mercoledì 9 gennaio 2013

IL DIRITTO DI RESISTENZA DEI POPOLI

Resistere al potere che mortifica l' uomo, lo impoverisce, lo inganna, gli toglie dignità e impedisce consapevolmente e scientificamente la realizzazione delle Pari Opportunità bloccando la società è, per il popolo, un diritto e un dovere da non dimenticare mai! La coscienza dei cittadini, oggi mortificata, deve attivarsi in nome e per conto della Democrazia, mai attuata veramente. La realizzazione della Democrazia compiuta è molto difficile ma i tentativi di realizzazione, fino a circa 30 anni fa erano in divenire; successivamente il monopolio sui media, l' assenza di cultura politica, l' omologazione e la destrutturazione culturale hanno devitalizzato le possibilità democratiche e aperto alla distruzione consapevole e scientifica attuale della Democrazia con motivazioni retoriche che mascherano un progetto reazionario molto pericoloso per le Istitzioni e in danno del Popolo. Il diritto di resistenza viene teorizzato da Locke il quale lo paragona a "un appello al cielo" volendo significarne l' eccezionalità ma anche la legittimazione superiore. Il Diritto di Resistenza, per locke, è legittimo soltanto se gli atti illegali commessi dal potere riguardano la maggioranza dei cittadini; oppure se, pur danneggiando poche persone, le loro conseguenze di fatto minacciano tutti gli altri, mettendo a repentaglio le loro leggi, gli averi, le libertà, le vite e anche le pratiche religiose. È qui dunque, in questo atto legittimo ed estremo di libertà teorizzato da Locke, la bruciante attualità del suo pensiero in quanto non esiste e non può esistere decisione dei governi, anche se presa a maggioranza e dunque formalmente rispettosa delle regole democratiche, che possa mettere in discussione le tre libertà fondamentali dell' uomo: vivere, scegliere e possedere. Attualmente i reggitori delle Democrazie devono riflettere molto sul Diritto di Resistenza poichè non possono pensare di impoverire impunemente perchè protetti da leggi antiumane, la maggioranza dei cittadini in favore di pochi; in Italia, governi illiberali, autodefinitesi progressisti, di fatto restauratori dell' Ancien regime, lo hanno fatto e questa è una responsabilità che avrà esiti devastanti! Il popolo a sua volta deve riflettere molto sul suo destino in un momento storico in cui l' illusione di poter vivere, scegliere e possedere è svanita in quanto la ricchezza è monopoio di pochi e il monopolio sulla povertà e sui poveri è l' unico potere rimasto ai politici i quali lo difenderanno a qualunque costo!

Il Diritto-dovere di Resistenza è sancito dalla Dichiarazione degli Stati Uniti d' America siglata il siglata il 4 luglio 1776:

  • "Quando nel corso degli umani eventi si rende necessario ad un popolo sciogliere i vincoli politici che lo avevano legato ad un altro ed assumere tra le altre potenze della terra quel posto distinto ed eguale cui ha diritto per Legge naturale e divina, (Principio giusnaturalista) un giusto rispetto per le opinioni dell'umanità richiede che esso renda note le cause che lo costringono a tale secessione. Noi riteniamo che le seguenti verità siano di per se stesse evidenti; che tutti gli uomini sono stati creati uguali, (Principio di Uguaglianza) che essi sono dotati dal loro creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra questi sono la Vita, la Libertà e la ricerca delle Felicità; che allo scopo di garantire questi diritti, sono creati fra gli uomini i Governi, i quali derivano i loro giusti poteri dal consenso di governanti; che ogni qual volta una qualsiasi forma di Governo, tende a negare tali fini, è Diritto del Popolo modificarlo o distruggerlo, e creare un nuovo governo...." (Principio di resistenza teorizzato da Locke)
Dopo la premessa il testo passa  ad elencare i vari soprusi del re di Gran Bretagna e si conclude con un proclama finale. 

Il Diritto di Resistenza accompagna tutta la Storia europea ed italiana traducendosi, a seconda delle varie epoche, in azioni diplomatiche, rivolte, rivoluzioni, guerre e resistenze pacifiche con l' obiettivo di sottrarsi ai poteri tirannici e ingiusti, ricercare l' indipendenza, combattere le censure e richiedere Carte costituzionali: il Diritto di Resistenza ha come esito politico la Democrazia compiuta! L' Italia ha espresso nobilmente il suo Diritto di Resistenza nel Risorgimento e nel periodo finale del fascismo quando fu il popolo a salvare lo Stato. Le donne, dal Settecento, sono state protagoniste di un Diritto di Resistenza che le porta verso l' emancipazione formale. Oggi gli italiani sono chiamati ancora al Diritto di Resistenza esercitabile all' interno dei diritti politici con la possibilità di premiare movimenti estranei alla politica classica che ha impoverito l' Italia! Questo non è populismo ma diritto! Il populismo accompagna la nascita dei partiti classici fin dagli inizi del 900 in concomitanza con la nascente "società di massa" ed è stata responsabilità dei partiti classici il non riuscire a sottrarsi a questo meccanismo politico elementare e immaturo di seduzione/consenso ma anzi pensare di servirsene impunemente. Tutti si sono appellati direttamente e giustamente al popolo e molti lo hanno ingannato! 

Attualmente il Diritto di Resistenza si deve esprimere attraverso azioni non violente ed è sostanzialmente (ed implicitamente) accolto dalla nostra Costituzione, in quanto rappresenta una estrinsecazione del principio della sovranità popolare, sancita dall’art. 1 della Costituzione e che quindi informa tutto il nostro Ordinamento giuridico: raccolta firme, movimenti di opinione attraverso il dibattito pubblico, manifestazioni pacifiche e attualmenre anche con il pericoloso ma legittimo rifiuto di esercitare i diritti politici e ricerca di movimenti alternativi ai partiti classici che si sono rivelati incapaci, dannosi e fraudolenti. La sovranità è esercitata in modo diretto attraverso i fondamentali diritti di libertà, garantiti espressamente dalla Costituzione, ed in modo indiretto attraverso lo Stato- apparato (la Pubblica Amministrazione), la cui attività non può comunque essere in contrasto con la sovranità popolare. Pertanto, quando lo Stato  esprime una  volontà contraria a quella del popolo, spetta a questo (e quindi ai cittadini, singolarmente o collettivamente) riappropriarsi della sovranità per ripristinare la legalità (ad esempio difendere le Istituzioni democratiche). In pratica, quando  il Governo, pur instauratosi legalmente (con le elezioni) agisce al di fuori della propria  legittimazione (che deriva dalla sovranità popolare espressa con le elezioni), i cittadini, che sono gli effettivi titolari della sovranità possono, anzi  devono, attivarsi (appunto con la resistenza) per ripristinare la legalità violata. Se non fosse consentito ai cittadini il ricorso alla resistenza, quale estremo rimedio per ripristinare la legalità violata, il principio della sovranità popolare sarebbe di fatto privo di significato. La resistenza dei cittadini è uno strumento fondamentale, seppure eccezionale, di garanzia dell’Ordinamento Costituzionale, anche se non è  espressamente stabilita. Inoltre, il dovere  di fedeltà alla Costituzione, sancito dall’art.54,  comporta il  dovere  di non obbedire alle leggi che sono in contrasto con essa. Pertanto, quando  si compiono, da parte di qualunque Organo Costituzionale, anche il Governo o il Parlamento, atti di eversione  dell’ordine costituzionale, c’è, non il diritto, ma,  il dovere  di resistenza ( individuale o collettiva ed anche “attiva”, purchè attuata in modo non violento per non ledere i diritti fondamentali di altri individui), al fine di salvaguardare le Istituzioni democratiche. Così, quando lo Stato-apparato realizza materialmente un’attività contraria ai principi fondamentali della Costituzione, come ad esempio fare una guerra “offensiva” o illegittima, quale è quella decisa al di fuori degli Organismi Internazionali, nasce il dovere di resistenza, anche  collettiva, quale “extrema ratio” per il ripristino della legalità costituzionale, e  che  può essere praticata anche nella forma della disobbedienza civile, non violenta. 
Oggi la guerra non c' è ma non per questo i cittadini devono rinunciare a interrogarsi sulla sostanzialità della realizzazione della democrazia rispetto a decisioni politiche le quali si traducono in danno per i cittadini e sono quindi contrarie allo spirito della Costituzione come è successo di recente con l' "assegnazione" del governo a un "notabile-tecnico-burocrate-ammininistratore-politico" il quale ora rilascia dichiarazioni "eversive" tese ad annullare la complessità democratica basata su schieramenti politici storici legittimati e legittimi il cui superamento non può avvenire con forzature e invenzioni ideologiche per coprire interessi economico-finanziari di pochi in danno di molti. Giorgio Gaber può sollevare dubbi sulla Destra e sulla Sinistra ma Monti non lo può fare perchè c' è una grave "questione sociale" da risolvere prima di pensare al superaramento dei due schieramenti storici! Monti deve rispondere, come tutti, a questa domanda: chi si occupera di  diminuire la povertà e renderà realizzabili le Pari Opportunità? 

E ci sono altri interrogativi a cui le classi dirigenti devono rispondere: 
  1. è stato giusto accettare, sottoscrivere e ratificare il fiscal compact, in italiano, «patto di bilancio» o «trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell'Unione economica e monetaria», approvando definitivamente e senza un dibattito a garanzia del fondamento costituzionale un Trattato di stabilità, da parte della Camera la quale, di fatto, ha spostato la sovranità dal popolo (come recita l’art. 1 della Costituzione) alla burocrazia europea?
  2. è stato giusto mettere il Pareggio di bilancio in Costituzione e farlo pagare maggiormente al ceto medio e ai poveri? (Con legge costituzionale 20 aprile 2012, n.1 (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 23 aprile 2012) è stato introdotto nella Costituzione, nel rispetto dei vincoli derivanti dall'ordinamento dell'Unione europea, il principio dell'equilibrio delle entrate e delle spese, il cosiddetto "pareggio di bilancio", governo Monti.) 
Oggi la cattiva politica italiana si è appropriata dello Stato, ha ridotto il popolo in stato di bisogno e ha devitalizzato la capacità di resistenza dei cittadini, inoltre, una democrazia non compiuta impedisce il normale svolgimento delle fondamentali dinamiche democratiche basate sulla richiesta di estensione dei diritti attraverso il conflitto democratico fisiologico. Questa situazione di erosione della Democrazia ha portato povertà, illegalità e corruzione ed era obbligo e compito delle classi dirigenti porvi rimedio ma così non sarà. I preparativi che stanno facendo i partiti per le prossime elezioni politiche ci parlano di un ulteriore allontanamento dalla realtà e il ricorso alla formula "società civile" nasconde in realtà una colossale ricerca di consenso proponendo candidati popolari ma non politicamente preparati ad agire in base all' interesse generale fatto che riduce il Principio di rappresentanza a semplice totem formale senza significato sostanziale. L' intreccio patologico per la Democrazia, privo di senso, esistente da sempre in Italia, fra stampa, scienza, economia, sport, spettacolo, finanza, politica e giustizia non può risolversi facendo partecipare tutti gli "intrecciati" a un gioco che dovrebbe perseguire il bene comune ed  essere sostenuto da forti motivazioni valoriali in nome del Principio di Terzietà. La cosa gravissima, a mio avviso,  è soprattutto la partecipazione politica diretta dei giornalisti i quali, facendo politica, inevitabilmente faranno perdere quella obiettività e quella distanza necessaria a una libera informazione andando a incidere profondamente e  definitivamente sul Principio della libera opinione e informazione che è uno dei capisaldi fondamentali della Democrazia a garanzia di un dibattito pubblico sano e vitale! Il Diritto di Resistenza si nutre dell' art. 21 della Costituzione e inquinare l' informazione sarà esiziale per quel poco di Democrazia rimasta!

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