lunedì 27 agosto 2012

LA "GENERAZIONE PERDUTA"


Premessa

Generazione perduta o Lost Generation è una definizione che proviene dalla letteratura ed esattamente dallo scrittore americano Ernest hemingway  il quale riportò, spiegò e rese popolare questo termine coniato da Gertrude Stein per riferirsi a una comunità di espatriati presenti a Parigi durante gli anni venti, frequentata anche da hemingway, che divenne ben presto un gruppo artistico di assoluto valore. L' espressione è stata usata, da hemingway nell' epigrafe del suo primo romanzo Fiesta, e poi, la descrizione della storia di questa espressione è contenuta nel capitolo Une Generation Perdue di Festa mobile.
Il termine “generazione perduta” indicava un gruppo di artisti ed intellettuali, molti dei quali avevano partecipato alla I guerra mondiale, che problematizzarono la guerra e una società, quella americana, che basava i suoi valori su denaro e il lusso e rivendicavano valore alla cultura. La crisi del '29 avrebbe dimostrato il valore della loro scelta. Nel capitolo Une Generation Perdue  vi è questa frase:

  • Ho pensato alla signorina Stein e a Sherwood Anderson e all'egoismo e alla pigrizia mentale opposte alla disciplina, e mi sono detto: "Chi definisce chi una generazione perduta?"»

I giovani nella storia

Dal Vangelo di luca:
  • 46, Dopo tre giorni lo trovarono nel Tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava.
    52, E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

Gesù aveva 12 anni

Dalla storia di Sparta
  • La agoghé (condotta/conduzione) era un rigoroso regime di educazione e allenamento fisico, basato sulla competizione, cui era sottoposto ogni suddito spartano (eccetto gli appartenenti alle dinastie reali) il quale comprendeva la separazione dalla famiglia, la coltivazione della lealtà di gruppo attraverso periodi di estrema solitudine, l' allenamento militare, la caccia anche con combattimenti a mano nuda e la danza in preparazione al ruolo sociale e pubblico, sotto la guida di un paidonomos (letteralmente mandriano di ragazzi). Secondo la tradizione questo percorso educativo sarebbe stato introdotto dal semi-mitico legislatore spartano Licurgo (VIII secolo a.C.), ma si pensa che in realtà abbia avuto i suoi inizi tra il VI e il VI secolo a.C. e veniva impartito ai ragazzi dall'età di sette anni fino ai venti. L'obiettivo del sistema era di produrre maschi fisicamente e moralmente robusti perché potessero servire nell'esercito spartano. Questi uomini sarebbero stati le "mura di Sparta", poiché Sparta era l'unica città greca senza mura difensive – sarebbero state abbattute per ordine di Licurgo perchè considerate vestigia della tirannide. La disciplina era rigorosa e i ragazzi venivano incoraggiati a combattere tra di loro per determinare chi fosse il più forte nel gruppo.

    Dalla storia medievale
  • Nel basso Medioevo (X, XI secolo, età di accanimento feroce sui poveri senza protezione sociale, come oggi) i figli giovani cadetti, cercando una collocazione sociale, diventarono crociati, cavalieri, capitani del popolo, signori, riuscendo a modificare, gradualmente,la loro condizione e la società in senso moderno modificando gradualmente il potere da tirannico e privato a pubblico.
  • Verso il 1380 il sultano Selim I gonfiò le file dei giannizzeri ricorrendo all'istituto chiamato devşirme (dal sostantivo verbale turco "devşir" che significa "ramazzare"). Gli incaricati del sultano obbligarono le comunità cristiane che vivevano in ambiente rurale a cedere i loro figli più robusti tra l'età dei 6 e 9 anni per addestrarli alla vita militare come giannizzeri o a quella amministrativa di corte. Si preferirono le aree albanesi, bosniache e bulgare, ma in seguito il devşirme fu applicato anche alla Grecia e all'Ungheria. I coscritti, tuttavia, erano essenzialmente di origine albanese. Ogni quattro anni gli inviati del sultano percorrevano i villaggi balcanici e catturavano un quinto dei bambini cristiani dai sei ai nove anni, inizialmente scegliendoli a caso, poi selezionando con cura i più robusti. Questo arruolamento forzato fu abolito solo nel 1676. Per tutta la sua durata la devşirme venne ricordata come un vero e proprio flagello per i cristiani dei Balcani: infatti, all’avvicinarsi della data in cui i bambini avrebbero dovuto essere selezionati, molti cristiani fuggivano nelle montagne dove si davano alla macchia con i loro bambini. L'addestramento dei giannizzeri avveniva in un clima di rigida disciplina. I ragazzi erano sottoposti a grandi fatiche in strutture scolastiche estremamente spartane ed erano per questo chiamati acemi oğlan (scolari stranieri). Obbligati a rispettare il celibato, così da non avere alcuna remora sul campo di battaglia, i giannizzeri erano forzatamente incoraggiati alla conversione all'Islam. Lo scopo di tale addestramento era la costituzione di una compagine militare professionistica obbligata alla lealtà, dietro vincolo di schiavitù ma con possibilità di emancipazione e carriera; il Sultano era considerato padre de facto di ogni soldato.
    Dalla storia Moderna
  • Dal Concilio di Trento (chiuso nel 1563), all' interno del Giurisdizionalismo, tutta la società civile fu sottoposta a un sistema di disciplina ferreo con percorsi di sessualizzazione, femminilizzazione e virilizzazione forzati e obbligati, verso la paternità e la maternità, all' interno del matrimonio, che iniziavano alla nascita; chi si sottraeva al disciplinamento veniva rinchiuso indistintamente in ospedali, carceri o manicomi mentre chi non si sposava entrava nei conventi e nei monasteri.
    Dalla storia Contemporanea
  • Il primo Risorgimento, nella fase del martirologio, fu giovane e dei giovani: il manifesto di Mazzini era “La giovine Italia”. Mameli morì a 22 anni
  • A fine '800, dopo la frattura dell ' unità culturale, preludio al nazionalismo della grande Guerra, e del Fascismo ci furono i giovani futuristi e gli squadristi fascisti appoggiati da una cultura della guerra ormai superata ma sostenuta con rinnovati motivi neo-virilizzanti e paternalisti: i più dannosi. Tutti noi conosciamo i "ragazzi del 99": dopo di loro l' etica patriottica e guerresca ha diminuito la sua efficacia.
Concludendo questa semplice sintesi si può fare una riflessione conclusiva: Il potere, sotto qualsialsi forma si sia espresso ha sempre considerato i giovani una risorsa, un pericolo, una opportunità, protagonisti principali di strategie sociali e politiche in rapporti di persuasione/conflitto che ne riconoscevano il valore e il merito seppure in percorsi che prevedevano l' inclusione nei sistemi socio-politici presenti in un determinato periodo storico. Costruttori di società o addetti alla guerra, attori principali o vittime sacrificate al potere, i giovani sono sempre stati considerati una presenza essenziale alla società, una energia da sfruttare e controllare e un evento esiziale la loro emarginazione.
Questo fino alla fine della Seconda guerra mondiale.
Le due guerre mondiali dimostrano il fallimento delle idealità ottocentesche, dell' economicismo taylorista, della fede positivistica nella tecnologia, del liberismo economico slegato dalla vita civile. Questa consapevolezza profonda si tradurrà in movimenti di opinione che contribuiranno a modificare la società rendendola più moderna e civile all' insegna di ideologie antiautoritarie e antiviolenza, protagonisti i giovani. Si realizza dunque la complessità, uno dei requisiti fondamentali della democrazia. In Italia solo i Costituenti, De Gasperi ed Einaudi sapranno esprimere una politica capace di governare la complessità e pensare in termini di universalismo repubblicano: successivamente ci sarà una chiusura reazionaria e una incapacità di governo che porteranno l' anticultura e la volgarizzazione attuali. Come si traduce la reazione politica? Nell' incapacità di gestione delle energie dei giovani, per paura della mobilità sociale e per mantenere i privilegi e le posizioni sociali già acquisite, le classi dirigenti politiche e alcuni ceti sociali, dediti solo all' arricchimento personale, in una “complicità patologica” rara nella storia, cementata dalla corruzione, con il monopolio degli strumenti audiovisivi e del controllo della stampa, iniziano ad attuare strategie omologanti, concedendo e inducendo l' accesso ai consumi, tutti i consumi, abbattendo le barriere morali, basate sulla distanze costruite nel corso di secoli, senza proporre regole nuove. Gradualmente la cultura inizia a considerare i giovani un problema fino a emarginarli occultando l' emarginazione con la proposta del motivo omologante del giovanilismo: nessuno è giovane e tutti sono giovani. I discorsi pubblici iniziano a considerare il giovane un eterno adolescente e l' adulto un eterno giovane proponendo un corpo de-moralizzato, oggetto-soggetto, consumatore fra consumatori.
In tempi recenti i discorsi pubblici, ormai evidentemente oscurantisti, arrivano a proporre tranquillamente anche le offese.
Sono offese e oscurantismi politici:
  • la delegittimazione dei giovani definiti sfigati e bamboccioni dopo averli usati durante tutta la storia umana a scopo bellico e poi emarginati per non realizzare la mobilità sociale democratica; 
  • l'impoverimento dei cittadini dopo averli sedotti e "arricchiti" ingannevolmente e trasformati in consumatori;
  • la definizione della disoccupazione come una fatalità dell' economia liberista e del progresso tecnico e tecnologico;
  • la demonizzazione del "posto fisso" dopo la costruzione ideologica taylorista basata proprio sul posto fisso;
  • il fatalismo e la noncuranza con cui si "perdono" colpevolmente le generazioni come se fosse una fatalità necessaria e non una colpa politica;
  • le offese verso i cittadini definiti fannulloni, irragionevoli e ingovernabili;
  • l' erosione dei diritti e la negazione della dignità della persona attraverso il suo allontanamento dalle opportunità democratiche e la sua riduzione in stato di bisogno. 
Ormai si sta proponendo un modello magico-primitivo che considera l' immobilità sociale, l' impoverimento e la disoccupazione una fatalità e la proposta politica un tentativo che si propone come l' unico salfifico che però, nella realtà, si traduce in annunci e in iniziative inique, finalizzate ad occultare l' “equilibrio reazionario”.

Dichiarazioni di Monti sui giovani
  • Domanda: Che messaggio si sente di dare a quei 30-40enni italiani che sono in grande difficoltà, a coloro che sono stati definiti la "generazione perduta" in termini di mancato inserimento nel mondo del lavoro?
  • Risposta: Le risposte corrette l'Italia avrebbe dovuto darle dieci, venti anni fa, gestendo in modo diverso la politica economica, pensando di più al futuro e un po' meno all'immediato presente. Alcide De Gasperi diceva che il politico pensa alle prossime elezioni, mentre l'uomo di Stato pensa alle prossime generazioni. Lo sottoscrivo. Quindi la verità, purtroppo non bella da dire, è che messaggi di speranza - nel senso della trasformazione e del miglioramento del sistema - possono essere dati ai giovani che verranno tra qualche anno. Ma esiste un aspetto di "generazione perduta", purtroppo. Si può cercare di ridurre al minimo i danni, di trovare formule compensative di appoggio, ma più che attenuare il fenomeno con parole buone, credo che chi in qualche modo partecipa alle decisioni pubbliche debba guardare alla crudezza di questo fenomeno e dire: facciamo il possibile per limitare i danni alla "generazione perduta", ma soprattutto impegniamoci seriamente a non ripetere gli errori del passato, a non crearne altre, di "generazioni perdute". Sette (27 luglio 2012).
Dopo aver appreso della reazione dei giovani a queste dichiarazioni che innegabilmente segnalano:
  • Il fallimento della politica
  • Il progetto reazionario
  • L' antidemocraticità consapevole
  • L' ignoranza letteraria
  • L' incapacità di esprimere un pensiero solidale, mutualistico e reciproco
Il Presidente del Consiglio, in occasione del discorso di apertura al meeting di Rimini di Comunione e Liberazione, il giorno 19 agosto 2012, fra i tanti argomenti e nel tentativo di rimediare una dichiarazione illuminante, torna sull' argomento della “generazione perduta” ma così facendo precisa e conferma che non farà niente per la “generazione perduta”, si meraviglia che siano ancora “civilmente vivi” ma ciononostante conferma l' emarginazione e dichiara che si impegnerà solo per i giovani di CL:
  • Vedete, quando in un’intervista rilasciata poche settimane fa ho parlato di “generazione perduta”, non ho fatto altro che constatare con crudezza – a volte è necessaria anche quella – una realtà che è davanti agli occhi di tutti: lo “sperpero” di una intera generazione di persone che oggi giovani non lo sono più, alcuni di loro hanno superato i 40 anni d’età, e che pagano le conseguenze gravissime della scarsa lungimiranza di chi, prima di me, non ha onorato il dovere di impegnarsi per loro. Un’intera generazione che paga un conto salatissimo.
  • Una generazione che, ci tengo a precisare, non considero perduta perché priva di mezzi o capacità. Al contrario, trovo che la perdita, gravissima, di capitale umano abbia nuociuto fortemente al Paese, in parte per l’emorragia di professionisti e studiosi che hanno scelto di vivere all’estero, in parte per le mancate opportunità di coloro che, benché meritevoli, sono rimasti in Italia, senza trovare adeguate soddisfazioni professionali. È questa la perdita generazionale a cui facevo riferimento. Una perdita che danneggia tutti noi, non solo i diretti interessati, a cui non mancano né energie né competenze. Apprendo che, a seguito della mia dichiarazione, molti appartenenti alla fascia d’età compresa tra i 30 e i 40 anni hanno reagito, siglando un vero e proprio manifesto in cui spiccano parole portanti come merito, rispetto, impegno e fiducia. È la conferma di quanto ho appena detto: abbiamo un capitale umano eccellente, al quale le “batoste” di questi anni non hanno tolto la voglia di proporre e di partecipare alla vita del Paese. Dobbiamo fare tutto quanto è possibile affinché il Paese non perda anche voi e, anzi, affinché possiate essere una risorsa preziosa per la nostra economia e per il sociale, ma soprattutto perché restiate sempre vivaci come siete oggi, perché possiate mantenere lo stesso fuoco nello sguardo, la stessa curiosità.www.governo.it
Con questa dichiarazione il percorso di emarginazione definitiva dei giovani, di quelli poveri, indistinti e senza protezione lobbistica è concluso e paradossalmente con l' uso di una espressione che indicava una “generazione perduta” capace di pensare in proprio e di portare civiltà.

Gli storici assolvono il compito professionale di ricordare ai loro concittadini ciò che questi desiderano dimenticare. (Eric J. Hobsbawm, Il secolo breve, tr. it. Milano, Rizzoli, 1995, p. 128; a proposito della riscoperta, negli anni ‘80 e ‘90, del liberismo, sebbene questo abbia dimostrato, secondo Hobsbawm, la sua inefficacia teorica e pratica durante la Grande crisi degli anni Trenta). Oggi questa frase va applicata soprattutto ai politici perchè i cittadini conoscono la Storia!!

Lorenza Cervellin, esperto di pari opportunità, cittadinanza di genere e integrazione sociale.

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