martedì 14 agosto 2012

AGGIORNAMENTI SUI PERCORSI PARITARI E PROBLEMATIZZAZIONE

29 giugno 2012, approvazione del disegno di legge Golfo-Mosca -Atto Camera 2426-2956 B- che obbligherà le società, anche in mano pubblica, a riservare alle donne, dal 2012, una quota pari al 30% dei posti nei consigli di amministrazione,  legge che dovrà indurre necessariamente ad un ripensamento in chiave di promozione delle pari opportunità delle modalità di accesso ai vertici in tutto il settore pubblico.
12 agosto 2011: entra in vigore della legge 120/2011 - approvata grazie all’ impegno delle On.li Lella Golfo e Alessia Mosca - è stata stabilita una importante novità nell’ambito del diritto societario italiano: gli organi sociali delle società quotate in scadenza dal 12 agosto 2012 dovranno essere rinnovati riservando una quota pari ad almeno un quinto dei propri membri al genere meno rappresentato: le donne. Donne che, a partire dal secondo e terzo rinnovo degli organi sociali, dovranno essere pari ad almeno a un terzo, 
per arrivare al 2022, data in cui si pone la seconda importante scadenza fissata dalla legge Golfo-Mosca: l’esaurimento della sua efficacia.
La legge ha, dunque, una validità temporale di soli dieci anni, entro i quali si auspica di raggiungere l’obiettivo di rimuovere gli ostacoli che sinora hanno limitato l’accesso delle donne a ruoli di comando, favorendo un processo di rinnovamento culturale a supporto di una maggiore meritocrazia e di opportunità di crescita.
In questi dieci anni le donne che siederanno nei consigli di amministrazione avranno la responsabilità di affermare le proprie competenze e di essere in grado di contribuire alla creazione di valore: l’obiettivo è quello di non avere più bisogno di una legge e, dal 2023, di superare il tema del genere, candidando alle cariche sociali chi ha le caratteristiche più adeguate per quel ruolo, uomo o donna che sia.
Le società si stanno attrezzando per adeguarsi alle novità che la legge ha introdotto. Attraverso le associazioni di categoria (ad esempio Assonime), molte hanno partecipato al dibattito e alle consultazioni di cui Consob ha tenuto conto nella formulazione del nuovo art. 144-undecies del Regolamento Emittenti. Tale articolo è stato recentemente approvato con la delibera n. 18098 dell’8 febbraio 2012 e, in attuazione degli artt. 147 ter e 148 del Testo Unico della Finanza, stabilisce quali modifiche le società quotate devono apportare ai propri statuti per garantire l’equilibrio di genere nei loro organi sociali.
Con questa norma è stata data autonomia alle società di rivedere i propri meccanismi statutari di nomina di consiglieri e sindaci. In caso di riparto, comunque, l’arrotondamento dovrà avvenire a favore del genere meno rappresentato per eccesso all’unità superiore. Ciò significa che, nel caso in cui il numero complessivo dei consiglieri sia, ad esempio, pari a 11 la “quota di un terzo” riservata alle donne è pari non a tre, ma a quattro membri.
Il processo di modifica degli statuti da parte delle società quotate è un fattore che non deve essere sottovalutato. Le modifiche statutarie in questione non hanno una mera valenza regolamentare, ma impattano sulle politiche di governo societario delle aziende, mediante un inevitabile rinnovamento di organi sociali, la cui composizione spesso era consolidata da tempo.
Queste modifiche promuovono un dibattito che coinvolge una pluralità di interlocutori:
- Gli emittenti, che devono adeguare la propria corporate governance a criteri di equilibrio tra i generi;
-Tutti i loro soci (di maggioranza e di minoranza) che sono chiamati a candidare e a rinnovare gli organi sociali e a condividere novellati meccanismi di voto complessi, come quelli di lista, che spesso devono fare anche i conti con pattuizioni parasociali di pari complessità;
- I consulenti tecnici, tra cui avvocati e notai, che devono supportare soci e società in questo processo.
Vi è poi un tema cruciale e delicato: selezionare le donne da candidare a ruoli strategici, le prime delle quali già dovranno essere identificate tra pochi mesi, appena dopo l’estate.
Per questo evento i soci e le società cominciano ad attrezzarsi: entro il 2015 le donne che dovranno sedere negli emittenti saranno circa 700 e circa 200 nei collegi sindacali.
Gli investitori istituzionali (soprattutto internazionali) si stanno muovendo, al pari degli azionisti di minoranza, nella direzione di ricercare per tempo eccellenze femminili da inserire nei consigli delle società dei quali sono soci. Meno percepibili, invece, sono le azioni intraprese da soci di maggioranza delle società ad elevata concentrazione familiare, in cui spesso si registrano situazioni di sovrapposizione tra il management e titolarità del capitale.
Il primo banco di prova è rappresentato dalle società il cui esercizio scade al 30 giugno e che, dunque, per la fine di quest’anno dovranno essere pronte a rinnovare i propri consigli e collegi sindacali.
La legge Golfo-Mosca non ha soltanto mobilitato il mondo delle società quotate, ma anche e soprattutto quelle a partecipazione pubblica. Si tratta di una realtà importante, ma che viene censita con difficoltà. La stima è che debbano confluire nelle società pubbliche, nei prossimi dieci anni, circa diecimila donne, tra consiglieri e sindaci.
Al riguardo, è prevista a breve la pubblicazione del regolamento che disciplinerà la parità di genere in questa tipologia di società.  Il Ministro Fornero, nel corso della recente riunione dei ministri europei, ha assicurato che non dovrebbe mancare molto e che non è escluso che regole analoghe a quelle già in vigore per le società quotate possano essere estese anche alle istituzioni pubbliche.

Pari opportunità in politica
18 luglio 2012: discussione in Senato sul ddl di riforma costituzionale in questa occasione viene bocciato l' emendamento Idv, a firma Carlino, volto a introdurre la parità di genere nella rappresentanza elettiva al senato. 

PROBLEMATIZZAZIONE
Bene!! Ancora una legge: Golfo-Mosca 
Male: ancora una chiusura politica con la bocciatura del' emendamento Carlino. 
Speriamo che il cambiamento provenga dal mondo del lavoro e che la politica si aggiorni.
Dove può intervenire la legge Golfo-Mosca? Gradualmente, nel corso di 10 anni, potenzialmente, si dovrebbe riuscire a fare massa critica ed abbattere il "soffitto di cristallo" una barriera trasparente ma insormontabile per resistenza, una immagine chiamata a rappresentare efficacemente la difficoltà femminile nel raggiungere le posizioni apicali.  
Noi però non dobbiamo mai stancarci di porre e porci delle domande:

  • siamo preparate a fare massa critica?
  • Qualora le donne riuscissero  a raggiungere le posizioni apicali sono consapevoli che dovrebbero abbandonare la cultura patriarcale omologante e impegnarsi per cambiare in senso solidaristico una realtà violenta e cinica?
Riflettendo sui possibili futuri cambiamenti non posso fare a meno di riflettere su come possa influire la legge Golfo-Mosca sulle realtà lavorative femminilizzate per eccellenza: la scuola e la sanità. Mi soffermo sulla sanità perchè è il settore che conosco meglio avendoci lavorato per 40 anni e avendo assistito ai cambiamenti avvenuti nel corso degli anni, che hanno portato, a mio avviso, un peggioramento riguardo le condizioni lavorative delle dipendenti donne.
Io ho lavorato in una ASSL del Veneto, dal 1992, con legge 502, azienda deputata a risolvere i problemi di salute, controllata direttamente dalla politica, attraverso il potere autocratico di un Direttore Generale il quale interpreta, impersona e realizza una forma di potere monolitica che dalla Regione si dirama in periferia realizzando, appunto con la regionalizzazione della sanità, l' obiettivo di controllo quasi perfetto sui clienti-utenti, sul personale definito "risorse umane" e sulle risorse finanziarie destinate ad alimentare il sistema sanità che attualmente si caratterizza, non più dalla priorità del bisogno, sulla quale era fondata la stesura della legge 883 del 1978 che istituiva il Servizio Sanitario Nazionale realizzando il dettato costituzionale il quale sancisce all'art. 32 "il diritto alla salute come fondamentale diritto dell'individuo ed interesse della collettività", ma, viene data priorità assoluta al contenimento dei costi e delle spese. Costi e spese che, mancando spesso nei Direttori generali, le doti manageriali, vengono razionalizzati mantenendo i privilegi di pochi e mortificando il personale e gli utenti-clienti. Questi ultimi però devono avere l' impressione che tutto funzioni per cui i soggetti più penalizzati risultano essere i più deboli, i meno omologati, i meno protetti "politicamente" perciò, quasi sempre, le dipendenti subordinate donne. La legge Golfo-Mosca non può intervenire sulle aziende sanitarie che sono aziende di diritto pubblico con personalità giuridica ma mancano del consiglio di amministrazione anche se funzionano, formalmente, con atto aziendale di tipo privatistico e, sempre formalmente, sono gestite da tecnici, anche se sostanzialmente, mai come ora, sono controllate in toto dalla politica.
Per quanto riguarda la condizione delle lavoratrici donne, all' interno di queste aziende femminilizzate è proprio l' istaurarsi di questa forma di potere grossolano e primitivo e questa ibridazione aziendale strategica a questo tipo di potere che ha reso visibile la regressione avvenuta dagli anni '70 del '900 e il precipitare indietro di secoli dopo gli anni '80 del '900,  della condizione lavorativa delle donne. In queste comunità lavorative, causa la mancanza di democraticità, di etica e di cultura si sono formati  ambienti psico-sociali inadeguati, particolari e pericolosi che hanno portato a distruzione di complessità e di capitale umano e sociale e mortificato la ragione critica del personale. Nella mia esperienza lavorativa ho visto mantenere la continuità ideologica con il passato basata sulla costruzione dell' inferiorità culturale femminile e sul mantenimento delle disuguaglianze tradizionali. La partecipazione delle donne al potere avviene con meccanismi esasperati e rigidi di esclusione/inclusione per cui  è sempre subordinata al grado di omologazione e di obbedienza che riescono ad esprimere; le poche donne che riuscivano a raggiungere le posizioni apicali intermedie erano quelle donne che riuscivano a esprimere un tasso di omologazione necessaria a chi le nominava e dovevano obbedire agli ordini in un sistema privo di ragione critica universalistica. Per quello che ho visto, dopo il 1980, il merito e la preparazione sono diventati degli handicap  da superare con una formazione obbligatoria rigida, omologante, amicale e particolare con importante distruzione di complessità che ha minato l' azione e il pensiero universalistico. L' azione degli operatori, nell' ambiente lavorativo, è stata pesantemente ed esclusivamente condizionata dal sistema clientelare: dall' appartenenza allo stesso gruppo sociale, alla corrente politica al potere e dalla capacità di  esprimere comportamenti “prevedibili”. La donna ha perso anche quel potere di “influenza” che era frutto indiscutibile della sua capacità personale di dare forma a strategie per modificare la realtà a proprio vantaggio. La valorizzazione delle donne passa ancora attraverso il fatto di essere moglie, figlia, amica, parente di... Le norme sulla privacy non mi consentono di riportare esempi concreti ma conosciuti nella realtà lavorativa in cui ho operato caratterizzata da condizioni psico-sociali primitive con il "bisogno del capro espiatorio". Ho visto peggiorare patologie in atto ed insorgere disturbi da stress a causa dell' ambiente di lavoro socialmente e psicologicamente inidoneo a causa di persone, spesso donne, che detenevano incarichi avuti per clientela. A due anni dal pensionamento ancora non riesco a darmi pace del fatto che una mia collega e amica, dopo una malattia terribile, durata 5 anni, è morta, collega che, prima della malattia, per anni, era stata letteralmente “perseguitata” da una coordinatrice che aveva avuto l' incarico per clientela e senza titolo specifico di caposala; un intero gruppo sociale assisteva a quella persecuzione per antipatia senza mai avere capito nemmeno il perchè e senza poter intervenire visto l' enorme potere che esprimeva la coordinatrice che dialogava direttamente con tutti i direttori generali. Probabilmente era per il fatto che questa collega voleva lavorare in maniera critica e responsabile, non si omologava, e questo non era consentito. La coordinatrice era particolarmente capace nell' arte di incolpare le sue vittime e manipolare, anche grossolanamente, l' ambiente di lavoro i cui componenti spesso capivano ma si asservivano spontaneamente, per paura, a un potere ambiguo e pericoloso perchè non proveniente dalla legalità sostanziale ma solo formale; la natura di “essere umano non omologato” della mia collega e amica era messa a dura prova quando le sue differenze psicologiche e culturali venivano ridotte e le si chiedeva un comportamento asservito. Questo mio scritto probabilmente risente e riflette anche questo dispiacere e scriverne mi serve anche per chiedere aiuto nella comprensione.
Un discorso a parte deve essere fatto sul personale, altamente specializzato ma mortificato, che costituisce la massa subordinata e femminilizzata che opera nelle ASSL e nelle aziende ospedaliere, pressato da una dirigenza spesso inadeguata poichè nominata, non per merito ma per appartenenza politica la quale deve continuare a dare l' illusione  formale del concetto universalistico del SSN come motivo retorico e di consenso che continua ad alimentare l' idea della felicità medicalizzata mentre nella realtà rimane solo il controllo sul personale in stato di bisogno e sugli utenti. A baluardo di questa mistificazione ci sono i corpi delle donne e di uomini femminilizzati che devono rispondere ai bisogni degli utenti-clienti-fruitori con disponibilità corporee, ammiccamenti, amicalismi e maschere sorridenti, spesso per compensare il taglio di servizi.
Io ho lavorato per lungo tempo in front-office e, per un certo periodo, in un call center sanitario e ho sperimentato personalmente l' indirizzo formativo finalizzato a enfatizzare la funzione decorativa e ammiccante di corpi femminili che dovevano essere messi a disposizione dei clienti. La disponibilità corporea, che, andava gradualmente a sostituire la competenza,  ci veniva insegnata attraverso dei corsi in cui imperava la retorica del sorriso e dell' ammiccamento percepibili anche attraverso il telefono: ancora un ammaestramento collettivo femminile ottocentesco finalizzato ad ammansire un utente-cliente, spesso inferocito, perchè aveva aspettato al telefono anche più di un' ora per poi sentirsi dire che doveva attendere mesi per un appuntamento. I colleghi maschi o erano "capi" o dovevano omologarsi al modello corporeo richiesto ed esprimere doti "seduttive".
In sintesi: le donne, con funzioni subordinate, non omologate e stereotipate venivamo sempre “minacciate” di trasferimenti, allontanamenti, spostamenti, tenute a “disposizione”, in base al principio che dovevamo essere “polivalenti” e “interscambiabili” viceversa all' uomo veniva garantità la stabilità perchè la stabilità dell' uomo corrispondeva anche alla stabilità del luogo di lavoro. Le donne che raggiungevano Il potere erano perfettamente omologate per cui non riuscivano ad esprimere modelli gestionali diversi rispondendo esattamente a quel modello di ruolo atteso e automatico che viene richiesto da chi le nomina; la massa critica non si realizza.
Ancora oggi, quando rivedo le mie colleghe, scherziamo sulla definizione che avevo coniato del nostro posto di lavoro, chiamato “inferno sociale”. Dipendenti pressati da mansioni abnormi ed esorbitanti prigionieri nella “contraddizione Brunetta” che li definisce fannulloni, coordinati da persone non preparate per quel ruolo e in assenza di democraticità che impedisce la critica e mina la dignità personale. Spesso, in tutti questi anni di cambiamenti violenti che hanno generato violenza, ho pensato a un modo “normale” e responsabile di gestione dei servizi sanitari con uno “sguardo onesto” verso la persona, che esuli dalla logica della "costruzione ideologica dell' individuo sedotto dalla politica, omologato e medicalizzato", che riesca a chiedere responsabilmente la cura senza quel pietismo e senza quella “paura” che costringe e genera, negli operatori, l' ammiccamento e l' amicalismo di facciata come succede adesso, momento storico, in cui la persona-cittadino è al centro, come mai era stato, di controlli e di attenzioni per carpirne il consenso e l'  energia vitale. Le donne sono sempre state tenute consapevolmente e ideologicamente lontane dal potere e indirizzate esclusivamente verso la produzione e la riproduzione ma oggi, nell' era della globalizzazione ideologica la quale consente di avere una quantità enorme di corpi a disposizione dei più ricchi, i corpi delle donne sono andati verso la "schiavizzazione completa" che permette di usarli ancora più del passato. Oggi siamo scivolate in condizioni ancora peggiori e senza speranza. Io confronto la mia esperienza con quella di mia figlia, precaria, e nel suo caso, vedo una situazione ancora più difficile; occorre mobilitarsi velocemente con azioni e iniziative culturali molto forti per tentare di recuperare il terreno perduto poichè la distruzione della fiducia sociale, dopo anni di parità solo formale, è stata ampia e capillare mascherata da una finta libertà di accesso alle opportunità mentre, di fatto, siamo scivolate pesantemente nella mancanza di libertà dal bisogno.
Concludo dicendo che la mia riflessione è, per definizione e per sostanza, particolare e che ho imparato a non contare solo sull' ottimismo normativo, per modificare una realtà anti-democratica, ma sull' azione e l' iniziativa libera e responsabile delle persone, sulla ragione critica popolare e su strumenti tecnici e culturali per modificare sostanzialmente la condizione delle persone, attualmente, sempre più deboli e impoverite. Un intero sistema organizzativo va rivisto per il bene di tutti!! 

A rappresentare questo post ho scelto un dipinto di De Chirico: Ettore e Andromaca denso di significati metafisici per invitare a riflettere ancora una volta, dopo circa 100 anni, sulla condizione umana ancora e sempre tragica. Dipinto nel 1917, con l' Italia in guerra e con la consapevolezza della della limitatezza umana ben delineata da Schopenhauer e Nietzsche i quali per primi insegnarono il profondo significato del non senso della vita e come tale non senso potesse venire tramutato in arte”, De Chirico ci parla come più chiaramente non si potrebbe. 
Ettore abbraccia per l' ultima volta la moglie Andromaca perchè sa che va a morire in conbattimento contro Achille. E' un abbraccio impossibile poichè entrambi sono senza braccia e sono rappresentati come manichini. Su di loro incombe un' ombra che è un presagio negativo, inoltre,le proporzioni spaziali, volutamente irregolari, aumentano il senso di straniamento e solitudine. Però abbiamo un motivo di speranza perchè Ettore è inclinato verso Andromaca e questa inclinazione può generare fiducia nel futuro. Questa inclinazione di Ettore ci parla di un uomo giusto, non superbo e non dominatore. Poi storicamente l' uomo ha teorizzato l' inferiorità morale, intellettuale e fisica femminile, è diventato superbo e dominatore, lasciando l' inclinazione alle donne, che, se non si fossero inclinate verso i figli l' umanità sarebbe finita.


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