la Democrazia: il riconoscimento del ruolo permetteva la mobilità sociale.

VERSO LA DISTRUZIONE DELLA COSCIENZA DI RUOLO E IL VUOTO DI MODELLI

Zigman Bauman ha studiato le società contemporanee attuali caraterizzate dalla perdita di senso spazio-temporale e dalla frattura verso il futuro e ha coniato il termine "modernità liquida" volendo significare un determinato e tipico aspetto della condizione umana attuale in cui persone e gruppi sociali si muovono in un dinamismo frenetico e senza senso all' insegna della confusione caotica la quale travolge ogni dimensione della vita  Nella società liquida prevalgono quelle che Bertman, citato in Vite di corsa, ha definito 'cultura dell’adesso‘ e ‘cultura della fretta’ che insieme mettono in crisi anche le dimensioni costitutive più intime della personalità e del comportamento, come le aspirazioni e le potenzialità di costruirsi persone, cioè soggetti capaci di pensare, di scegliere, di possedere, di pensare criticamente, di aderire a principi e obiettivi di autoregolazione e soddisfazione, di instaurare relazioni interpersonali gratificanti e portatrici di un equilibrio emotivo non effimero traducibile in ricchezza sociale e capacità progettuale. Quella che fino a qualche anno fa caratterizzava la vita dei soli giovani e giovanissimi, presi in un perpetuo, confuso e trafelato presente in cui tutto è affidato all’esperienza del momento, sembra ormai la condizione umana generalizzata.  I giovani non servono più per guerra e gli adulti non servono più per interpretare e affermare il principio morale? Allora procediamo all' omologazione ideologica e forzata introducendo modelli che scardinano il ruolo e permettono la realizzazione di un potere capace di farsi totalitario pur mantenendo le forme di una democrazia sostanzialmente irrealizzabile: tutti sono giovani e tutti sono consumatori ma flessibili. Tutta l' energia costruttiva delle persone viene sprecata in una continua e indotta ricerca di soddisfacimenti che si traduce in una devitalizzazione delle persone ridotte anche in stato di bisogno con una ulteriore frustrazione: sopportare la contraddizione di essere stati indotti a essere eterni clienti-consumatori e nello stesso momento privati del lavoro e ridotti in povertà. 
Chi ha destrutturato la cultura del ruolo? In primis la politica di questi ultimi 30 anni con la resonsabilità degli elettori. Accettare di abdicare al proprio diritto di indossare la maschera per interpretare il modello di ruolo è stato pericoloso per l' individuo, per la propria specificità e per la società i cui esiti si sono manifestati in questo periodo storico di destrutturazione culturale in cui tutto viene confuso e ognuno interpreta modelli di ruolo multipli e indifferenziati, rinuncia a interpretare il proprio, interpreta quello di altri con la conseguenza di attivare delle schizofrenie di ruoli che hanno dato risultati destabilizzanti e distruttivi la società.

LA DISTRUZIONE DEL MODELLO DI RUOLO SI ACCOMPAGNA ALLA DISTRUZIONE  DI DEMOCRAZIA

La distruzione dei modelli di ruolo, l' annullamento delle distanze reali e simboliche, la destrutturazione culturale e morale ci hanno avviato verso la "società liquida" e questo esito fa sembrare normale l' intreccio patologico esistente fra politica, economia, finanza e stampa occupati a sedurre i cittadini per aumentare il potere sui poveri. Queste distruzioni sociali sono di difficile osservazione ma i telespettatori che hanno seguito il programma di Santoro su La7 con ospite Berlusconi hanno potuto osservare gli esiti delle distruzioni dei modelli di ruolo e delle distanze che creavano complessità accorgendosi che tutti si sono persi in una commedia a ruoli indifferenziati e primitivi! Chi era il giornalista obiettivo? Chi era il conduttore indifferente? Chi era il politico onesto e interessato al bene generale? Nessuno ha rispettato il proprio ruolo e tutti erano guitti e giullari e spalle comiche per cui la trasmissione si è rivelata socialmente dannosa, irreale, primitiva, pericolosa e offensiva poichè in Italia i drammi sociali esistono e non può essere un capo"comico" a risolverli! OGGI TUTTO E' POLITICO PER CUI IL RUOLO POLITICO E LA MORALE NON CI SONO!

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