giovedì 18 ottobre 2012

STORIA DELLO STATO: PROBLEMATIZZAZIONE DELLA CRISI DELLO STATO -Continuazione 17-


Il patto o contratto fondativo delle comunità europee moderne è ambivalente e poggia su un paradosso: nasce con un patto non violento, un contratto ma autorizza la forza legittima dello stato. Nel periodo Moderno lo spazio pubblico è riempito dal potere politico il quale riesce a cooptare tutti gli spazi al di fuori del sovrano: società civile e poteri altri con l' inevitabile rinuncia dei cittadini al diritto di resistenza teorizzato da Kant il quale parla del potere dello stato come forza irresistibile. Come si è arrivati all' elaborazione di un potere così pervasivo?
  1. Limitando la libera ed evolutiva azione dell' uomo in modo coercitivo quando veniva vista come pericolosa per l' ordine che si andava costituendo anche con il ricorso ai rinchiudimenti
  2. con una proposta teorico-ideologica molto ben strutturata culturalmente, basata sulla tensione della linearità storica
  3. con la costruzione ideologica della superiorità del diritto formale sulla sostanza della capacità dell' uomo di creare civiltà
  4. con un progetto di potere che limitava e controllava la società e l' uomo
Su tutto spicca l' abilità secolare tipica della cultura occidentale di rendere le proposte teoriche culturali e politiche come naturali.
Quale spazio di resistenza rimane al cittadino?
Storicamente l' uomo che ricercava una affermazione personale o voleva attivarsi in favore della comunità poteva agire in due modi:
  1. con la rivolta
  2. con la rivoluzione

Nella rivolta l' uomo, individualmente o in gruppo, agiva con la la ribellione e la forza fisica, pena la morte a causa del potere soverchiante che lo sovrastava o la vittoria se era capace di confliggere efficacemente contro il potere.
La rivoluzione vedeva l' azione dell' uomo finalizzata, nel lungo periodo, a tentare di modificare una situazione di difficoltà: l' azione rivoluzionaria spesso era accompagnata da azioni violente.
Nella Rivoluzione francese rivoluzione e rivolta coincidono.
Con lo Stato moderno, rivolte e rivoluzioni agite dalla libera azione dell' uomo, vengono negate, svalutate culturalmente e penalizzate dal diritto mentre viene strutturato il diritto degli Stati a muovere guerra utilizzando proprio quell' uomo che ambisce alla pacificazione.
Questa contraddizione è il “peccato originale” alla base della crisi dello Stato Moderno.

La situazione italiana
In Italia lo Stato capace di garantire sicurezza ai cittadini e di realizzare efficacemente il Principio di rappresentanza non si è mai realizzato compiutamente portandoci alla situazione di crisi attuale che è crisi morale e culturale, crisi sociale e crisi politica che ha radici proprio nella strutturazione primigenia dello Stato di diritto la cui teorizzazione ha prodotto un “mostro” onniregolativo formale che ha realizzato un potere totale di controllo sulla società e sull' uomo con la conseguenza di avere bloccato le forze e le energie creatrici evolutive le quali, come dimostra la Storia, possono nascere solo dalla libera e responsabile azione umana. Attualmente, in Italia, tutta la società è bloccata in un gigantesco girone infernale preda di poteri finanziari sovranazionali i quali agiscono per devitalizzare il ceto medio, percepito politicamente come un pericolo, e per impoverire ancora di più le persone al fine di annullare la loro, pur limitata, azione politica. L'uomo valutato in funzione utilitaristica a scopo produttivo e riproduttivo non interessa più i poteri sovranazionali e i poteri nazionali, agiti da politici incapaci e senza lungimiranza, hanno seguito questa tendenza. La distruzione del lavoro porta con sé anche la destrutturazione di un sistema di conflitti che aveva permesso ai lavoratori di esercitare dinamiche di potere democratiche ormai scomparse, un vuoto molto pericoloso che si sta colmando con poteri pericolosamente antiumani e incontrastabili.
Il potere italiano, lontanissimo dalla realtà, e sempre di più autoreferenziale e burocratico, impegnato nella difesa dei propri privilegi, pedina o attore complice dei poteri finanziari, si avvia all' autodistruzione portando l' Italia e i suoi cittadini alla rovina. Il fallimento dello stato italiano, a ben vedere, è un fallimento da ricercare primariamente all' interno del diritto formale perchè la si formano le contraddizioni e i paradossi distruttivi.
Dove si rende evidente la crisi dello stato riconducibile al diritto?
Inizia nel fallimento nella realizzazione del Diritto costituzionale: la Costituzione è la fonte del diritto italiano, rimasta “congelata” fino agli anni '60 del 900, periodo in cui il diritto ordinario, di origine fascista, continuava a essere agito con evidenti ripercussioni negative sulla società. I Principi contenuti nell' art. 1 faticavano a trovare realizzazione ma gli sforzi della politica e della giurisprudenza andavano verso la possibilità della realizzazione.
Articolo 1 della Costituzione italiana:
L' Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
La prima parte di questo articolo ha trovato sostanza dopo le lotte politiche, sociali e sindacali degli anni' 70 del '900 culminati con lo Statuto dei lavoratori ma negli anni '80, questo Principio di civiltà ispiratore di altettanta civiltà, doveva cedere il passo alle istanze del Neo-liberismo e del nuovo giuslavorismo chiamato a correggere quelle che venivano considerate distorsioni ideali del Diritto del lavoro. Lo Statuto è passato, nella propaganda neo-liberista, come una legge pericolosa e inadatta all' efficienza economica, un ostacolo al mercato del lavoro soprattutto a causa della norma dell' articolo 18. Un nuovo diritto del lavoro si affiancava allo statuto devitalizzandolo e aprendo al precariato e alla povertà. Nella realtà i centri di potere si stavano spostando verso la “produzione finanziaria internazionale” e il lavoro dell' uomo e l' uomo stesso sono diventati ostacoli in un futuro mondo previsto per i ricchi e le classi dirigenti, concentrate solo su interessi particolari e privilegi, non se ne sono accorte.
La sovranità appartiene al popolo. E' vero? Il popolo sovrano è una dichiarazioni d' intenti più formale che sostanziale poiché il popolo esercita la sovranità nei modi e nelle forme previste dalla Costituzione e mai direttamente ma con rigide procedure di Democrazia indiretta. Il potere strutturato dalla Costituzione permette ai cittadini di realizzare le istanze rappresentative scegliendo il partito a maggioranza, e, non sempre i propri rappresentanti politici. Oggi possiamo dire che il criterio della scelta politico-elettiva a maggioranza non risponde alle aspettative democratiche e il Principio di rappresentanza risulta irreversibilmente svalutato dall' istituto della nomina e dall' inquinamento malavitoso che ha trovato la strada aperta dalla tradizione politica italiana gestita da uomini incapaci e dalla presenza di poteri intermedi molto forti, conservatori e reazionari, a cui il potere formale non ha posto dei limiti anzi ha incoraggiato intrecci che poi hanno interessato economia, finanza, politica e stampa con la giustificazione ideologica del bene comune supposto o immaginato. Finora tutti i progetti di riforma costituzionali sono falliti a causa del potere totemico della Costituzione, da preservare visto l' incapacità cronica delle classi dirigenti, e del fatto che le riforme costituzionali, per essere approvate, hanno bisogno di iter complessi e qualificati rispetto ad altre riforme, oltre a un numero maggiore di votazioni in aula. Dall' Unità d' Italia non ha mai funzionato una divisione netta fra potere pubblico e pèotere privato anche perchè il potere non è mai riuscito ad avere veramente il monopolio del potere se non sui più deboli. Perchè dal secondo dopoguerra è maturata la diffidenza e la mancanza di fiducia verso i partiti? Si può provare a ipotizzare la causa nella debolezza interna ai partiti stessi che la Costituzione riconosce solo come gruppi che agiscono all' interno della libertà di associazione ma non riconosce ai partiti capacità e ruolo politici nel formare la volontà politica in quanto sono associazioni private. Questa supposta debolezza, data dalla mancanza di potere, li porta a strutturarsi con alleanze discutibili con altri poteri presenti nel territorio in un continuo gioco e conflitto di alleanze e lotte gravemente dannose per il bene comune. Tutti discutono sulla evidente debolezza e fragilità di un potere politico che ormai ha creato danni enormi all' Italia senza considerare che qualsiasi deficit strutturale di potere si può superare semplicemente con l' onestà. Da molti anni, molti studiosi di diritto della politica e di filosofia politica discutono sulla giustificabilità della rivendicazione del monopolio politico all' interno delle istanze rappresentative. La domanda delle domande è questa: possono questi partiti, formati da politi incapaci, avere il monopolio del potere quando hanno dimostrato di avere danneggiato lo Stato e i cittadini? Ed è giusto? Come ci si può sottrarre da questa commistione amicale, personalistica e illegale fra pubblico e privato?
I rapporti politici dello Stato con i cittadini vengono rappresentati in Parlamento dove c' è anche il problema di contemperare le rappresentanze presenti nel territorio: sindacati, Confindustria, Confartigianato, ambientalisti. Queste forze intermedie agiscono all' interno della dimensione pubblica rappresentando interessi generali ma di parte. Cosa si può pensare della politicità di queste forze? Bisogna cogliere la realizzazione di una complessità che realizza la democrazia e valutarne le proposte ma poi il governo deve agire in base all' interesse generale.
In Italia purtroppo l' attività di lobby non è riconosciuta per cui ci sono gruppi di potere che agiscono in modo occulto, ad esempio la massoneria, in grado di indirizzare la politica, soprattutto, economica verso obiettivi destabilizzanti con comportamenti difficilmente identificabili come reati.
Attualmente le associazioni a delinquere storiche sono riuscite a realizzare una rete di potere capace di pervadere l' economia italiana e parte della società, con importanti infiltrazioni nella politica, iniziando dalla relazione sociale elementare basata sul rapporto ambivalente appartenenza/violenza.
Quale conclusione possiamo trarre? Oggi la politica sta correndo il massimo dei suoi rischi poiché abbiamo raggiunto un punto di omogeneità politica ma non con le regolari forze intermedie ma con i poteri occulti ed illegali eliminando il pluralismo conflittuale che è segno di democrazia.
Ricapitolando: abbiamo isolato tre motivi di ordine generale che possono giustificare la crisi dello Stato:
  1. il paradosso di uno Stato formato con un patto di non violenza che usa la violenza legittimata
  2. la debolezza formale che rende lo Stato sostanzialmente debole e per questo a tendenza aggressiva e pervasiva
  3. l' omogeneità politica con i poteri politici, occulti e illegali, spesso, sullo stesso piano e la fine del pluralismo conflittuale, garanzia di Democrazia
Si può, in questa situazione ricorrere a politiche di Governance?
Penso sia una strada da prendere in considerazione per rispondere alla crisi di legittimità dei poteri rappresentativi e per tentare di salvare la complessità della sfera pubblica. I cittadini devono poter entrare nei circuiti, attualmente corrotti, del potere.
L' esperimento “politico” di Beppe Grillo può essere considerato un tentativo di governance? Si.


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