giovedì 16 maggio 2013

NON SOLO KABOBO

Riporto il post di Grillo Kabobo d' Italia per avere l' occasione di aggiungere delle riflessioni e un commento personali poichè ritengo il post troppo semplicistico

Kabobo d'Italia: Quanti sono i Kabobo d'Italia? Centinaia? Migliaia? Dove vivono? Non lo sa nessuno.Via Melzo, Milano, un cittadino portoghese originario dell'Angola, stacca a un passante un orecchio a morsi. Prosegue poi per Porta Venezia dove picchia una persona all'uscita dalla metropolitana. Sale su un convoglio e alla fermata di Palestro aggredisce a testate, calci e pugni un ragazzo. Risalito in superficie, raccoglie un mattone e lo tira in faccia a un sessantenne che portava a spasso il cane. Gli spacca il setto nasale e gli procura un vasto ematoma all'occhio. Viene arrestato e dopo un mese rilasciato in libert�.


Commento di Lorenza Cervellin al post di Beppe Grillo

Noi uomini del 2000 viviamo sottoposti alla categorizzazione della normalità, ideologia principale della convinzione evoluzionistica la quale ci ha uniformati nella credenza di vivere nel miglior mondo possibile quando invece viviamo nel peggiore mondo possibile senza più avere la possibilità di cambiare poiché lo Stato è riuscito nella costruzione dell' uomo normale ritenuto moralmente integro e ricondotto a una sola unità, non reale ma pensata e immaginara come tale: l' unità ideologica giuridico-morale; a questa categoria si risponde con la relativa condanna ideologica di chi fa il male da parte della società e della politica. Peccato che l' unità ideologica giurdico-morale e il sistema punitivo deterrente costruito in millenni di Storia sia stato distrutto definitivamente nel corso della storia recente, dopo gli anni Settanta del Novecento all' interno di un paradosso: la costruzione e il trionfo formale dei diritti e la loro sostanziale erosione: all' interno e al riparo di questo paradosso ha trionfato la violenza totale. Oggi noi siamo costretti a problematizzare il male da cui origina la violenta fisica totale attuale. Con il termine violenza totale si vuole significare la violenza attuale esercitata da tutti, autoinflitta, sottratta ai motivi classici scatenanti e agita sui più deboli, violenza totale anche perchè globalizzata e incoraggiata da un potere che incombe sull' uomo per vampirizzarlo, deriva da ogni dove, non è visibile ed è privato di ogni autorevolezza e di un valido supporto morale a giustificazione della sua esistenza. Pochi giorni fa il potere ufficiale e formale italiano ha reso omaggio ad Andreotti ma perchè? La Storia decreta che Andreotti, rappresentante di governo del periodo in cui trionfa l' uomo oggettivizzato e omologato per cui espressione del potere normale, banale, opportunistico e interessato, non ha esercitato il potere con lungimiranza avendo a cuore il bene dello Stato ma solo interessi contingenti e particolari, visti gli esiti negativi del governo degli ultimi 40 anni della storia italiana.  
Il trionfo della società di massa del male e della violenza totale erano stati compresi perfettamente da Hanna Arendt la quale si era impegnata in una riflessione nuova sul male e sulla violenza ma le sue analisi non sono state sufficientemente comprese e diffuse e spesso ignorate dalla politica; questo è indubitabilmente chiaro oggi periodo in cui siamo immersi in una violenza totale e globale senza neanche più avere gli strumenti culturali per fronteggiarla ed è evidente che le dichiarazioni non bastano.
Una delle questioni principali di Arendt era il fatto che un' intera società (quella nazista e fascista) aveva potuto sottostare ad un totale cambiamento degli standard morali senza che i suoi cittadini emettessero alcun giudizio circa ciò che stava accadendo. Come si può rimediare al male derivato dalla banalizzazione? La banalizzazione, secondo Arendt, era il risultato della consegueza del processo di normalizzazione dell' uomo, processo che aveva tolto originalità alle singole personalità impedendo quella capacità critica e quella riflessione che è solo dell' uomo libero, capace di avviare la riflessione necessaria ad arginare il male e la violenza. Arendt sceglie Socrate come suo modello: un pensatore che, ponendosi la domanda: come devo comportarmi verso l' altro?, avvia la riflessione filosofico-morale introducendo un modo di pensiero, per prevenire il male, rintracciandolo nel processo del pensare. Questo pensare per Socrate provoca essenzialmente la perplessità che ha il potere di dislocare gli individui dalle loro regole di comportamento ponendosi degli interrogativi e dei dubbi. Socrate è stato messo a morte perchè, pensare in proprio, è la peggior cosa che si possa fare, in una società patriarcale basata sul dominio: nel corso della Storia tutti i poteri hanno ritenuto pericoloso l' uomo ma soprattutto la donna che pensa e chi non accetta l' omologazione reagendo con i rinchiudimenti o dando la morte legittimamente. Oggi noi siamo immersi nella violenza totale senza mai avere risolto e compreso la violenza patriarcale e abbiamo scarsa capacità di pensare perchè il processo di omologazione è stato molto efficace, situazione peggiorata ulterirmente da una rinnovata situazione contingente di povertà e schiavitù.
La capacità di pensare avrebbe la potenzialità di mettere l'uomo di fronte ad un quadro bianco senza bene o male, senza giusto o sbagliato, ma semplicemente attivando in lui la condizione per stabilire un dialogo con se stesso e permettendogli dunque di deliberare un giudizio circa tali eventi. Arendt mette in guardia l' uomo ed lo invita ad andare contro l'adesione acritica a ogni tipo di standard morale, sociale o legale senza esercitare la capacità di riflettere, basata sul dialogo con se stesso, circa il significato degli avvenimenti; in altre parole la manifestazione del pensiero è capace di provocare perplessità e obbliga l'uomo a riflettere e a pronunziare un giudizio. La banalità del male rende evidente come il fenomeno del male può mostrare la sua faccia attraverso una normalità definita, imposta, omologante e pericolosa. Il male non è mai radicale per cui banalità del male significa male senza radici cioè un male che non è radicato nei motivi cattivi, come può essere la tradizione del male di Caino, pulsionali o nella forza di tentazione; il male è soltanto estremo, e non possedendo né radici profonde né una dimensione demoniaca, proprio per questo, esso può invadere e devastare tutto il mondo perché cresce in superficie come un fungo e sfida il pensiero, unico nemico vero del male, perché il pensiero cerca di raggiungere la profondità, andare a radici, ma il male non si fa trovare poiché nelle società contemporanee, definite liquide, il pensiero viene ucciso e il male permea tutte le superfici: tutto questa è la sua banalità.
Queste le riflessioni di Arendt, che ha problematizzato il totalitarismo seguito alla crisi del liberalismo e il tipo di male particolare e originale prodotto da questi fatti storici e nelle società contemporanee, le più pertinenti per spiegare il male che esiste intorno a noi e che, attualmente, si è esteso in modo esponenziale, complice la distruzione di complessità, la devitalizzazione della democrazia e il trionfo di pensieri omologanti e normalizzanti. Se è vero che il male non ha radici in una natura cattiva è anche vero che uno Stato ha la responsabilità di porre argini al male pubblico e privato, fisico e psicologico e ha il dovere di far partecipare davvero i cittadini alla democrazia. Questa riflessione apre anche e sopratutto alla responsabilità attuale della politica che omologa i cittadini, li anestetizza per continuare ad agire nel discredito impedendo la realizzazione delle opportunità.
Per tornare alla violenza totale in cui siamo immersi oggi cosa si può fare? Intanto ripartire da Socrate e dalla riflessione di Arendt e poi:
  1. far rispondere la politica delle proprie responsabilità: eliminare i paradossi, le incongruenze, le incoerenze, le irrazionalità, le commistioni
  2. liberare le forze sociali e le libere iniziative della persona per far spazio a un uomo nuovo recuperando l' originalità capace a formare mondo di senso e arginare la banalità: l'uomo banale uccide senza motivo e non sa costruire una riflessione per arginare la violenza totale!
  3. recuperare la potenza del pensiero morale
  4. ridare dignità alla giustizia
  5. recuperare il sistema punitivo giusto e veramente educativo
  6. accettare l' idea che violenza di Stato, violenza collettiva e violenza privata hanno dei legami ed è impossibile ed irreale isolare il male e la violenza in categorie predeterminate
In conclusione si può dire che non possiamo arrenderci alla violenza totale ma dobbiamo arginarla recuperando il patrimonio morale e culturale efficace alla prevenzione: a iniziare da Dracone l' uccisione privata è punita perchè risulta devastante per lo sviluppo dei singoli e per la società; oggi noi condanniamo anche la violenza psicologica e all' interno delle democrazie anche la violenza dello Stato quando si abbatte sui cittadini in maniera ingiustificata ma sostanzialmente il patrimonio morale, culturale e i modelli di ruolo autorevoli a sostegno della prevenzione sono stati distrutti per favorire l' uomo oggettivizzato dalla società dei consumi. L' uomo è stato reso normale, banale e poi simile a un oggetto aprendo ai vari Vantaggiato, alla famiglia di zio Michele e anche a Kabobo. Lorenza Cervellin



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