venerdì 3 agosto 2012

LAVORO: QUOTE ROSA (post informativo)

Lavoro: Finocchiaro, bene quote rosa in Cda. Peccato mancanza sanzioni
03 Agosto 2012 - 17:11

(ASCA) - Roma, 3 ago - ''L'approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del regolamento attuativo per le quote rosa nei Cda delle societa' pubbliche e' una buona notizia per le donne italiane. Si viene cosi' a colmare un grave gap tra i due generi che ha visto finora il nostro Paese agli ultimi posti tra i Paesi occidentali per la presenza femminile nelle posizioni decisionali''. Lo afferma Anna Finocchiaro, presidente del gruppo Pd del Senato, in una nota.
''Il provvedimento, atteso da tempo e purtroppo deprivato della parte sanzionatoria - continua Finocchiaro - rappresenta un ulteriore passo in avanti verso una stagione di effettiva attuazione della parita' di genere e di protagonismo femminile che vogliamo non si limiti al solo mondo dell'impresa. Infatti sono solo di ieri i dati Istat che rilevano un pesante dislivello di trattamento pensionistico tra donne e uomini. Una differenza che penalizza le donne dall'accesso al lavoro al trattamento retributivo e che continua a non rispecchiare il fondamentale e primario impegno delle donne nel mondo del lavoro''.
''Sono dati - conclude - che ci chiedono di continuare a lottare anche attraverso strumenti temporanei quali le quote, per raggiungere una effettiva parita' di genere in ogni aspetto della vita del nostro Paese. Mi auguro che anche la politica, ora, sappia prendere decisioni importanti e vincolanti in tal senso, al fine di garantire la giusta rappresentanza di donne in ogni assemblea elettiva''.

Dal Fatto quotidiano del 3 agosto 2012
Dopo le società private, la parità fra uomini e donne, riguarderà anche i CDA delle aziende  pubbliche. Il via libera è arrivato dal Consiglio dei ministri, che ha definito le nuove regole, per consentire ai singoli enti a controllo pubblico di modificare i propri statuti, per assicurare l’equilibrio tra i generi. “L’equilibrio si considera raggiunto quando il genere meno rappresentato all’interno dell’organo amministrativo o di controllo ottiene almeno un terzo dei componenti eletti. Ora lo schema di regolamento sarà sottoposto al parere del Consiglio di Stato. 
Soddisfatta il ministro del Lavoro Elsa Fornero, che già in occasione della festa della donna al Quirinale aveva parlato di un segnale di cambiamento “non solo economico, ma anche culturale”. ”Auspico che una decisione come quella di oggi possa essere anche di esempio per la politica e non si debba, con rammarico, registrare l’assenza di candidature femminili come pare essere il caso delle prossime elezioni in Sicilia”. Il ministro non sembra soddisfatta al risultato raggiunto con il governo Monti, dove dicasteri ‘di peso’ sono stati affidati alle donne, e pensa già alla rappresentatività di genere alle amministrative. ”La previsione di quote è un passaggio significativo, ancorché obbligato, per consentire l’effettiva partecipazione delle donne a momenti decisionali di così rilevanti attori economici, rimuovendo pregiudizi e conservatorismi anacronistici”, aggiunge la Fornero considerando il decreto “un’altra importante tappa nel cammino verso l’affermazione di una nuova cultura della parità di genere”.
Il monitoraggio e la vigilanza sull’attuazione effettiva del provvedimento sarà affidata alla Presidenza del Consiglio e al ministro delegato per le Pari opportunità. Le società saranno obbligate a comunicare a loro la composizione degli organi sociali e le eventuali variazioni in corso di mandato. Inoltre, per garantire un controllo ‘diffuso’, saranno accettate anche segnalazioni di situazioni non conformi alle nuove norme. Se, dopo una diffida formale, la società non ripristini tempestivamente l’equità tra i generi, è prevista la decadenza della carica.
Nella nota del Cdm si ricorda anche qual è la situazione nel Paese: “In base ai dati Eurostat del 2012, in Italia l’occupazione delle donne tra i 25 e i 54 anni è pari al 63,9%, circa 12 punti percentuali in meno rispetto alla media dell’Ue a 27. Anche i dati diffusi da Istat e Censis sulla presenza di donne nei consigli di amministrazione fotografano una realtà preoccupante: nel 2011 appena il 7% del totale dei componenti dei Cda delle società quotate contava una presenza femminile”. Anche le Istituzione europee si stanno muovendo in questa direzione: al gennaio 2012, solo un membro su sette dei consigli direttivi della principali aziende europee è donna, ovvero il 13,7%. Un piccolo miglioramento, si fa per dire, visto che nel 2010 la percentuale era dell’11,8 per cento. Ma la Commissione Europea punta a una quota del 40 per cento.

La legge, come primo passo, stabilisce che il 20 per cento dei posti disponibili negli organi di amministrazione e controllo (tipicamente consigli di amministrazione e collegi sindacali) sia riservato al genere meno rappresentato, cioè sempre quello femminile. Le società dirette interessate non saranno chiamate ad allinearsi il 12 agosto stesso, ma in occasione del primo rinnovo degli organi, in genere di durata triennale. Dal 2015, invece, l’incidenza femminile dovrà salire a un terzo (anche in questo caso si concede tempo fino alla scadenza degli organi) mentre nel 2022 la legge Golfo-Mosca esaurirà la propria efficacia. L’auspicio delle due parlamentari promotrici – e non solo loro – è di riuscire a creare, nell’arco di un decennio, un contesto più favorevole all’ascesa delle donne ai vertici aziendali, così che poi, negli anni successivi, non si renda più necessario forzare la mano.

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