lunedì 8 ottobre 2012

LA REGIONE VENETO E LE ASL FRA MITO E REALTA'




I cittadini, dopo la vasta eco nei media del "caso Lazio", dopo il "caso Lombardia" e in questi giorni anche del Piemonte, hanno modo di accorgersi della   "mostruosa" e distruttiva struttura di potere regionale. L' Istituzione Regione trova legittimazione formale dalla Costituzione, poi resa Istituzione formale e sostanziale da un percorso legislativo che ne decreta la definitiva struttura di potere quale noi adesso conosciamo e che non ha eguali in Europa: una Istituzione che si fonda su un potere autocratico, autonomo, centrale e centralista esercitato attraverso la monocrazia a caduta. Per esemplificare: uno Staterello monarchico all' interno di uno Stato democratico,  anomalia resa possibile da un compromesso avvenuto all' interno del dibattito alla Costituente dopo l' evidente fallimento dello Stato centrale e l' apporto diretto dei territori nel processo di Liberazione. Benedetto Croce e Palmiro Togliatti, da posizioni opposte, erano contrari al decentramento poichè bisognava concentrarsi sulla costruzione dello Stato centrale che non si era mai strutturata in maniera politicamente matura. Durante il periodo di "congelamento della Costituzione", in presenza del potere gestito dalla Dc, la formazione dello Stato non ha raggiunto la maturità politica necessaria a contrastare la corruzione e le spinte reazionarie per cui l' istituzione Regione tornava sempre in auge nel dibattito pubblico. Storicamente e ideologicamente, l' Istituzione Regione, trovava ampia giustificazione propagandistica proponendosi come entità politica capace di porre rimedio alla corruzione e alla illegalità  presente all' interno dell' Istituzione Stato con il motivo coinvolgente del ruolo "salvifico".
Percorso formale dell' Istituzione Regione:
1970: istituzione delle Regioni. L' art. 5 della Costituzione recita: La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento.
Nel 1968-70 lo Stato, ancora più che in passato, si rivela inadeguato nella gestione della complessità sociale e il tema del decentramento amministrativo e della cessione del potere alle Regioni diventa un tema “salvifico” per una classe dirigente centrale già incapace che si preoccupa ormai solo del modo di produrre consenso. Nel giugno 1970 si tennero le prime elezioni regionali
Storicamente, c' erano stati conflitti molto forti fra potere locale e potere centrale fino all' affermazione definitiva dello Stato di diritto. Deve fare riflettere molto il fatto che la cessione di potere alle Regioni sia avvenuta quasi naturalmente perchè ciò deriva dal fatto che, nella realtà, non è stata una cessione di potere vera in base a una necessità ma una spartizione del potere per compensare la parte politica che non aveva accesso al potere centrale.

La propaganda ci diceva che era assolutamente necessario, per il bene dei cittadini, instaurare poteri vicini ai cittadini e paradossalmente veniva anche detto che la sussidiarietà sarebbe stata più efficiente, efficace ed economicamente più sostenibile. Di fatto oggi in Italia ci sono 5 livelli di potere: Stato, Regioni, Comuni, Province e Comunità montane, e, anche se, apparentemente si occupano di cose diverse, nella realtà si sovrappongono nell' inefficienza o si annullano con costi inammissibili e insostenibili in mancanza totale di efficacia. Non è un caso che la cessione di potere alle Regioni avviene nei momenti di maggiore difficoltà dello Stato il quale pensa di distrarre l' elettorato dalla propria incompetenza attribuendo il ruolo salvifico alla Regione.
Oggi i cittadini pagano tasse per mantenere tutti i livelli di governo con costi che non sono standard ma arbitrari e insostenibili.
1997: Legge 59, Capo I - art 1: delega al Governo per l’emanazione di uno o più decreti legislativi volti a conferire alle Regioni e agli enti locali, ai sensi degli art. 5, 118 e 128 della Costituzione, funzioni e compiti amministrativi;
2001: Legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3 "Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione" pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 248 del 24 ottobre 2001
Art. 1.
1. L'articolo 114 della Costituzione è sostituito dal seguente:
"Art. 114. - La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato.
I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i principi fissati dalla Costituzione.
Roma è la capitale della Repubblica. La legge dello Stato disciplina il suo ordinamento".
Dal 2001 in avanti le Regioni diventano degli apparati di potere autonomi, incontrollabili e titolari di un potere monocratico molto pericoloso, paradossale e dannoso per i cittadini italiani da tutti i punti di vista:
  1. economico: inefficienza, inefficacia e spreco di risorse
  2. culturale: il potere monocratico distrugge complessità, civiltà e socialità evolutiva
  3. politico: la Storia ha bocciato il potere monocratico  perchè distrugge democrazia, trasparenza, partecipazione, dibattito interno e democraticità creando ambienti sociali polarizzati, primitivi ed elementari dove trovano diritto di cittadinanza violenza ed aggressività. 
Per spiegare il potere delle Regioni bisogna attingere al modello del mandarinato cinese.  Al riguardo scriveva Antonio Gramsci in Ordine nuovo:
  • "Il mandarinato è una istituzione burocratico-militare cinese, che, su per giú, corrisponde alle prefetture italiane. I mandarini appartengono tutti a una casta particolare, sono indipendenti da ogni controllo popolare, e sono persuasi che il buono e misericordioso dio dei cinesi abbia creato apposta la Cina e il popolo cinese perché fosse dominato dai mandarini".
I mandarini raggiungevano il potere dopo aver fatto un concorso e provenivano dalla cultura letteraria mentre noi italiani siamo riusciti a creare una casta che gestisce il potere senza cultura.  
Oggi è in atto un altro motivo distraente: la Macroregione; quando intervistano Formigoni, Presidente della Regione Lombardia, indagato per peculato, pressato dalle domande sulla sua inadeguatezza, sposta sempre l' attenzione sulla futura immaginata realtà politica, ancora in chiave salvifica: la macroregione!
Il potere monocratico della Regione Veneto ha prodotto i suoi effetti devastanti all' interno delle Asl, pezzi di Regione nel territorio, dove il malgoverno, attuato con potere monocratico, dai Direttori generali è stato però particolarmente abile da riuscire ad occultare alcune realtà presenti all' interno delle Asl perpetrando motivi "mitici": l' ideologia dell' eccellenza e  della buona organizzazione. Non parlo della realtà della cura che è ancora buona ma questo in virtù della bontà storica della organizzazione sanitaria veneta che ruotava attorno alla eccellenza dell' Università di Padova, una "eccellenza" che oggi viene sbandierata come motivo propagandistico dalla attuale classe dirigente regionale la quale invece l' ha intaccata facendosene scudo. Nessuno si preoccupa della distruzione di capitale umano, sociale, professionale ed etico  avvenuta all' interno delle Asl dove il personale dipendente subalterno è costretto a muoversi al' interno di strategie organizzative paradossali: l' ideologia dell' eccellenza come motivo propagandistico e la realtà della razionalizzazione che va a pesare maggiormente sui più deboli della filiera lavorativa. All' interno di questa realtà paradossale i cittadini, ancora abbagliati dall' ideologia distraente, messa in atto dalla politica, della felicità medicalizzata e del principio della gratuità e dell' eguaglianza delle cure, pretendono, quello che sostanzialmente è stato distrutto, dai primi operatori che incontrano quando accedono alle strutture sanitarie: gli operatori di accettazione dovrebbero compensare la mancanza di servizi e la cattiva organizzazione con il motivo ideologico delle maschere sorridenti in omaggio alla logica del cliente-fruitore.
Il motivo retorico e la bontà dell' eccellenza della sanità veneta, di origine storica e non derivata dalla classe politica regionale, come invece si vuole fare credere, ha permesso una occupazione capillare della sanità in senso clientelare che io ho sperimentato dall' interno e che era stato evidenziato, in tempi non sospetti, con segnalazioni sulla stampa che non avevano sortito nessun esito. Dal 1995 al 2010 la Regione Veneto è stata retta da Giancarlo Galan, potere poi "ceduto a Zaia" per logiche di spartizione politica. All' indirizzo di posta elettronica: robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/.../veneto-strani-concorsi-dirigen...ci si può rendere conto di un dibattito esistente sulla stampa, anni fa il quale però non sortiva nessun effetto profondo nel dibattito pubblico e sulla critica legittima come succede ora e non intaccava l' impianto monolitico di potere che la classe dirigente regionale aveva costruito poichè il motivo propagandistico e irreale di un Veneto eccellente a tutto tondo era preminente. Io non parlo di destabilizzazione di un potere ma di un miglioramento possibile con il riconoscimento della critica giusta poichè, all' interno del potere monocratico a caduta, storicamente, avvengono delle distruzioni di capitale finanziario, umano, sociale e professionale che si evidenziano quando ormai è tardi per porvi rimedio. 
E' bene che io dichiari il mio atteggiamento critico verso la gestione di potere Galan poichè, lavorando all' interno dell' Asl 16 di Padova, ho potuto sperimentare personalmente la mancanza di cultura e la distruzione di capitale etico, sociale, umano e professionale, avvenuto durante l' "impero" Galan per mezzo dei suoi direttori generali.
A rappresentare questo post allego tre immagini emblematiche: un articolo che riguarda la cementificazione del Veneto, il frontespizio di un libro scritto da Galan e il manifesto della campagna di Zaia in occasione della corsa alla presidenza della Regione Veneto.  Lorenza Cervellin  

Nessun commento: