Guernica di Pablo Picasso |
Platone
e Aristotele studiarono il corpo umano come realtà materiale e
spirituale stabilendone le prime regole antiumane come ad esempio la
superiorità dell' uomo sulle donne e sugli animali. Sul concetto di superiorità
maschile si sono costruite le prime società del coraggio e della
vergogna basate sull' idea ambivalente di un corpo superiore per
natura e adatto alla guerra per cui superiorità immaginata e
disprezzo reale del corpo umano, occultato da ideologie ideali, diventano concetti fondanti la
corporeità.
Il
cristianesimo porta ai massimi livelli l' idea di un corpo materiale
che ha valore solo come contenitore dell' anima: un passaggio
effimero su questa terra in continua tensione escatologica.
In
età Contemporanea, la disciplina conoscitiva dell' antropologia
culturale ed esattamente Marcel Mauss, per primo, si interessa del
corpo seguito poi da Lèvi Strauss e Mary Douglas la quale scrive -I
due corpi- studi che permettono di evincere il corpo naturale così
come è ed il corpo simbolico come viene costruito socialmente: non
solo, dunque, corpo come realtà bio-fisica e psichica ma
principalmente corpo sociale, plasmato dalla politica, capace di influire e
influenzare tutti gli altri corpi.
Prima
dell' inizio della strutturazione dottrinaria avvenuta intorno al
corpo, nella Grecia Classica, impossessandosene in funzione economica
e politica, il corpo era essenzialmente corpo fisico-sociale e
definiva anche con l' apparenza, ma non solo, la funzione dell' uomo
o della donna all' interno della comunità: fin dal dal Neolitico ci
arrivano testimonianze che attestano modifiche del corpo che
rappresentano forme di comunicazione sociale a segnalare uno status,
una disponibilità sessuale o un rito di passaggio: tatuaggi, ferite
provocate a scopo decorativo o rituale, segni veri e propri di body
painting.
Esempi
Esempi
Le
figure mascherate delle incisioni rupestre nelle grotte di "La
Medelein" (nella Dordogna, in Francia) mostrano segni di body
painting, probabilmente tatuaggi effettuati con il doppio scopo di
differenziare per riconoscersi.
Sul
corpo dell’uomo venuto dal ghiaccio, Ötzi, ritrovato nel 1991 sul
ghiacciaio del Similaun, ci sono 57 tatuaggi, che raffigurano punti,
linee e croci, ottenuti incidendo la pelle, probabilmente con della
pietra tagliente, e strofinandoci sopra del carbone vegetale e sono
presenti in punti del corpo che in vita erano sottoposti a forti
sollecitazioni: si trovano in corrispondenza della parte bassa della
colonna vertebrale, dietro il ginocchio sinistro e sulla caviglia
destra. Siccome esami radiologici hanno individuato forme di artrite
proprio in quei punti, si presume che tali immagini avessero una
funzione di tipo curativo o religioso, al fine di alleviare i dolori. Lo
studio dei tatuaggi di Ötzi, riguardo la spiegazione culturale-sociale, sono ancora oggetto di studio mentre i medici propendono per spiegare l'
intervento come una forma di paleoagopuntura o un sistema di "deviazione" del dolore: dall' articolazione all' epidermide. Però
entrambe queste pratiche non avrebbero avuto bisogno dell' uso del
carbone il quale determina una vera immagine corporea con definite
funzioni sociali in quanto, solo per il fatto di esserci, costituisce
una comunicazione che ha valore per sé e per l' altro anche solo per segnalare zone del corpo di interesse particolare.
Alle donne, in particolare, è sempre stato chiesto di modificare il corpo, anche con metodi cruenti, a scopo decorativo-sessuale: allungamenti del collo, rimpicciolimento dei piedi, dilatazione delle labbra sono pratiche storicamente comuni.
Dal Neolitico in poi, tutti i popoli di tutta la terra, oltre alle modificazioni corporee e al body painting, usano il proprio corpo per comunicare anche attraverso l' esibizione della salute e l'esibizione/occultamento della malattia, mediante una simulazione conscia o inconscia, efficace o non efficace. La lettura dell' uso del corpo, attraverso lo studio delle forme dell' apparenza e delle simulazioni, messe in atto, avviene studiando la cultura che un dato gruppo sviluppa e perciò decodifica. Il tatuaggio nel Neolitico e gli interventi sul corpo dei popoli cosiddetti primitivi erano finalizzati a differenziarsi da altri gruppi per riconoscersi nel gruppo di appartenenza. Oggi le stesse pratiche vengono utilizzate per omologarsi essendo state destrutturate le forme della differenziazione mediante l' abbattimento di ogni distanza simbolica: uomo/donna, genitore/figlio, gruppo primario/gruppo secondario.
Il corpo e il Sè
Alle donne, in particolare, è sempre stato chiesto di modificare il corpo, anche con metodi cruenti, a scopo decorativo-sessuale: allungamenti del collo, rimpicciolimento dei piedi, dilatazione delle labbra sono pratiche storicamente comuni.
Dal Neolitico in poi, tutti i popoli di tutta la terra, oltre alle modificazioni corporee e al body painting, usano il proprio corpo per comunicare anche attraverso l' esibizione della salute e l'esibizione/occultamento della malattia, mediante una simulazione conscia o inconscia, efficace o non efficace. La lettura dell' uso del corpo, attraverso lo studio delle forme dell' apparenza e delle simulazioni, messe in atto, avviene studiando la cultura che un dato gruppo sviluppa e perciò decodifica. Il tatuaggio nel Neolitico e gli interventi sul corpo dei popoli cosiddetti primitivi erano finalizzati a differenziarsi da altri gruppi per riconoscersi nel gruppo di appartenenza. Oggi le stesse pratiche vengono utilizzate per omologarsi essendo state destrutturate le forme della differenziazione mediante l' abbattimento di ogni distanza simbolica: uomo/donna, genitore/figlio, gruppo primario/gruppo secondario.
Il corpo e il Sè
Prendere
coscienza della complessità di un vissuto che ha trasformato
completamente e strategicamente il corpo negando il naturale reale in
favore del “culturale indotto” è oggi una priorità la cui
conoscenza non si può più rimandare se si vuole veramente
intervenire sulla violenza reale e simbolica che incombe oggi sull'
uomo e ancor di più sulla donna. Bisogna assolutamente sapere che il
corpo contiene il Sé, si guarda con la mente ed è dominato dal
potere, un potere che, oggi, ha destrutturato il patrimonio morale. La costruzione dell’identità del Sé inizia sin dalla
nascita attraverso un immenso e duro lavoro, per costruire,
gradualmente l’identità che struttura il proprio Sé, un processo
che si sviluppa nel tempo, lungo e delicato che attiene tutta una
serie di funzioni cognitive, e che dipende da molti fattori. Secondo
la psicologia
cognitiva, lo
sviluppo del concetto di Sé, inizia con la nozione di
differenziazione, cioè con l’acquisizione del senso di essere
un’entità distinta e separata dalla madre e dagli altri, con
proprie caratteristiche morfo-fisiche, che occupa una determinata
posizione nello spazio. Dalle interazioni future, il bambino imparerà
a concepirsi come un essere psicologico, cioè una persona, con il
proprio Sé, distinto da quello degli altri, all' interno di una
differenziazione culturale rigida ma basata sulla diversità. In
conclusione: il Sè si forma in base a processi di relazione con
altri Controsè umani ma anche animali, reali o immaginari e si
sviluppa sempre all' interno di varie polarità culturali a sfondo
morale. Una identità ontologicamente ben strutturata struttura anche un legame giusto con il proprio corpo che ha come base la cultura della bellezza, dell' armonia e della verità, concetti che permettono di resistere al dominio sul corpo messo in atto dal potere a scopo economico. Questa armonia derivante dalla cultura è la prima barriera contro le distruzioni dei corpi: proprie e altrui.
Problematizzazione
Fino all' incirca agli anni '70 del '900, la strutturazione dell' identità e la costruzione di un Sè morale, in generale, dopo le due guerre, era una priorità ma poi, probabilmente per strategie politico-economiche, si è proceduto a processi, anche abbastanza veloci, di destrutturazione/strutturazione della cultura precedente basata su modelli rigidi ma all' interno dei quali era riconosciuta l' originalità, in favore della cultura cosidetta post-moderna basata su modelli replicati e sul concetto, isolato concettualmente da Zygmunt Bauman, di modernità liquida. Da circa 30 anni, a seconda dei bisogni della politica e dell' economia il corpo viene indirizzato, secondo un percorso iniziato nell' Età Moderna e oggi giunto al massimo livello, verso obiettivi strategici: la produzione, la riproduzione attraverso il dominio della fertilità/infertilità, la guerra attraverso il disprezzo del corpo e l'ideologia "indecente" di un coraggio indotto e attualmente la disponibilità totale dei corpi ai clienti-fruitori attraverso il dominio e il monopolio sulla povertà.
Cosa possiamo fare? Soprattutto oggi, in piena globalizzazione, bisogna attuare delle strategie di resistenza culturale che ridiano dignità a un corpo alienato, mai come oggi utilizzato inutilmente, perchè contribuisce solo alla ricchezza di pochi, a scopo economico: grandi masse di corpi impoveriti e privi di dignità posti al servizio di clienti fruitori i quali, possedendo la ricchezza e con la complicità colpevole delle classi dirigenti, sono in grado di stabilire delle regole finalizzate a trasformare prima le donne e poi gli uomini in “oggetti al servizio” e lo hanno fatto utilizzando discorsi pubblici che vorrebbero salvare le apparenze della democrazia enfatizzando il corpo-simbolo e demolendo il corpo reale.
Problematizzazione
Fino all' incirca agli anni '70 del '900, la strutturazione dell' identità e la costruzione di un Sè morale, in generale, dopo le due guerre, era una priorità ma poi, probabilmente per strategie politico-economiche, si è proceduto a processi, anche abbastanza veloci, di destrutturazione/strutturazione della cultura precedente basata su modelli rigidi ma all' interno dei quali era riconosciuta l' originalità, in favore della cultura cosidetta post-moderna basata su modelli replicati e sul concetto, isolato concettualmente da Zygmunt Bauman, di modernità liquida. Da circa 30 anni, a seconda dei bisogni della politica e dell' economia il corpo viene indirizzato, secondo un percorso iniziato nell' Età Moderna e oggi giunto al massimo livello, verso obiettivi strategici: la produzione, la riproduzione attraverso il dominio della fertilità/infertilità, la guerra attraverso il disprezzo del corpo e l'ideologia "indecente" di un coraggio indotto e attualmente la disponibilità totale dei corpi ai clienti-fruitori attraverso il dominio e il monopolio sulla povertà.
Cosa possiamo fare? Soprattutto oggi, in piena globalizzazione, bisogna attuare delle strategie di resistenza culturale che ridiano dignità a un corpo alienato, mai come oggi utilizzato inutilmente, perchè contribuisce solo alla ricchezza di pochi, a scopo economico: grandi masse di corpi impoveriti e privi di dignità posti al servizio di clienti fruitori i quali, possedendo la ricchezza e con la complicità colpevole delle classi dirigenti, sono in grado di stabilire delle regole finalizzate a trasformare prima le donne e poi gli uomini in “oggetti al servizio” e lo hanno fatto utilizzando discorsi pubblici che vorrebbero salvare le apparenze della democrazia enfatizzando il corpo-simbolo e demolendo il corpo reale.
Noi,
per sottrarre il nostro corpo al dominio della politica e dell'
economia e avere ancora una piccola speranza di libertà, dobbiamo
assolutamente avere la percezione che stiamo portando avanti quattro
corpi e tutti controllati, omologati e monopolizzati dal potere che ne ha devitalizzato la morale:
corpo individuale, corpo sociale, corpo politico e corpo simbolico:
un corpo nato biologicamente diverso nella
“creazione” o nella casualità dell' inizio della forma vivente e poi reso culturalmente differenziato nel corso della Storia: maschio o femmina è diventata una distinzione fondamentale, dato di natura su
cui si sono esercitati significati su piani sociali,
politico-ideologici e morali: la costruzione dell' inferiorità
femminile, della superiorità maschile e della doppia morale ha avuto
effetti formali sulle donne fino al 1981 (abolizione del delitto d'
onore) e sostanzialmente e culturalmente oggi si ripercuote su tutti.
Le donne devono assolutamente sapere che durante tutta la storia
conosciuta plasmata dal modello patriarcale, fino ad oggi, la
soppressione del neonato femmina è stata una costante storica e se lasciate in vita venivano abbandonate per essere usate nella prostituzione. Oggi si parla di aborto selettivo che riguarda il sesso e la salute pretesa intervenendo sui feti, prima
della nascita, con l' amniocentesi riuscendo sempre ad accompagnare
questi interventi con nuove elaborazioni dei sistemi di
giustificazioni di questa pratica basati sull' idea che questi
interventi appartengano al dominio del bene e del male mentre in
realtà appartengono anche e soprattutto al dominio della politica e
dell' economia le quali esercitano, da sempre, forme di potere e di
controllo sul corpo a seconda dei periodi storici per cui è
opportuno che le donne imparino assolutamente a riconoscere e
decodificare gli interventi omologanti che le riguardano per capire
se stanno vivendo in una società che rispetta la loro personalità o
in una società che le rende strumento di nuove strategie di dominio
patriarcale. Ma attenzione!! L' omologazione corporea e psichica forzata con l' induzione oggi riguarda tutti!! La comprensione e la conoscenza di questo nodo è
presupposto indispensabile da cui partire per migliorare una società.
Oggi si è esasperato l' uso di una bellezza indotta, apparente e
omologante e di un corpo apparentemente sano ed efficiente che non
sono più un dono di natura ma una immagine stereotipata da
riprodurre, un corpo-simbolo di una donna diventata oggetto-soggetto,
una maschera disponibile, sorridente e ammiccante da sacrificare
sull' altare dell' apparenza. Le donne, ancora una volta, hanno
dimostrato scarsa resistenza ai modelli omologanti pensati per loro,
modelli estesi anche agli uomini con la differenza che l' adesione a
un modello, per l' uomo, non ha cambiato gli equilibri di potere che restano
rigorosamente in mano maschile. E' stato creato un "esercito femminile" omologato e inquadrato, secondo logiche militari, al servizio del
maschile ancora una volta per la cura, la prostituzione, la maternità
regolata e in cambio c' è stata una lieve cessione di incarichi
gestiti e controllati dal potere maschile. L' omologazione ottenuta
attraverso l' uso massiccio di proposte pervenute attraverso i
mass-media è anticulturale e antistorico perchè annulla le
differenze ed elimina la complessità proprio in un periodo storico
in cui, nella società, la differenza trionfa e ci sarebbe bisogno di riconoscerla. Paradossalmente si
imputa proprio ai cittadini l' incapacità di riconoscerla mentre
nella realtà le differenze, costruite e valorizzate da secoli di cultura, sono state destrutturate ed eliminate
politicamente. Come possiamo capire le differenze somatiche e culturali,
riconoscerle e accettarle se, la nostra società, viene plasmata
sempre più pesantemente dalla politica la quale procede con discorsi
pubblici paradossali incentrati sulla elaborazione di processi di
identificazione attraverso meccanismi di esclusione- inclusione
sempre più semplici, ormai solo basati su chi ha denaro e chi non ne ha, su chi esibisce un corpo omologato e chi rifiuta il modello omologante, su chi è furbo e grintoso e chi non lo è, mentre nella realtà è responsabile della
destrutturazioni delle forme identificative tradizionali? Perchè le
classi dirigenti non si sono preparate a gestire la globalizzazione
ideologicamente pensata lasciando la responsabilità dell' impatto
sociale alla buona volontà dei cittadini, adducendo motivazioni
fatalistiche, mentre in realtà coprivano interessi finanziari ben
definiti e conosciuti?
Se
noi non riusciamo a ritornare in contatto con il nostro corpo
sottraendolo al dominio dell' economico e del politico, ridandogli dignità morale, non riusciremo
neanche a diminuire le forme di violenza presenti nella nostra
società ai danni di corpi enfatizzati, omologati, disprezzati,
alienati e svuotati di valore. Dobbiamo recuperare un corpo unico e
originale, diverso l' uno dalla' altro, forte o debole, malato o
sano, vivo o morto secondo parametri di libertà, verità, estetica e
diversità. Se siamo sottoposti continuamente a processi di
identificazione forzatamente omologanti le forme di violenza, di
aggressività e di disprezzo verso corpi biologicamente e
culturalmente diversi ma resi uguali e indistinti, privati della
dignità, saranno sempre più frequenti poiché in natura la norma è
la diversità, l' originalità, la casualità e la mutevolezza.
Il corpo morale,la paura e il tabù
La cultura omologante e indotta della post-modernità ha messo al bando consapevolmente il tabù e questo è stato un danno in quanto il tabù è direttamente e profondamente connesso all' aspetto morale della persona pur interessando direttamente il corpo fisico che è l' oggetto diretto delle proibizioni. In ogni società il tabù segnalava una quantità di pericolo sia pure maggiore o minore ma rimaneva uguale il principio del divieto per paura della contaminazione del corpo fisico. L'insieme della riflessione sulla proibizione, sulla paura e sul divieto e la correlazione sulla salvaguardia del corpo fisico, circoscrivendo la violenza totale, costituivano un patrimonio morale molto importante a salvaguardia della diffusione della violenza. Ogni tabù si fonda su una paura che si traduceva in rispetto: di un oggetto, persona, luogo, animale, un rispetto della persona sociale che si definiva, all' interno di una regola,rispetto a sè stessa e rispetto alla società. il tabù risultava essere un passaggio necessario per il processo di identificazione nonchè una barriera efficace al diffondersi della violenza totale al di fuori della guerra. Esempi di tabù importanti per il percorso di identificazione erano: il cannibalismo, l' incesto, il contatto con il sangue umano, i contatti del cacciatore con il sangue della propria preda. Tutti questi tabù segnalavano una paura di entrare in contatto con l' identico a sè in base al principio di cercare l' identificazione con il diverso da sè perchè l' identico a sè non crea identità.
Vale la pena parlare del tabù della paura dell' uomo rispetto al proprio corpo considerato idealmente e simbolicamente perfetto, un insieme sacro frutto di una idea immaginata a cui si contrappone la realtà di un corpo che nasce carente e poi è soggetto a malattie e a processi di degradazione che possono portare il caos e il disordine rivelando quindi la finitezza del corpo stesso. Nel momento della malattia e della morte si realizza una tensione fra il corpo fisico, il corpo simbolico e il corpo morale della persona con ripercussioni negative sulla comunità per cui la società interviene con rituali compensativi. In generale la cultura occidentale non ha mai superato la paura della malattia e della morte e ha destrutturato, senza sostituirli con una nuova consapevolezza, i tabù. Attualmente, per esercitare un controllo efficace sulla persona, il potere, attraverso la medicina, ha sviluppato l' ideologia di una eterna salute, mettendo da parte la paura che andava esorcizzata appellandosi alla consapevolezza e alla responsabilità e non ricorrendo all' utopia della felicità medicalizzata. Ogni persona deve essere responsabile della propria salute evitando di metterla in pericolo invece abbiamo accettato la seduzione del potere pubblico che ci controlla attraverso il monopolio della cura per cui pensiamo di abusare del corpo, rimasto solo come apparenza, perchè tanto poi, la medicina ci risolve i problemi, e ,se non è capace a risolverli ci deve risarcire.
La violenza sui corpi delle donne
Il corpo morale,la paura e il tabù
La cultura omologante e indotta della post-modernità ha messo al bando consapevolmente il tabù e questo è stato un danno in quanto il tabù è direttamente e profondamente connesso all' aspetto morale della persona pur interessando direttamente il corpo fisico che è l' oggetto diretto delle proibizioni. In ogni società il tabù segnalava una quantità di pericolo sia pure maggiore o minore ma rimaneva uguale il principio del divieto per paura della contaminazione del corpo fisico. L'insieme della riflessione sulla proibizione, sulla paura e sul divieto e la correlazione sulla salvaguardia del corpo fisico, circoscrivendo la violenza totale, costituivano un patrimonio morale molto importante a salvaguardia della diffusione della violenza. Ogni tabù si fonda su una paura che si traduceva in rispetto: di un oggetto, persona, luogo, animale, un rispetto della persona sociale che si definiva, all' interno di una regola,rispetto a sè stessa e rispetto alla società. il tabù risultava essere un passaggio necessario per il processo di identificazione nonchè una barriera efficace al diffondersi della violenza totale al di fuori della guerra. Esempi di tabù importanti per il percorso di identificazione erano: il cannibalismo, l' incesto, il contatto con il sangue umano, i contatti del cacciatore con il sangue della propria preda. Tutti questi tabù segnalavano una paura di entrare in contatto con l' identico a sè in base al principio di cercare l' identificazione con il diverso da sè perchè l' identico a sè non crea identità.
Vale la pena parlare del tabù della paura dell' uomo rispetto al proprio corpo considerato idealmente e simbolicamente perfetto, un insieme sacro frutto di una idea immaginata a cui si contrappone la realtà di un corpo che nasce carente e poi è soggetto a malattie e a processi di degradazione che possono portare il caos e il disordine rivelando quindi la finitezza del corpo stesso. Nel momento della malattia e della morte si realizza una tensione fra il corpo fisico, il corpo simbolico e il corpo morale della persona con ripercussioni negative sulla comunità per cui la società interviene con rituali compensativi. In generale la cultura occidentale non ha mai superato la paura della malattia e della morte e ha destrutturato, senza sostituirli con una nuova consapevolezza, i tabù. Attualmente, per esercitare un controllo efficace sulla persona, il potere, attraverso la medicina, ha sviluppato l' ideologia di una eterna salute, mettendo da parte la paura che andava esorcizzata appellandosi alla consapevolezza e alla responsabilità e non ricorrendo all' utopia della felicità medicalizzata. Ogni persona deve essere responsabile della propria salute evitando di metterla in pericolo invece abbiamo accettato la seduzione del potere pubblico che ci controlla attraverso il monopolio della cura per cui pensiamo di abusare del corpo, rimasto solo come apparenza, perchè tanto poi, la medicina ci risolve i problemi, e ,se non è capace a risolverli ci deve risarcire.
La violenza sui corpi delle donne
La
violenza contro e sulle donne, storicamente, era normale, a volte
incoraggiata anche dal diritto che ha sempre giustificato lo stupro e
l' assassinio come un diritto maschile legittimo da esercitarsi sulle
donne. Attualmente queste forme di violenza sono illegali ma è
difficile annullare culturalmente 2500 anni di storia antifemminile
per cui lo si cerca di fare sostanzialmente, oltre che formalmente,
tenendo sempre desta l' attenzione sulle donne per evitare ritorni
ilegali pericolosi e incoraggiare le donne a sottrarrsi all'
abitudine alla violenza e alla vittimizzazione. Questa politica di incoraggiamento alla
denuncia sta dando i suoi frutti e permette di tutelare le vittime e
avere a disposizione dei dati da utilizzare per modificare le
politiche sociali in senso paritario. La situazione italiana rimane
sempre grave: il rapporto sul femminicidio (parola che non piace) in
Italia fino a fine giugno 2012 ci parla di 73 vittime. Ma attenzione
perchè la violenza sulle donne si esplica maggiormente nel campo del
lavoro quando sono tenute lontano dalle posizioni apicali e
attualmente anche dai lavori “tradizionali” che erano “delle
donne” ed ora vengono affidati agli uomini i quali non danno tutte
quelle “complicazioni” legate alla maternità e alla cura facendo
scivolare ulteriormente le donne in un sottoproletariato sempre più
indistinto e sempre più privo di ogni tutela. Questa evidente
disparità ha incoraggiato l' immissione, sul mercato del lavoro, di un gran numero di
persone, corpi indistinti e privi di dignità, disponibili per lavori
sottopagati e ha trascinato con sé anche uomini socialmente deboli.
I corpi disoccupati
In
Italia, le
previsioni sono preoccupanti: la disoccupazione la quale è segno
tangibile della ripresa economica è in aumento poiché a giugno
2012, secondo i dati ISTAT, il tasso di disoccupazione er al 10,8%
(+0,3 punti rispetto a maggio) con aumento dei disoccupati di lunga
durata. Tra il 2010 e il 2011 era cresciuta impercettibilmente
l'occupazione a tempo parziale che passava dal 16,3% al 16,7%: il
76,6% di questo tipo di occupazione nel 2011 èra realizzato dalle
donne. Nel totale della disoccupazione però il n. di presenze maggiore è
delle donne. Attualmente la situazione è devastante con un n. di
disoccupati privi completamente di ogni tutela (non si conosce il n.) a cui si aggiungono
gli esodati e coloro che scivolano nella povertà a causa di stipendi
già inadeguati e ora anche bloccati e pensioni non indicizzate.
Le
iniziative governative recenti che dovrebbero essere state all'
insegna dell' equità in realtà stanno impoverendo consapevolmente
le persone oneste.
Pur
tuttavia, anche di fronte all' evidenza e alla realtà, vengono messi
in atto discorsi pubblici distraenti a supporto di una volontà di
salvaguardia sociale dei ceti alto-borghesi e dell' abbandono
consapevole al proprio destino di un gran numero di persone,
trasformate, nel corso degli anni, da una politica incapace e
corrotta, in una massa indistinta di corpi sessualizzati, lasciati in
una condizione di deprivazione relativa in presenza abbondante di
cibo e promesse di felicità medicalizzata e sessualizzata, in attesa
di farli scivolare nella povertà perchè attualmente, nella società globalizzata e nell' economia neo-liberista, i poveri servono. Il vero dramma è che noi,
attraverso le elezioni, abbiamo scelto il nostro destino di povertà
e ci siamo lasciati sedurre da un potere colpevole e incapace che
ora, a salvaguardia della reazione e per “dismettere” i diritti
democratici devitalizzandoli ha chiamato il Presidente del Consiglio
Monti.
I corpi al meeting di Rimini e la dichiarazione
di Monti
Questa
una delle ultime dichiarazioni di Monti presente sul sito:
www.governo.it, rilasciata in
occasione dell' intervento pubblico al meeting della amicizia fra i
popoli a Rimini organizzato da Comunione e Liberazione e riportato
dal discorso fatto ai giovani del movimento per la vita. Il discorso
è rivolto ai giovani presenti a Rimini ma poi viene riportato sul sito della
Presidenza del Consiglio:
- Io parlo quasi quotidianamente di crisi, lavoro quotidianamente contro la crisi, italiana ed europea, ma qui con voi oggi vorrei chiedermi se siamo veramente in crisi. Un anno fa pensavamo meno di oggi di essere in crisi, ma credo che lo fossimo di più. Non perché le manifestazioni della crisi fossero più evidenti, non lo erano, ma perché non era ancora avvenuto nel nostro pensare individuale-collettivo un balzo che in quest’ultimo periodo ci ha fatto ragionare tutti più approfonditamente sulla condizione dell’Italia, su ciò che deve essere fatto, su ciò che è troppo difficile per essere fatto. È venuta meno una polvere di parvenza di stabilità e di benessere che, con il senno di poi, ma anche col senno di prima di molti, era chiaro non sarebbe stata sostenibile senza interventi più profondi. Ma allora crisi è il momento in cui si esce – e io per molti aspetti lo vedo avvicinarsi questo momento – da una fase di sofferenza economico sociale, o non è piuttosto crisi la situazione che precede il momento in cui si ritiene necessario rimboccarsi tutti le maniche e lavorare per trasformare per il meglio il Paese?
Sicuramente
il governo Monti si sta attivando per uscire dalla crisi ma lavora
realmente per pochi e a quei pochi si rivolge, anche se,
retoricamente, usa la parola “tutti” e un plurale che non è
universale ma si riferisce a lui e ai presenti l' incontro: i “voi”;
per gli altri non c' è una soluzione ragionevole e pensata ma si
pensa paternalisticamente che l' uscita dalla crisi di pochi servirà
da traino per molti ma non per tutti. I "tutti" di Monti non sono
neanche quella massa di corpi indistinti che non sono neanche più
definiti cittadini e che sono solo funzionali alla dichiarazione
finale moraleggiante: ...o non è piuttosto crisi la situazione che
precede il momento in cui si ritiene necessario rimboccarsi tutti le
maniche e lavorare per trasformare per il meglio il Paese? Ancora
questa frase del “rimboccarsi tutti le maniche” che, in questo
contesto ha perduto il suo significato nobile e diventa strumentale
solo per ribadire l' ennesima colpevolizzazione dei poveri che non si
rimboccano mai abbastanza le maniche!! Ormai è un motivo retorico
che non convince nessuno e speriamo che anche i giovani che si
definiscono per “il Movimento per la Vita” lo abbiano compreso.
Sono per la vita le politiche di Monti? Basta guardare la realtà
per sapere che sono per la vita di pochi e che soprattutto i giovani
sono penalizzati. Non si fidino i giovani di CL, la cui disponibilità corporea è evidentemente al servizio del Movimento e del potere, corpi privilegiati, sorridenti "in divisa", dei probabili
benefici che derivano dalla loro collocazione all' interno del
Movimento, un movimento con una capacità di lobby molto accentuata: la situazione sociale negativa può coinvolgere anche
loro e poi si ricordino dei principi universalisti e non settari del Cristianesimo e di don Giussani! Riflettano questi giovani, corpi omologati a un potere particolare molto influente perciò premiati e sedotti dal potere in carica, dei loro coetanei, non protetti da nessuna associazione, definiti "generazione perduta" e della giustizia sociale ricordandosi che, storicamente, il potere si è sempre servito dei giovani ma ci sono stati giovani che sono riusciti a fare la Storia pensando in proprio per poi costruire un concetto evolutivo da diffondere senza accettare il pensiero imposto dal potere. A Rimini si è riproposto il solito rito di drammatizzazione di cui si serve il potere per autorappresentarsi in funzione autoreferenziale: un palco su cui corpi più importanti di altri si esibiscono facendo finta di dire qualcosa di importante per finire di dire cose qualunque, in platea corpi asserviti al potere e poi il fulcro della drammatizzazione con l' uscita finale del corpo dell' ottimate accerchiato da altri corpi indistinti chiamati guardie del corpo, corpi che possono essere distrutti per salvaguardare un altro corpo considerato più importante in barba al diritto naturale e alla democrazia che prevede uguale dignità a tutti i corpi.
E poi l' altra frase in cui è presente un' offesa molto grave verso i cittadini:... ma perché non era ancora avvenuto nel nostro pensare individuale-collettivo un balzo che in quest’ultimo periodo ci ha fatto ragionare tutti più approfonditamente sulla condizione dell’Italia,...come se i cittadini fossero stati irragionevoli e adesso avessero iniziato a ragionare; non è così: la politica si è consapevolmente allontanata dalla realtà per meglio dominarla e questo i cittadini lo sanno per cui che almeno non continuino ad offenderci. Ma quale balzo!!
E poi l' altra frase in cui è presente un' offesa molto grave verso i cittadini:... ma perché non era ancora avvenuto nel nostro pensare individuale-collettivo un balzo che in quest’ultimo periodo ci ha fatto ragionare tutti più approfonditamente sulla condizione dell’Italia,...come se i cittadini fossero stati irragionevoli e adesso avessero iniziato a ragionare; non è così: la politica si è consapevolmente allontanata dalla realtà per meglio dominarla e questo i cittadini lo sanno per cui che almeno non continuino ad offenderci. Ma quale balzo!!
Monti ha specificato quali provvedimenti stanno creando lavoro e
contrastando la disoccupazione giovanile? Non si accorge che il Paese è stremato? Dieci milioni di famiglie stanno scivolando nella povertà con
la disoccupazione continuamente in aumento arrivata 10,8%. Solo
un italiano su tre ha un posto regolare a tempo indeterminato
(meno che in tutti i Paesi europei). Secondo Eurostat, gli
occupati in Italia sono 450 mila in meno che nel 2007 e aumentano i
cassaintegrati. Su una popolazione di 60,8 milioni di residenti,
solo il 36,8% (22,3 milioni di persone) lavora” senza contare la
tragedia sociale delle persone che non lavorano, non hanno diritto
agli ammortizzatori sociali e sono completamente privi di tuteledei
quali non c' è traccia da nessuna parte. Che fine ha fatto la democrazia?
Conclusione
C'
è un intreccio innegabile fra la violenza sulle donne che va
studiata per comprendere anche la violenza sui bambini e in generale
sui più deboli della società fra cui anche gli uomini e non ultimi
gli animali e la mortificazione dei corpi piegati a modelli omologati
per essere a disposizione delle necessità economiche del momento. E'
indispensabile contribuire a decodificare i problemi che toccano in
generale e profondamente le persone e le strutture sociali entro le
quali le persone agiscono.
Quali problematizzazioni è utile fare?
- Definire la ricostruzione dell'identità personale e sociale in uno scenario di ruoli sessuali in mutamento: la divisione sessuale rigida e il genere non possono più essere, da soli, costruttori di identità. E' auspicabile il superamento del genere.
- Isolare la violenza come forza sociale che si manifesta nel vuoto di identità ed esattamente nel limite fra il superamento di un modello e la proposta ragionevole consapevole e condivisa di una proposta migliore. La cultura deve intervenire tempestivamente per evitare pericolose zone d' ombra.
- Armonizzare i cambiamenti già avvenuti e quelli in corso ricomponendo i paradossi e le fratture classiste che intaccano i diritti e la democrazia.
- Studiare le vittime per farle uscire dal modello vittimizzante e gli aggressori per farli uscire dal modello virilizzante maschilista e predatorio.
E'
obbligatorio definire gli studi sul modello patriarcale come forma di
organizzazione sociale e politica su cui si fonda la nostra società
il quale ha generato modelli violenti ma, in modo repentino, negli ultimi 30 anni, ha subito una pesante
destrutturazione che avrebbe dovuto portare miglioramenti nella vita
dei cittadini ma così non è stato. La politica ha approfittato
della transizione verso il cambiamento riproponendo sempre un modello
patriarcale riveduto e corretto che ci ha portati dal patriarcato al paternalismo alla costruzione ideologica "magica e salvifica" di padri che si rivelano inefficaci a governare l' attualità: Berlusconi, Napolitano e Monti. Questa variante del Patriarcato è un modello di governo della realtà, non solo inefficace ma anche pericoloso e destabilizzante perchè contraddittorio rispetto ai principi democratici basati sulla centralità del cittadino e non del "capo" per cui porta la persona in una realtà
alienante e annichilente e a un pessimismo sociale che porta a
pensare sia risolutivo reagire con aggressività e violenza fisica,
psicologica e simbolica contro chiunque sia percepito come un
ostacolo al proprio narcisismo o alla propria “battaglia
quotidiana”.
E'
evidente che non si può eliminare la violenza e che anche le donne
sanno essere violente, seppure statisticamente in altro modo:
difficilmente si accaniscono, per compensare una frustrazione, con la volontà di distruggere un corpo. L' intento è quello di isolare, spiegare e limitare questo tipo di
violenza, della post-modernità, basata sul declino e la svalutazione
del modello virile e maschilista che si reggeva sull' egoismo, la superbia e
il dominio supportati dall' ideologia della superiorità, declino,
che l' uomo non accetta e la donna non comprende a fondo. Non è più
il momento di accettare supinamente modelli pensati dall' uomo per la
donna ma è il momento, per la donna di proporre modelli e prepararsi
con responsabilità a gestire il potere, liberandosi, in primis,
delle tirannie che dominano il corpo riabituandosi alla bellezza vera e originale per andare verso la verità e la libertà.
A rappresentare questo post ho scelto Guernica di Pablo Picasso dipinto per rappresentare la violenza della guerra e di ogni forma di violenza e di totalitarismo in generale: in questo caso rappresenta il totalitarismo culturale che ha portato a termine il processo di controllo sui corpi generando violenza.
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