giovedì 10 gennaio 2013

GIUDICI DONNE: GIUDICHESSE, FEMMINISTE E COMUNISTE, così parlò Berlusconi!


ELSA MORANTE nata a Roma il 18 agosto 1912 e morta a Roma il 25 novembre 1985 è una tra le più importanti pensatrici e autrici di romanzi del dopoguerra la quale riflettè molto sulla condizione femminile italiana e sul perdurare di una cultura patriarcale e  maschilista in presenza di un popolo che si rispecchiava continuamente in se stesso e il cui pensiero si avvilluppava in un susseguirsi di  stereotipi che facevano capo a una cultura politico-sociale debole, inetta, ipocrita cui faceva da contraltare una cultura artistica di eccelso livello. Oggi, dopo le dichiarazioni di Berlusconi, è interessante ritornare alla riflessione di Elsa Morante sulla condizione politica e sociale italiana e sul consenso popolare a Benito Mussolini e al fascismo. Naturalmente la similitudine non vuole essere politica ma intende far riflettere sul fascino che alcuni uomini esercitano sul popolo grazie a processi di identificazione che ruotano intorno alla ricchezza,  pericolosi, ma presenti ancora oggi. Morante, riferendosi a Mussolini, parla di crimini che, nel caso di Berlusconi, possiamo parlare di crimini simbolici non associabili ai crimini fascisti. Precisato ciò è incredibile come l' analisi di Morante riguardo il consenso a Mussolini da parte del popolo possa essere, con i dovuti distingui, relativizzata a Berlusconi  e  possa essere una risposta al maschilismo narcisista di Berlusconi e al fatto che, in virtù della sua ricchezza, gli si consenta di dire impunemente quello che vuole, nei media pubblici, soprattutto se offende e demonizza le donne, incurante dell' art. 3 della Costituzione!
  • Il capo del Governo si macchiò ripetutamente durante la sua carriera di delitti che, al cospetto di un popolo onesto, gli avrebbero meritato la condanna, la vergogna e la privazione di ogni autorità di governo. Perché il popolo tollerò e addirittura applaudì questi crimini? Una parte per insensibilità morale, una parte per astuzia, una parte per interesse e tornaconto personale. La maggioranza si rendeva naturalmente conto delle sue attività criminali, ma preferiva dare il suo voto al forte piuttosto che al giusto. Purtroppo il popolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere, sceglie sempre il tornaconto. Così un uomo mediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di facile effetto, è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei. Presso un popolo onesto, sarebbe stato tuttalpiù il leader di un partito di modesto seguito, un personaggio un po' ridicolo per le sue maniere, i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza, offensivo per il buon senso della gente e causa del suo stile enfatico e impudico. In Italia è diventato il capo del governo. Ed è difficile trovare un più completo esempio italiano. Ammiratore della forza, venale, corruttibile e corrotto, cattolico senza credere in Dio, presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario, buon padre di famiglia ma con numerose amanti, si serve di coloro che disprezza, si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori; mimo abile, e tale da fare effetto su un pubblico volgare, ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere, si immagina sempre di essere il personaggio che vuole rappresentare». Elsa Morante, Opere, vol. I, Mondadori (Meridiani), Milano 1988, L-LII

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