Il
patto o contratto fondativo delle comunità europee moderne è
ambivalente e poggia su un paradosso:
nasce con un patto non violento, un contratto ma autorizza la forza
legittima dello stato. Nel
periodo Moderno lo spazio pubblico è riempito dal potere politico il
quale riesce a cooptare tutti gli spazi al di fuori del sovrano:
società civile e poteri altri con l' inevitabile rinuncia dei
cittadini al diritto di resistenza teorizzato da Kant il quale parla
del potere dello stato come forza
irresistibile.
Come si è arrivati all' elaborazione di un potere così pervasivo?
- Limitando la libera ed evolutiva azione dell' uomo in modo coercitivo quando veniva vista come pericolosa per l' ordine che si andava costituendo anche con il ricorso ai rinchiudimenti
- con una proposta teorico-ideologica molto ben strutturata culturalmente, basata sulla tensione della linearità storica
- con la costruzione ideologica della superiorità del diritto formale sulla sostanza della capacità dell' uomo di creare civiltà
- con un progetto di potere che limitava e controllava la società e l' uomo
Su
tutto spicca l' abilità secolare tipica della cultura occidentale di
rendere le proposte teoriche culturali e politiche come naturali.
Quale
spazio di resistenza rimane al cittadino?
Storicamente
l' uomo che ricercava una affermazione personale o voleva attivarsi
in favore della comunità poteva agire in due modi:
Nella
rivolta l' uomo, individualmente o in gruppo, agiva con la la
ribellione e la forza fisica, pena la morte a causa del potere
soverchiante che lo sovrastava o la vittoria se era capace di
confliggere efficacemente contro il potere.
La
rivoluzione vedeva l' azione dell' uomo finalizzata, nel lungo
periodo, a tentare di modificare una situazione di difficoltà: l'
azione rivoluzionaria spesso era accompagnata da azioni violente.
Nella
Rivoluzione francese rivoluzione e rivolta coincidono.
Con
lo Stato moderno, rivolte e rivoluzioni agite dalla libera azione
dell' uomo, vengono negate, svalutate culturalmente e penalizzate dal
diritto mentre viene strutturato il diritto degli Stati a muovere
guerra utilizzando proprio quell' uomo che ambisce alla
pacificazione.
Questa
contraddizione è il “peccato originale” alla base della crisi
dello Stato Moderno.
La
situazione italiana
In
Italia lo Stato capace di garantire sicurezza ai cittadini e di
realizzare efficacemente il Principio di
rappresentanza
non si è mai realizzato compiutamente portandoci alla situazione di
crisi attuale che è crisi morale e culturale, crisi sociale e crisi
politica che ha radici proprio nella strutturazione primigenia dello
Stato di diritto la cui teorizzazione ha prodotto un “mostro”
onniregolativo formale che
ha realizzato un potere totale di controllo sulla società e sull'
uomo con la conseguenza di avere bloccato le forze e le energie
creatrici evolutive le quali, come dimostra la Storia, possono
nascere solo dalla libera e responsabile azione umana. Attualmente,
in Italia, tutta la società è bloccata in un gigantesco girone
infernale preda di poteri finanziari sovranazionali i quali agiscono
per devitalizzare il ceto medio, percepito politicamente come un
pericolo, e per impoverire ancora di più le persone al fine di
annullare la loro, pur limitata, azione politica. L'uomo
valutato in funzione utilitaristica a scopo produttivo e riproduttivo
non interessa più i poteri sovranazionali e i poteri nazionali,
agiti da politici incapaci e senza lungimiranza, hanno seguito questa
tendenza. La
distruzione del lavoro porta con sé anche la destrutturazione di un
sistema di conflitti che aveva permesso ai lavoratori di esercitare
dinamiche di potere democratiche ormai scomparse, un vuoto molto
pericoloso che si sta colmando con poteri pericolosamente antiumani e
incontrastabili.
Il
potere italiano, lontanissimo dalla realtà, e sempre di più
autoreferenziale e burocratico, impegnato nella difesa dei propri
privilegi, pedina o attore complice dei poteri finanziari, si avvia
all' autodistruzione portando l' Italia e i suoi cittadini alla
rovina. Il fallimento dello stato italiano, a ben vedere, è un
fallimento da ricercare primariamente all' interno del diritto
formale perchè la si formano le contraddizioni e i paradossi
distruttivi.
Dove
si rende
evidente la crisi dello stato riconducibile al diritto?
Inizia
nel fallimento nella realizzazione del Diritto costituzionale: la
Costituzione è la fonte del diritto italiano, rimasta “congelata”
fino agli anni '60 del 900, periodo in cui il diritto ordinario, di
origine fascista, continuava a essere agito con evidenti
ripercussioni negative sulla società. I Principi contenuti nell'
art. 1 faticavano a trovare realizzazione ma gli sforzi della
politica e della giurisprudenza andavano verso la possibilità della
realizzazione.
Articolo
1 della Costituzione italiana:
L'
Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro.
La
sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei
limiti della Costituzione.
La
prima parte di questo articolo ha trovato sostanza dopo le lotte
politiche, sociali e sindacali degli anni' 70 del '900 culminati con
lo Statuto dei lavoratori
ma negli anni '80, questo Principio di civiltà ispiratore di
altettanta civiltà, doveva cedere il passo alle istanze del
Neo-liberismo e del nuovo giuslavorismo chiamato a correggere quelle
che venivano considerate distorsioni ideali del Diritto del lavoro.
Lo Statuto è passato, nella propaganda neo-liberista, come una legge
pericolosa e inadatta all' efficienza economica, un ostacolo al
mercato del lavoro soprattutto a causa della norma dell' articolo 18.
Un nuovo diritto del lavoro si affiancava allo statuto
devitalizzandolo e aprendo al precariato e alla povertà. Nella
realtà i centri di potere si stavano spostando verso la “produzione
finanziaria internazionale” e il lavoro dell' uomo e l' uomo stesso
sono diventati ostacoli in un futuro mondo previsto per i ricchi e le
classi dirigenti, concentrate solo su interessi particolari e
privilegi, non se ne sono accorte.
La
sovranità appartiene al popolo. E'
vero?
Il
popolo sovrano è una dichiarazioni d' intenti più formale che
sostanziale poiché il popolo esercita la sovranità nei modi e nelle
forme previste dalla Costituzione e mai direttamente ma con rigide
procedure di Democrazia indiretta. Il
potere strutturato dalla Costituzione permette ai cittadini di
realizzare le istanze rappresentative scegliendo il partito a
maggioranza, e, non sempre i propri rappresentanti politici. Oggi
possiamo dire che il criterio della scelta politico-elettiva a
maggioranza non risponde alle aspettative democratiche e il Principio
di rappresentanza risulta irreversibilmente svalutato dall' istituto
della nomina e dall' inquinamento malavitoso che ha trovato la strada
aperta dalla tradizione politica italiana gestita da uomini incapaci
e dalla presenza di poteri intermedi molto forti, conservatori e
reazionari, a cui il potere formale non ha posto dei limiti anzi ha
incoraggiato intrecci che poi hanno interessato economia, finanza,
politica e stampa con la giustificazione ideologica del bene comune
supposto o immaginato. Finora tutti i progetti di riforma
costituzionali sono falliti a causa del potere
totemico della Costituzione, da preservare visto l' incapacità
cronica delle classi dirigenti, e
del fatto che
le riforme costituzionali, per essere approvate, hanno bisogno di
iter complessi e qualificati rispetto ad altre riforme, oltre a un
numero maggiore di votazioni in aula. Dall' Unità d' Italia non ha
mai funzionato una divisione netta fra potere pubblico e pèotere
privato anche perchè il potere non è mai riuscito ad avere
veramente il monopolio del potere se non sui più deboli. Perchè
dal secondo dopoguerra è maturata la diffidenza e la mancanza di
fiducia verso i partiti? Si può provare a ipotizzare la causa nella
debolezza interna ai partiti stessi che la Costituzione riconosce
solo come gruppi che agiscono all' interno della libertà di
associazione ma non riconosce ai partiti capacità e ruolo politici
nel formare la volontà politica in quanto sono associazioni private.
Questa supposta debolezza, data dalla mancanza di potere, li porta a
strutturarsi con alleanze discutibili con altri poteri presenti nel
territorio in un continuo gioco e conflitto di alleanze e lotte
gravemente dannose per il bene comune. Tutti discutono sulla evidente
debolezza e fragilità di un potere politico che ormai ha creato
danni enormi all' Italia senza considerare che qualsiasi deficit
strutturale di potere si può superare semplicemente con l' onestà.
Da molti anni, molti studiosi di diritto della politica e di
filosofia politica discutono sulla giustificabilità della
rivendicazione del monopolio politico all' interno delle istanze
rappresentative. La domanda delle domande
è questa: possono questi partiti, formati da politi incapaci, avere
il monopolio del potere quando hanno dimostrato di avere danneggiato
lo Stato e i cittadini? Ed è giusto? Come ci si può sottrarre da
questa commistione amicale, personalistica e illegale fra pubblico e
privato?
I
rapporti politici dello Stato con i cittadini vengono rappresentati
in Parlamento dove c' è anche il problema di contemperare le
rappresentanze presenti nel territorio: sindacati, Confindustria,
Confartigianato, ambientalisti. Queste forze intermedie agiscono all'
interno della dimensione pubblica rappresentando interessi generali
ma di parte. Cosa si può pensare della politicità di queste forze?
Bisogna cogliere la realizzazione di una complessità che realizza la
democrazia e valutarne le proposte ma poi il governo deve agire in
base all' interesse generale.
In
Italia purtroppo l' attività di lobby non è riconosciuta per cui ci
sono gruppi di potere che agiscono in modo occulto, ad esempio la
massoneria, in grado di indirizzare la politica, soprattutto,
economica verso obiettivi destabilizzanti con comportamenti
difficilmente identificabili come reati.
Attualmente
le associazioni a delinquere storiche sono riuscite a realizzare una
rete di potere capace di pervadere l' economia italiana e parte della
società, con importanti infiltrazioni nella politica, iniziando
dalla relazione sociale elementare basata sul rapporto ambivalente
appartenenza/violenza.
Quale
conclusione possiamo trarre? Oggi la politica sta correndo il massimo
dei suoi rischi poiché abbiamo raggiunto un punto di omogeneità
politica ma non con le regolari forze intermedie ma con i poteri
occulti ed illegali eliminando il pluralismo conflittuale che è
segno di democrazia.
Ricapitolando:
abbiamo isolato tre motivi di ordine generale che possono giustificare la crisi dello
Stato:
- il paradosso di uno Stato formato con un patto di non violenza che usa la violenza legittimata
- la debolezza formale che rende lo Stato sostanzialmente debole e per questo a tendenza aggressiva e pervasiva
- l' omogeneità politica con i poteri politici, occulti e illegali, spesso, sullo stesso piano e la fine del pluralismo conflittuale, garanzia di Democrazia
Si
può, in questa situazione ricorrere a politiche di Governance?
Penso
sia una strada da prendere in considerazione per rispondere alla
crisi di legittimità dei poteri rappresentativi e per tentare di
salvare la complessità della sfera pubblica. I cittadini devono
poter entrare nei circuiti, attualmente corrotti, del potere.
L'
esperimento “politico” di Beppe Grillo può essere considerato un
tentativo di governance? Si.
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