lunedì 24 dicembre 2012

MIA MARTINI -OMAGGIO-

Sabato 22 dicembre Rai 1 ha celebrato Mia Martini, dal punto di vista espressivo, la più grande cantante italiana di sempre. Perché è stata così grande? Perché in lei si intrecciarono: cultura, arte, vocalità, biografia, femminilità, sensibilità sociale e profonda consapevolezza di una condizione femminile problematica per la società e la politica che andavano delineandosi negli anni '80 del ' 900.
Brevi cenni biografici
Mia Martini, giunge a Roma da Bagnara Calabra negli anni Sessanta del '900 per tentare il successo come cantante. Viene da una situazione familiare critica con un padre, professore di italiano in un liceo, il quale, interrompe la retorica familista e lascia la famiglia andando a vivere con un altra donna. Mia, come da dichiarazioni, non riuscirà ad elaborare efficacemente questo fatto a cui più tardi si aggiunge la sua personale delusione affettiva dopo la fine della relazione con Ivano Fossati. Queste delusioni affettive e sentimentali verranno sublimare in una ricerca artistica ed espressiva di rara potenza che porteranno Martini a scrivere le pagine più belle della musica italiana, interpretando, durante due fasi rigorosamente distinte, canzoni indimenticabili come: Minuetto, Piccolo Uomo, Gli uomini non cambiano, Almeno tu nell’Universo, Lacrime, E non finisce mica il cielo.

Perché l' arte di Mia martini si divide in due fasi? Non certo per esaurimento di un filone artistico ma perché fu costretta a ritirarsi dal mondo dello spettacolo poichè oggetto di superstizione in quanto veniva considerata una persona che portava sfortuna. Tornerà dopo anni di lungo silenzio al Festival di Sanremo nel 1989 e, con Almeno tu nell’universo, incanterà tutti ma probabilmente i danni portati dall' emarginazione sociale e umana, nella sua psiche, erano probabilmente troppo gravi e tali da portarla a morte prematuramente nel 1995, in circostanze mai chiarite del tutto.

A celebrare Mia Martini, ospiti di Massimo Giletti a Per sempre Mia: Loredana Bertè, Enzo Gragnaniello, Aida Cooper, Piero Chiambretti, Valeria Marini, Mietta, Ombretta Colli, Mario Luzzato Fegiz, Gigi D’Alessio e Anna Tatangelo.

Il programma è riuscito a rendere questa grandezza espressiva? No

Il programma è riuscito a spiegare l' emarginazione di Mia Martini? No.

Il programma è riuscito ad esprimere chiaramente la vergogna e il danno morale subito da Mia Martini e dalla società tutta? No.

Probabilmente il programma è riuscito a rendere la grandezza tecnica e vocale di Mia Martini ma la celebrazione è stata una occasione perduta per parlare responsabilmente e scientificamente dell' emarginazione di cui è stata vittima Mia Martini, una emarginazione che veniva a prendere forma in un ben determinato periodo politico: cinico, edonista e neo-liberista che si sarebbe nutrito di omologazione e superficialità e della proposta di donne oggetto-soggetto che ben poco avevano a che fare con la profondità di Mia Martini. La delusione più grande è arrivata dalle parole di Ombretta Colli, collega di Mia ed esponente di spicco della politica berlusconiana. Colli, riflettendo sull' emarginazione di Mia Martini era arrivata alla conclusione che la sua collega era oggetto di pregiudizio, emarginazione  e superstizione perché non si vestiva in maniera colorata ed era malinconica e melanconica perché non si era sposata e non aveva avuto figli. Ricordo alla signora Colli che l' emarginazione è a totale carico degli attori esterni alla vittima e che questi attori inventano la discriminazione come arma idonea ad uccidere le persone senza spargimento di sangue e probabilmente questo meccanismo di distruzione originava dall' invidia del talento vero e dall' odio di una femminilità irriducibilmente proposta. Ricordo, inoltre, alla signora Colli e al signor Giletti che la televisione è il più potente motore di discriminazione il quale funziona con un meccanismo elementare di inclusione/esclusione. Chi viene incluso? Chi si riconosce come capace di omologarsi per superficialità e mancanza di talento. Mia Martini nella sua radicale ricerca della propria originale soggettività e portatrice geniale di talento non rispondeva ai requisiti "magici" richiesti dall' inclusione televisiva e veniva regolarmente respinta ed emarginata dalla superstizione e dall' ignoranza.

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