giovedì 15 novembre 2012

Blog di Beppe Grillo - Soldato blu

Blog di Beppe Grillo - Soldato blu

Come sempre Grillo ricorre all' uso del linguaggio paradossale, iperbolico e provocatorio per creare una suggestione e attivare una sensibilità politica nuova. In questo caso Grillo vuole evocare una riflessione critica che va al cuore del potere dello Stato nel momento in cui lo Stato esercita l' uso legittimo della sua forza attraverso la violenza protetta dal Diritto. Attualmente questo potere legittimo non viene esercitato verso nemici esterni per preservare i diritti dei cittadini e le prerogative dello Stato, ma per salvaguardare un potere politico e i suoi privilegi, un potere ormai definitivamente autosvalutato e autoscreditato del suo ruolo essenziale di istituzione valoriale superiore. 
Lo Stato, attraverso la polizia, esercita una violenza che, se pur legittima, risulta paradossale e contradditoria in quanto agita in nome di un potere nato per difendere e proteggere i cittadini e invece costretto, nella realtà, proprio a causa della sua perdita di potere, ceduto per incapacità a istituzioni pubbliche e private sovranazionali, a muovere contro popoli realmente minacciati nei loro diritti essenziali. Il passaggio del potere dallo Stato a entità immateriali e non visibili sovranazionali ha lasciato i cittadini in povertà e senza tutele e lo Stato esercita l' unico potere coercitivo che gli è rimasto contro i cittadini attraverso il monopolio della e sulla povertà.

E' evidente che il post di Grillo non è scritto contro gli agenti di polizia i quali devono fare il loro dovere ma contro l' inadeguatezza di chi rappresenta improvvidamente lo Stato e contro la violenza fra poveri.

Foto 1: tratta dalle manifestazioni del 14 novembre indette dalla Confederazione Europea dei Sindacati (CES) contro l’austerità alla quale si aggiungono sia la protesta degli studenti medi e universitari contro il DDL ex Aprea, sia quella per non scordare la data della giornata internazionale per il Diritto allo Studio del 17 novembre. 
Foto 2: Nel 1898 la fragile economia italiana a causa di congiunture internazionali sfavorevoli e per una debolezza politica interna si trova a fronteggiare un forte rincaro del pane il quale porta alla disperazione i ceti sociali deboli e politicamente senza tutele e diritti che già pativano la fame e iniziano a protestare contro il caro vita. Gli scioperi e le agitazioni saranno repressi dovunque nel sangue; a Milano il generale Bava Beccaris, per ordine del "re buono" Umberto I, darà l'ordine di sparare sulla folla inerme provocando ufficialmente 80 morti. Per essere riusciuto a riportare l' ordine a cannonate, Bava Beccaris sarà decorato dal re.
Sulla carneficina perpetrata durante le quattro giornate di Milano (dal 6 al 9 maggio 1898) la storiografia riprende l'informazione governativa che indica in numero di 80 i morti nelle strade del capoluogo lombardo e 450 i feriti; altre fonti non riportano alcun numero limitandosi a scrivere di numerose morti, altre notizie parlano di centinaia di morti [trecento], per altri giornali dell'epoca il numero è di 500 e nel canto "furon mille i caduti innocenti, sotto il fuoco degli armati caini", che può anche essere solo una "licenza poetica".
Ieri come oggi/oggi come ieri: lo Stato vuole comunque il potere sul popolo e  vuole monopolizzare la povertà o la deprivazione relativa in funzione strategica.  Lorenza Cervellin

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