Sabato 22
dicembre Rai 1 ha celebrato Mia Martini, dal punto di vista
espressivo, la più grande cantante italiana di sempre. Perché è
stata così grande? Perché in lei si intrecciarono: cultura, arte,
vocalità, biografia, femminilità, sensibilità sociale e profonda
consapevolezza di una condizione femminile problematica per la
società e la politica che andavano delineandosi negli anni '80 del '
900.
Brevi
cenni biografici
Mia
Martini,
giunge a Roma
da Bagnara
Calabra
negli anni Sessanta
del '900 per tentare il successo come cantante. Viene da una
situazione familiare critica con un padre, professore di italiano in
un liceo, il quale, interrompe la retorica familista e lascia la
famiglia andando a vivere con un altra donna. Mia, come da
dichiarazioni, non riuscirà ad elaborare efficacemente questo fatto
a cui più tardi si aggiunge la sua personale delusione affettiva
dopo la fine della relazione con Ivano Fossati. Queste delusioni
affettive e sentimentali verranno sublimare in una ricerca artistica
ed espressiva di rara potenza che porteranno Martini a scrivere le
pagine più belle della musica italiana, interpretando, durante due
fasi rigorosamente distinte, canzoni
indimenticabili
come: Minuetto,
Piccolo
Uomo,
Gli
uomini non cambiano,
Almeno tu nell’Universo,
Lacrime,
E non finisce mica il cielo.
Perché
l' arte
di Mia martini si divide in due fasi? Non certo per esaurimento di un
filone artistico ma perché fu costretta a ritirarsi dal mondo dello
spettacolo poichè oggetto di superstizione in quanto veniva
considerata una persona che portava sfortuna.
Tornerà dopo anni di lungo silenzio al Festival
di Sanremo nel 1989
e, con Almeno tu
nell’universo,
incanterà tutti ma probabilmente i danni portati dall' emarginazione
sociale e umana, nella sua psiche, erano probabilmente troppo gravi e
tali da portarla a morte prematuramente nel 1995, in circostanze mai
chiarite del tutto.
A
celebrare Mia
Martini,
ospiti di Massimo
Giletti a
Per sempre
Mia: Loredana Bertè, Enzo Gragnaniello, Aida Cooper, Piero
Chiambretti, Valeria Marini, Mietta, Ombretta Colli, Mario Luzzato
Fegiz, Gigi D’Alessio e Anna Tatangelo.
Il
programma è riuscito a rendere questa grandezza espressiva? No
Il
programma è riuscito a spiegare l' emarginazione di Mia Martini? No.
Il programma è riuscito ad
esprimere chiaramente la vergogna e il danno morale subito da Mia
Martini e dalla società tutta? No.
Probabilmente il programma è
riuscito a rendere la grandezza tecnica e vocale di Mia Martini ma la
celebrazione è stata una occasione perduta per parlare
responsabilmente e scientificamente dell' emarginazione di cui è
stata vittima Mia Martini, una emarginazione che veniva a prendere
forma in un ben determinato periodo politico: cinico, edonista e
neo-liberista che si sarebbe nutrito di omologazione e superficialità
e della proposta di donne oggetto-soggetto che ben poco avevano a che
fare con la profondità di Mia Martini. La
delusione più grande è arrivata dalle parole di Ombretta Colli,
collega di Mia ed esponente di spicco della politica berlusconiana.
Colli, riflettendo sull' emarginazione di Mia Martini era arrivata
alla conclusione che la sua collega era oggetto di pregiudizio, emarginazione e
superstizione perché non si vestiva in maniera colorata ed era
malinconica e melanconica perché non si era sposata e non aveva
avuto figli. Ricordo alla signora Colli che l' emarginazione è a
totale carico degli attori esterni alla vittima e che questi attori
inventano la discriminazione come arma idonea ad uccidere le persone
senza spargimento di sangue e probabilmente questo meccanismo di
distruzione originava dall' invidia del talento vero e dall' odio di
una femminilità irriducibilmente proposta. Ricordo, inoltre, alla
signora Colli e al signor Giletti che la televisione è il più
potente motore di discriminazione il quale funziona con un meccanismo
elementare di inclusione/esclusione. Chi viene incluso? Chi si
riconosce come capace di omologarsi per superficialità e mancanza
di talento. Mia Martini nella sua radicale ricerca della propria
originale soggettività e portatrice geniale di talento non
rispondeva ai requisiti "magici" richiesti dall' inclusione
televisiva e veniva regolarmente respinta ed emarginata dalla
superstizione e dall' ignoranza.
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