Il bilancio aggiornato della tragedia è di 1.127 morti. Secondo le autorità della cittadina di Savar, 176 persone risultano ancora disperse.
Bassi costi di produzione e pochi obblighi da rispettare: comprare in Bangladesh conviene. In un paese in cui l’industria tessile impiega circa 3 milioni di persone, in prevalenza donne, e crea ricchezza quasi esclusivamente per le multinazionali che comprano a prezzi stracciati i suoi prodotti, lo stipendio medio di un operaio si aggira sui 410 dollari l’anno. Ma le fabbriche della morte non si fermano mai. Secondo una stima dell’International Labor Rights Forum, oltre mille operai tessili hanno perso la vita in Bangladesh dal 2005 in incidenti causati dalle scarse condizioni di sicurezza dei laboratori. L’ultimo episodio a novembre, quando 112 persone morirono nel rogo della Tazreen Fashion Limited, a Dacca. Anche quella fabbrica riforniva aziende italiane. Le aziende italiane smentiscono d avere rapporti di lavoro con queste fabbriche o dichiarano di averli avuti in passato. Vuoi vedere che la globalizzazione ideologica e neo colonialista incoraggiata proprio per avere manodopera schiavile è una invenzione?
Su Twitter è arrivata una prima ammissione: “Il Gruppo Benetton intende chiarire che nessuna delle società coinvolte è fornitrice di Benetton Group o uno qualsiasi dei suoi marchi. Oltre a ciò, un ordine è stato completato e spedito da uno dei produttori coinvolti diverse settimane prima dell’incidente. Da allora, questo subappaltatore è stato rimosso dalla nostra lista dei fornitori“. Questa comunicazione se è vera, cosa significa? Cambia la responsabilità etica di avere svalutato la vita umana in cambio del profitto? Lorenza Cervellin
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